Il tempo della responsabilità

In questi giorni mi avete scritto in tantissimi per esprimere la vostra apprensione e preoccupazione per le difficili ore che il Paese sta vivendo. Lo comprendo. E in tantissimi, allo stesso modo, mi avete sollecitato ad esprimermi per conoscere la mia posizione rispetto a quanto accade. Avrei volentieri evitato l’aprirsi di una crisi al buio, ma non ho risposto e non ho scritto finora perché ho ritenuto di dover dare assoluta priorità al ruolo che rivesto, alle responsabilità ad esso connesse e a quello che era ed è in mio potere fare. E di lavoro, in ore così difficili, ce n’è molto da fare.

Credo che questo non sia il tempo dei responsabili, ma il tempo della responsabilità.

Contrariamente a quello che molti pensano, e cioè che a Roma si perda la cognizione della realtà e della vita delle persone, ritengo di avere ancora l’orecchio ben poggiato a terra e comprendo quello che si muove nel Paese. Quando un ristoratore mi chiama e mi dice che per responsabilità non aderisce all’iniziativa “io apro lo stesso”, ma che da noi si aspetta di più, capisco bene cosa voglia dire. Quando un genitore con i figli perennemente in DAD mi chiama e mi dice che è una vergona che i ragazzi stiano perdendo il contatto con la vita e le relazioni reali e che noi dovremmo fare di più, capisco bene cosa voglia dire. E potrei continuare.

La Politica ha senso se – pur con mille fatiche e mediazioni – è esercizio per dare soluzione ai problemi delle persone.

Io sono impegnato su questo: perché credo che si debba garantire un governo con una maggioranza stabile e non raccogliticcia, con un patto di legislatura nel perimetro dell’attuale maggioranza. Ad oggi non vedo spazio per iniziative politiche diverse. C’è bisogno che tutti facciano dei passi nella direzione di una positiva riconciliazione, magari chiedendoci scusa a vicenda per i toni accesi che sono stati utilizzati. Ho lavorato in questi giorni in tale direzione e continuerò a farlo nei prossimi. Bisogna avere molta pazienza.

Non sono in Senato per stare attaccato alla poltrona, ma per esser utile alla Nazione, anche creando le condizioni affinché quello strappo creatosi all’interno delle Istituzioni e fra le Istituzioni ed il Paese possa essere presto ricucito. La modalità e la tattica parlamentare per conseguire questo obiettivo strategico sono secondari e sono roba da addetti ai lavori. Ma io sono impegnato su questo e so bene che devo rispondere alla mia coscienza e al Paese, non a Renzi o a Conte. E lo devo fare con un cuore libero dai condizionamenti, dalle paure, dai tornaconti personali, con onestà ed equilibrio.

Non posso e non possiamo accontentarci – come pure ritengo doveroso fare – di mettere i nostri sforzi nel non portare Salvini e Meloni alla guida del Paese perché il Governo possa combinare qualcosa di buono per gli italiani. Ci sono tante attese, abbiamo di fronte un anno nel quale tutti gli studi avvertono che la crisi sociale sarà devastante e avremo un incremento pesantissimo di disoccupati e sfrattati. Il Governo del Paese deve essere adeguatamente attrezzato e coeso, deve essere politicamente forte e avere visione per poter rispondere a queste enormi sfide; deve saper dare risposte e in breve tempo. Non possiamo fermarci ai litigi personalistici, né alle gara di “like”, tantomeno a quella di insulti. Bisogna fare fatica. Altrimenti il Presidente della Repubblica Mattarella avrebbe detto che era “il tempo dei vacanzieri”: invece ha detto che è “il tempo dei costruttori”. E per costruire bisogna fare fatica. Tutti. Io sto facendo la mia parte, con buon senso e responsabilità.

Eugenio

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