
Domenica 26 febbraio si terranno le primarie aperte per scegliere il nuovo segretario nazionale del PD.
Dopo una incredibile sequenza di sconfitte alle elezioni politiche e regionali, dopo aver perso per strada numerosi dei sui segretari nazionali, il PD ha ancora un senso? Probabilmente è all’ultimo bivio: nella sfida tra Stefano Bonaccini ed Elly Schlein ci sono due idee diverse di sinistra, di società e di Paese.
Nella scelta su quale candidato alla segreteria nazionale sostenere, sono partito non dai nomi, ma dalla riflessione su quale partito il PD debba essere.
Credo fortemente che il PD continui ad avere senso – per come venne concepito con Walter Veltroni e altri padri nobili, come incontro di culture politiche diverse – se non ci sarà una cultura che cercherà di soverchiare le altre.
Vorrei un partito che sia di centrosinistra, popolare (cioè realmente in sintonia con i sentimenti popolari della maggioranza degli italiani, di quelli disposti a votarci), aperto alla modernità e al futuro, e non un partito ideologico che si chiude su identità del passato.
Vorrei un partito che si preoccupi il giusto dei social, ma che torni a dare peso ai territori (cominciando ad esempio dalle valli lombarde dove inesorabilmente non veniamo più riconosciuti, non ci votano e quindi non ci permettono di conquistare la regione).
Un partito che non abbia paura di parlare di leadership.
Un partito che oltre ai diritti si occupi anche dei doveri dei cittadini.
Vorrei un partito che torni ad impegnarsi per i diritti sociali dei più deboli. “Impegnarsi” significa parlarne, fare proposte, citare casi, visitare situazione. I “più deboli” non sono solo i lavoratori (categoria per altro oggi totalmente trasformata rispetto al passato), ma chi vive condizioni particolari come i disabili e le loro famiglie, chi non ce la fa ad arrivare a fine mese perchè ha perso il lavoro, il ceto medio impoverito dalle crisi succedutesi negli ultimi vent’anni, i giovani che fuggono all’estero perché l’Italia non soddisfa più i loro sogni, gli anziani sempre più soli, i carcerati che tentano disperatamente di tornare ad avere una vita normale. Un partito che, per occuparsi dei più deboli, rimetta al centro il lavoro, le retribuzioni, la fiscalità, la sanità e la scuola pubbliche, l’ambiente e la transizione ecologica: e lo faccia non in maniera ideologica, ma con pragmatismo, con coraggio, con realismo, guardando in faccia la realtà di un mondo che è cambiato e va interpretato in maniera nuova. Come sanno fare gli amministratori locali, che sanno ancora far vincere il PD nelle città e nelle regioni.
È credo che la persona che meglio possa tentare di attuare queste ragioni sia Stefano Bonaccini. Nella sua proposta per il PD di domani trovo tantissime consonanze con ciò che vorrei vedere realizzato. (Qui la sintesi della sua mozione congressuale).
Alle primarie di domenica voterò per lui come nuovo segretario del PD.
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