È in corso di svolgimento il Consiglio comunale per la
discussione e l’approvazione del bilancio comunale 2011. Tra questa
sera e domani sera il bilancio sarà messo in votazione. Riporto qui
sotto l’intervento che ho da poco terminato in apertura della
discussione consiliare:
Come ogni anno la
redazione del bilancio comunale è intimamente legata alle
disposizioni che a livello nazionale vengono definite in materia di
finanza pubblica. Mai come questo anno, però, l’elaborazione del
bilancio è risultata complessa e sofferta, a causa delle ulteriori
pesanti scelte governative che si abbattono prevalentemente sulla
finanza locale. Le norme approvate quest’estate sono l’ultimo
durissimo colpo che lo Stato ha inferto alle Autonomie locali:
un’escalation che dura da anni e che è ormai certo comprometterà le
capacità dei Comuni di giungere in modo sereno al traguardo del
federalismo fiscale. Vorrei al riguardo citare due affermazioni di
autorevoli esponenti della maggioranza che governa l’Italia; il
primo è di Attilio Fontana (sindaco leghista di Varese):
“Se resta così com’è questa Finanziaria è tutt’altro che
federalista, ma soprattutto lascia intatti gli sprechi dell’Italia
tagliando importanti servizi ai cittadini.”; la seconda
è di Roberto Formigoni (presidente PDL della Regione Lombardia):
“E’ come se si prendesse un figlio e si caricasse su quel
figlio l’intero carico della manovra. Siamo in presenza di un padre
sciamannato, che ha accumulato debito pubblico, mentre il figlio
virtuoso viene punito. La manovra va cambiata e penso che la
ragione politica lo suggerirà”. Come si evince dal
contenuto di queste affermazioni, non è solo il sottoscritto che
lamenta fatica. La manovra correttiva sui conti pubblici per il
triennio 2011-2013 è stata effettuata già con il Decreto Legge n°78
del 31 maggio 2010 (convertito dalla Legge n°122 del 30 luglio
scorso), che ha disposto un articolato insieme di interventi di
riduzioni di spesa; il decreto ha
anticipato la correzione dei saldi per assicurare il
rispetto degli obiettivi programmatici già fissati in sede di
aggiornamento del patto di stabilità e crescita europeo. Il nostro
bilancio è stato quindi costruito con le disposizioni in essere
prima dell’approvazione definitiva da parte del Parlamento della
Legge di Stabilità che, come è noto, ha sostituito la Legge
Finanziaria. I contenuti di tale provvedimento, però, nel momento
in cui il Comune approva il suo bilancio, non modificano
sostanzialmente le condizioni di costruzione del nostro documento
contabile, profondamente segnate dalle disposizioni del citato
Decreto 78/2010. Tale manovra è quasi totalmente concentrata sulla
correzione dei conti pubblici, mentre non c’è nulla o quasi per
accelerare la ripresa dell’economia. Anzi, le misure del decreto
avranno nel complesso un effetto recessivo, provocando una
riduzione del PIL che va dallo 0,4% stimato dal Governo allo 0,8%
previsto dal Centro Studi Confindustria. Per gli enti locali
soggetti al patto di stabilità (Province e Comuni con almeno 5 mila
abitanti), la manovra comporta una riduzione netta dai
trasferimenti erariali dallo Stato, per i Comuni di 1,5 miliardi
nel 2011 e 2,5 miliardi nel 2012 e per le Province rispettivamente
di 300 e 500 milioni di euro, a cui si sommano i tagli di 4
miliardi e di 4,5 miliardi sulle Regioni oltre alla disposizione di
non poter più utilizzare gli oneri di urbanizzazione per la spesa
corrente. Per il Comune di Cernusco sul Naviglio gli importi dei
tagli, elaborati dal Ministero, sono provvisoriamente i seguenti:
- anno 2011: euro 719.395,38;
- anno 2012: euro 1.198.992,29.
La
manovra prevede poi il blocco della contrattazione nazionale dei
dipendenti pubblici per il triennio 2011-2013 e degli aumenti
individuali di retribuzione, fatte salve alcune fattispecie
specifiche (art.9), il blocco delle spese per uso dell’auto propria
per ragioni di servizio, la riduzione delle spese per studi e
ricerche ivi comprese le consulenze (con un calo dell’80% sul
2009), per mostre e convegni (calo dell’80%), per formazione
(-50%), per spese per autoveicoli (-20%), l’azzeramento delle
sponsorizzazioni (il che significa azzerare il rapporto con molte
Associazioni che contribuiscono alla vitalità del territorio),
nonché il contenimento del turn over nel limite del 20% della spesa
corrispondente alle cessazioni di personale verificatesi nel 2010
(ovvero: ogni 5 dipendenti che lasciano l’Ente – per pensionamento,
mobilità, ecc. –, possibilità di assumere 1 solo nuovo dipendente),
di cui all’art. 14, ecc. La recente approvazione della Legge di
Stabilità ha escluso da tale vincolo solo i dipendenti della
Polizia Locale. Ai pesanti tagli ai quali sono stati sottoposti i
Comuni si devono aggiungere quelli ai quali sono sottoposte le
Regioni, che si rifletteranno ovviamente sulle casse comunali.
Infatti, i fondi che ogni anno vengono girati alle Regioni e da
queste ai Comuni per i servizi sociali sono diminuiti del 86,1% dal
2008; in quell’anno tali risorse ammontavano a 2.520 milioni di
euro e per il 2011 sono state ridotte a 349,4 milioni di euro.
(Sorvolo sulla decisione tagliare pesantemente i fondi per il 5 per
mille
da destinare al volontariato, che passa da 400 a 100 milioni di
euro e per il quale c’è oggi un impegno a parole del Ministro
Tremonti di riportare a 400 milioni tale dote attraverso il
cosiddetto “Decreto Milleproroghe”…). Con la crisi economica in
atto appare irresponsabile tagliare in questa misura abnorme le
risorse per i servizi. In particolare il Fondo Nazionale per le
Politiche Sociali (FNPS) passa da 929 milioni di euro a 75,3 (erano
435 nel 2010): praticamente, una mannaia si abbatte sulle politiche
sociali che con la Legge 328 del 2000 l’Italia aveva profondamente
riformato; addirittura il fondo per la non autosufficienza passa da
300 milioni di euro a 0; il fondo per la famiglia da 346,5 a 52,5;
il fondo affitto da 205 a 33,5; il fondo inclusione immigrati da
100 a 0; il fondo per il servizio civile da 299,6 a 113. Da ultimo
è stato stabilito che gli oneri relativi ai diritti soggettivi
(agevolazioni a genitori bambini diversamente abili, assegni di
maternità, assegno ai nuclei familiari, indennità per i lavoratori
affetti da talassemia major) in precedenza finanziati dal riparto
del FNPS, sono finanziati tramite appositi capitoli di spese
obbligatorie iscritti nello stato di previsione del Ministero del
Lavoro e delle Politiche Sociali (che però ha subito anch’esso
tagli). Il drastico ridimensionamento deciso con la manovra
finanziaria per il 2011 dei fondi statali di carattere sociale
potrebbe segnare la fine di importanti politiche socio
assistenziali. È chiaro che se dovessero essere tagliati
drasticamente i fondi regionali aventi fonte statale, la condizione
del nostro bilancio come di tutti i bilanci comunali andrebbe
ulteriormente peggiorando in corso d’anno. È per questa ragione che
il 3 dicembre scorso tutti i sindaci del Distretto socio sanitario
n°4 della Asl Milano 2 si sono trovati a Melegnano per denunciare
questa pesante situazione e per chiedere un incontro al Presidente
della Regione Lombardia, Formigoni, affinché – facendo affidamento
alla sua sensibilità istituzionale e sociale – la Regione possa
compiere scelte diverse da quelle prospettate con la loro bozza di
bilancio per il 2011. Ad oggi, però, il Presidente Formigoni non ha
dato risposte. C’è una sola parola che domina la manovra statale:
rigore, rigore e ancora rigore. Ma, purtroppo, è un rigore con
forti margini di dubbio. Il decreto non mette in campo alcuna
riforma strutturale tesa ad aumentare il potenziale di crescita
dell’economia. Anzi, in molti casi si va in direzione contraria.
Due esempi:
- le norme sul pubblico impiego, con
il blocco delle retribuzioni nel triennio 2011-2013 uguale per
tutti a prescindere dal merito individuale, equivalgono
all’affossamento della riforma Brunetta della pubblica
amministrazione;- l’articolo 45, che cancella
l’obbligo di ritiro dei certificati verdi, mette una pesante zeppa
sulle possibilità di crescita dell’Economia Verde. Mentre le altre
economie avanzate investono e scommettono sul risparmio energetico
e le fonti rinnovabili, in Italia il Governo smantella uno dopo
l’altro gli incentivi decisi tra il 2006 e il 2007 dall’esecutivo
precedente. Su tale tema – per il quale anche il sottoscritto si è
impegnato in una partecipata catena via web per sostenere le
detrazioni – la Legge di stabilità ha fatto marcia indietro
prorogando gli incentivi, ma spalmandoli su 10 anni anziché
5.È facile comprendere che in una
situazione del genere non si può affatto chiedere ai Comuni (e
neppure alle Regioni) di sopperire alle mancanze dello Stato, che
ha compiuto scelte inique. Infatti, oltre a non aver in alcun modo
differenziato tra Enti virtuosi ed Enti spreconi, la distribuzione
dei sacrifici per livello istituzionale rappresenta un problema.
Tra il 2007 e il 2009 il deficit delle Amministrazioni Pubbliche è
peggiorato dall’1,5% al 5,3% del PIL (+3,8%). Di questi, ben 2,7%
derivano dalle Amministrazioni centrali e solo 0,3% dalle
Amministrazioni locali. Il peggioramento dei conti pubblici ha
origine a Roma, non negli enti territoriali. Nel 2009 le
Amministrazioni locali hanno gestito il 12,3% della spesa primaria
al netto della sanità. Il debito pubblico di Comuni, Province e
Regioni è pari ad appena il 5,6% del debito pubblico complessivo.
Eppure, sugli Enti territoriali il Governo ha caricato il 49% della
manovra netta nel 2011 e il 32% nel 2012, sempre al netto della
sanità. Nella manovra, inoltre, non c’è nulla che vada verso una
maggiore equità sociale. Non c’è alcuna riforma degli
ammortizzatori sociali ed è assente il rifinanziamento della Cassa
integrazione in deroga. Le risorse per la sanità sono tagliate di
846 milioni nel 2011 e 1.228 nel 2012. Anche l’impatto sociale
della manovra presenta aspetti fortemente critici. Il costo del
riequilibrio verrà pagato sicuramente dai dipendenti pubblici, da
chi deve andare in pensione e da chi utilizza una serie di servizi
pubblici essenziali. Verrà forse pagato da una parte di chi evade
tasse e contributi. Non verrà pagato per nulla dalla parte più
abbiente del Paese. Nel Paese più diseguale d’Europa, in cui il 10
per cento delle famiglie più benestanti possiede quasi il 45 per
cento della ricchezza, chi sta meglio non darà un euro per
contribuire a questa manovra. È una logica non solo ingiusta e
inaccettabile, ma anche fuori linea rispetto a quanto stanno
facendo gli altri Paesi europei, tra patrimoniali e aumenti di
imposizione per i contribuenti più ricchi. Nel 2001 l’attuale
Presidente del Consiglio dei Ministri aveva promesso all’Italia un
nuovo miracolo economico. Nove anni dopo siamo in una condizione di
pesante difficoltà. Per mesi il Governo ha raccontato agli italiani
prima che la crisi non esisteva, poi che era psicologica, più tardi
che era ormai alle nostre spalle. Con il decreto 78 il Governo ha
cambiato bruscamente linea, drammatizzando la situazione dei nostri
conti pubblici. Un minimo di responsabilità imporrebbe una presa
d’atto e un mea culpa da parte di un Ministro e di un Presidente
del Consiglio che dal 2001 ad oggi hanno firmato sette finanziarie
su dieci. L’elaborazione del nostro bilancio per il triennio
2011-2013 è quindi stata resa maggiormente complessa e difficoltosa
da questo incomprensibile inasprimento delle regole di finanza
locale. Le risorse complessive disponibili per la costruzione del
bilancio, nella sua parte di spesa corrente – al netto degli
importi relativi alla TIA e al Piano di Zona, sono pari a
22.862.692, a fronte dei 26.258.805 dell’assestato 2010. In caso di
mancato rispetto del patto di stabilità interno relativo agli anni
2010 e successivi, i trasferimenti dovuti agli Enti Locali che
risultino inadempienti nei confronti del patto di stabilità interno
saranno ridotti, nell’anno successivo, in misura pari alla
differenza tra il risultato registrato e l’obiettivo programmatico
predeterminato. Oggi più che mai risulta fondamentale il rispetto
del patto di stabilità interno per non subire ulteriori e pesanti
tagli ai trasferimenti erariali. Infatti, nel caso di mancato
rispetto degli obiettivi del patto, i trasferimenti erariali
subiscono una ulteriore decurtazione pari allo “sforamento”.
Risulta quindi evidente che occorre porre in essere tutti gli
accorgimenti necessari al fine del rispetto del patto di stabilità
interno poiché in caso di mancato rispetto le conseguenze per il
bilancio e per l’intera attività del Comune sarebbero di difficile
soluzione. Tra gli accorgimenti che siamo stati costretti ad
utilizzare, il più importante è quello dell’utilizzo dell’entrata
derivante dagli oneri di urbanizzazione per il solo finanziamento
di spese d’investimento anziché per il loro parziale utilizzo anche
per le spese correnti. Come noto, negli ultimi anni lo Stato ha
consentito ai Comuni di utilizzare anche importanti risorse,
provenienti dai proventi delle concessioni edilizie, per il
finanziamento delle spese correnti. È altrettanto noto che questa
Amministrazione, a partire dal bilancio 2008, ha posto in essere
scelte tese a ridurre l’importo di oneri di urbanizzazione
destinati a spesa corrente che nel 2007 era stato pari a 2.545.000.
avremmo proseguito gradatamente in questo processo di riequilibrio
delle risorse di bilancio, ma le disposizioni in essere e le nuove
norme sul patto di stabilità impongono questa scelta drastica.
Nonostante la Legge di Stabilità in discussione nel momento in cui
viene approvato questo schema di bilancio, dovrebbe nuovamente
consentire un uso degli oneri di urbanizzazione per le spese
correnti, questa Amministrazione ritiene più saggio e prudente non
utilizzare come negli anni precedenti tale entrata per le spese
correnti poiché è una delle poche voci del Titolo IV (entrate in
conto capitale) che potrà essere utilizzata, ai fini del rispetto
del patto di stabilità interno, per creare i flussi necessari per
il pagamento durante l’anno 2011 delle spese d’investimento. Se si
vuole, questo può essere considerato l’unico aspetto positivo in un
quadro complessivo assai critico: di fatto il bilancio comunale
2011 non risulterà più “drogato” dagli oneri di urbanizzazione che
negli anni passati avevano fatto gonfiare in modo improprio la
spesa corrente, permettendo un innalzamento della spesa finanziato
da risorse che ordinariamente sono impegnate per gli investimenti.
Avremmo però certamente preferito raggiungere tale obiettivo in
modo meno repentino. Ciò non di meno, nonostante il mancato
utilizzo di 1.500.000 euro (o di importi minori) di oneri di
urbanizzazione a spesa corrente, l’Amministrazione comunale è
riuscita a chiudere un bilancio che non cancella alcun servizio tra
quelli attivati dal Comune. Rispetto al 2010, dunque, mancano
all’appello delle risorse disponibili 719.395 euro di previsti
tagli sui trasferimenti da parte dello Stato e 1.500.000 euro di
proventi concessioni edilizie. Inoltre a tali importi vanno
aggiunti, al fine di determinare le minori entrate previste per
l’anno 2011 rispetto a quelle dell’anno 2010:
- avanzo di amministrazione utilizzato nel bilancio 2010
per il finanziamento di spese correnti pari a 661.402
euro;- entrata di carattere straordinario
prevista nel bilancio 2010 alla voce “arretrati anno 2008
addizionale IRPEF” pari a 435.345 euro.Nel
tentativo di limitare i tagli al bilancio è stato deciso di operare
una revisione di alcune tariffe che nell’insieme consentono di
recuperare circa 200.000 euro di risorse utili alla quadratura del
documento contabile. L’unica possibilità data per l’immediato
futuro di vedere aumentate le risorse a disposizione degli Enti
locali è la disposizione dell’art. 18 del D.L. 78/2010 che ha
introdotto significative novità in tema di partecipazione dei
Comuni alle attività di accertamento tributari: ai Comuni che
segnaleranno all’Agenzia delle Entrate potenziali evasori verrà
riconosciuto il 33% dell’eventuale accertamento di evasione
fiscale. Ne emerge in sostanza un quadro normativo di riferimento
che rende ormai pienamente obbligatoria una attività che fin qui
era, in molti casi, stata considerata poco più che una semplice
opportunità e che apre altresì per i Comuni prospettive, certamente
non semplici sotto il profilo organizzativo, ma anche ricche di
opportunità. Il nostro Comune ha già avviato controlli interni che
hanno portato a recuperare risorse, per ora finalizzati agli
accertamenti sui tributi locali o sui benefici economici accordati;
tale attività sarà potenziata, sia in ordine al maggior controllo
delle autocertificazioni rilasciate dai cittadini per beneficiare
di riduzioni o esenzioni, sia in ordine alla collaborazione con
l’Agenzia delle Entrate – con la quale già abbiamo siglato apposita
convenzione – per le verifiche e gli accertamenti su casi di
presunta evasione fiscale. Tutto ciò, però, significa snaturare in
parte la funzione storica dei Comuni e trasformarli in una sorta di
agente esattore dello Stato. Per l’ennesima volta, con uno sforzo
senza precedenti, l’Amministrazione comunale di Cernusco sul
Naviglio ha operato in mezzo alle difficoltà sopra descritte nel
tentativo di non penalizzare le fasce deboli della popolazione e
quindi con l’obiettivo non di tagliare in modo pesante i servizi
alla persona. Senza enfasi è doveroso dichiarare che quello che
viviamo è certamente il periodo più difficile nel quale i Comuni si
trovano ad operare dal dopoguerra ad oggi: le diminuite risorse, i
vincoli alla spesa che non consentono neppure di spendere le pur
minori risorse disponibili (ricordo che il nostro Comune ha
accantonato in Banca d’Italia circa 18 milioni di euro che non
possiamo utilizzare per pagamenti da effettuare), la complessità di
nuove norme che anziché semplificare costringono gli Uffici al
disbrigo di nuove pratiche, rappresentano una difficoltà che mai si
era palesata nell’esperienza repubblicana dei Comuni. Tutto ciò,
però, induce gli Amministratori e con essi i tecnici comunali ad un
maggior impegno per garantire alla città – alle città – il
benessere conquistato nel tempo, nella consapevolezza del momento
difficile che l’Italia vive al pari degli altri Paesi a seguito
della crisi economica mondiale e delle specifiche difficoltà della
nostra Nazione. Come ha recentemente sostenuto il Capo dello Stato,
Giorgio Napolitano, «Abbiamo un debito pubblico pesante
sulle spalle, abbiamo impegni e obblighi europei e dobbiamo
rispondere con un contenimento della spesa; però non possiamo
nemmeno dire tagliamo tutto o tagliamo niente perché l’arte della
politica consiste proprio nell’assunzione di responsabilità del
potere pubblico di stabilire delle priorità, nel dire “no a questo
non possiamo rinunciare, no a questo non possiamo
derogare”». Poi ha anche aggiunto «Chi ha una
responsabilità pubblica non si può concedere il lusso del
pessimismo. Ma deve essere ottimista e nutrire la speranza. Sapendo
comunque qual è il prezzo da pagare per essere ottimisti, compiendo
un’analisi impietosa e lucida delle scelte che ci
attendono». Noi questa responsabilità politica ce la
assumiamo in pieno e l’abbiamo esercitata compiendo tagli non
omogenei nei vari settori, ma sforzandoci di incidere nel minor
modo possibile sugli ambiti più delicati. Nonostante i tagli
possiamo ancora sostenere che il nostro Comune investe il 50% della
spesa corrente nei settori più sensibili per la vita dei cittadini:
politiche sociali, scolastiche, culturali, biblioteca, sicurezza. E
possiamo affermare che tutti i principali servizi offerti alla
cittadinanza e che da anni caratterizzano la qualità di vita del
nostro Comune, non verranno cancellati; pur con dei
ridimensionamenti o con minori disponibilità l’offerta di servizi
alla città resta elevata. La spesa corrente prevista per il 2011 –
al netto della TIA e del Piano di Zona – ammonta a complessivi euro
22.862.692, in calo del 12,93% rispetto al valore assestato del
2010 (26.258.805 euro). Come sopra menzionato, all’interno del
bilancio vengono mantenuti tutti i servizi attivati: l’impegno è
stato quello di non annullare gli sforzi compiuti in questi anni
per allargare la capacità dell’Ente di rispondere alle esigenze dei
cittadini; pur con minori risorse anche nel 2011 verranno
finanziati tutti gli interventi che contribuiscono a rendere il
nostro Comune attento alle numerose istanze che vengono presentate.
È questo un risultato straordinario se si tiene conto delle
condizioni nelle quali questo strumento contabile è stato redatto.
Dal punto di vista degli investimenti la cifra complessiva prevista
a bilancio ammonta a 12.968.935 euro. Questo bilancio consente di
avere a disposizione le necessarie risorse per concludere opere
avviate lo scorso anno e per realizzarne di nuove. Ricordo gli
interventi sulla Vecchia Filanda e il Parco Trabattoni (che
partiranno nel primo trimestre 2011), la progettazione del nuovo
polo scolastico ad est della città e l’avvio dell’iter per la sua
realizzazione, la sistemazione degli spazi di accesso al Centro
Sportivo di via Buonarroti, la riqualificazione del ponte di Viale
Assunta e delle prospicienti antiche mura di Villa Uboldo, la
realizzazione della Casa dell’Acqua, la prosecuzione del programma
di sistemazione di parte dei marciapiedi cittadini e il programma
di riasfaltature di altre vie cittadine, la riqualificazione di
altri parchetti gioco e gli interventi di riqualificazione di altri
ambiti della pavimentazione del centro storico. Va sottolineato il
fatto che, nonostante le citate difficoltà, il progetto del
bilancio partecipato ha fatto un ulteriore passo avanti con il
bilancio 2011: dopo l’esperienza avviata nel triennio precedente di
utilizzare assemblee pubbliche e carta stampata per informare e far
conoscere i numeri del bilancio della nostra città, per ottemperare
all’impegno che ci eravamo assunti di fare un passo oltre quello
degli aspetti informativi, stimolando il senso di cittadinanza
attiva, il nostro Comune ha deciso di muovere un passo anche nella
direzione del coinvolgimento diretto dei cittadini nella scelta di
come destinare quote del bilancio (seppur ridotte) ad alcune spese.
Al temine del mio intervento il Consigliere incaricato al progetto
del bilancio partecipato, Ermes Severgnini, illustrerà brevemente
contenuti e risultati di questa prima positiva sperimentazione.
Ringrazio il Consigliere delegato al progetto del bilancio
partecipato Ermes Severgnini, insieme all’Assessore al bilancio
Maurizio Rosci, per la passione e la determinazione con le quali ha
affrontato questa sfida: una proposta nuova per la nostra città,
“una sperimentazione” – come ha sostenuto lo
stesso Severgnini – “con la quale i cernuschesi sono
chiamati ad esprimersi in merito alla destinazione dei soldi
pubblici, patrimonio di tutta la nostra comunità. Questa occasione
ci consentirà di affinare i meccanismi di consultazione, per
arrivare a destinare quote di bilancio sempre più
consistenti”. L’Amministrazione comunale è riuscita
nell’intento di consegnare alla città, anche per il 2011, un
bilancio che nelle condizioni date consente di far operare la
struttura, garantendo ai cittadini un buon livello di servizi e
prestazioni. Al di là delle scelte compiute sulla spesa, voglio
sottolineare come ancora una volta non siano state peggiorate le
condizioni dei conti comunali: l’indebitamento è rimasto a livelli
inferiori alle soglie di guardia (anzi, nel triennio siamo stati in
grado di diminuire la “febbre” da indebitamento) e si è avuta la
capacità di saper ricercare e conquistare risorse aggiuntive
provenienti dalla partecipazione a bandi indetti da diverse
istituzioni, pubbliche e private: un positivo segno di vivacità
della struttura comunale. In attesa del federalismo fiscale, che
dovrebbe rappresentare una svolta nella costruzione dei bilanci e
delle relative possibilità di spesa (il condizionale è d’obbligo
perché sono maturate molte e forti perplessità sui contenuti di
tale riforma e sui reali effetti che potrà avere), il nostro Comune
– come tutte le Amministrazioni comunali – è consapevole che ci
aspettano anni non facili, con riguardo sia alle entrate e quindi
alle relative possibilità di spesa, sia ai limiti dati dal patto di
stabilità relativamente alla situazione complessiva dei conti dello
Stato, sia rispetto alla crisi economica in atto che, come già
registrato dai nostri Uffici, ha reso deboli anche molti nostri
concittadini. I Comuni italiani hanno suggerito strumenti e scelte
che potrebbero meglio accompagnare le Autonomie locali
all’appuntamento con il federalismo fiscale. Purtroppo, ancora una
volta, la voce dell’istituzione più vicina ai cittadini è rimasta
inascoltata. L’auspicio è che i Comuni riescano ad arrivare
“integri” ed ancora in grado di garantire buoni livelli di standard
al tanto evocato radicale cambiamento della fiscalità locale.
Chiudo con un sentito ringraziamento alla dott.ssa Negroni e a
tutto il suo staff per la consueta professionalità e disponibilità
con le quali operano e che ancora una volta sono state preziose per
l’elaborazione del bilancio ora in discussione. Ho terminato,
chiedo – come concordato in Conferenza Capigruppo – di poter dare
brevemente la parola al Consigliere Severgnini, per la
presentazione dei risultati del progetto di bilancio
partecipato.
Post A Reply