Bilancio 2013: il mio intervento in Consiglio comunale

Consiglio comunale per la discussione e l’approvazione del bilancio comunale 2013; riporto qui sotto l’intervento che ho tenuto in apertura della discussione consiliare:

Il bilancio di previsione 2013 e il pluriennale 2013-2015 viene sottoposto al vaglio del Consiglio comunale con un inconsueto ritardo rispetto a quanto è stato fatto dal 2007 allo scorso anno; ordinariamente il bilancio è stato portato in Consiglio comunale prima dell’inizio del nuovo anno; solo nel 2012, a causa dei notevoli sforzi chiesti ai Comuni per il risanamento della finanza locale, il bilancio venne portato in votazione nel mese di febbraio, ad esercizio già avviato. Quello dello scorso anno pareva essere stato il momento più critico e difficile della vita dei Comuni: ma evidentemente non era stato ancora toccato il fondo, giacché i provvedimenti emanati nel corso del 2012 e la Legge di Stabilità 2013 (n°228 del 24.12.2012) hanno disegnato per gli Enti Locali uno scenario ben più drammatico di quello che avevamo conosciuto e vissuto sino ad ora.

Non è infatti senza rabbia e dolore che sottopongo al vaglio e al voto del Consiglio comunale questa proposta di bilancio, poiché le condizioni nelle quali lo Stato ci ha posto ad operare non ci hanno consentito di elaborare soluzioni con quella autonomia e libertà che avremmo voluto e che la Costituzione della Repubblica italiana riconosce, pur venendo disattesa da troppo tempo.

Il bilancio di questo anno vede l’azzeramento totale dei trasferimenti da parte dello Stato e – per la prima volta, quasi si trattasse di un federalismo al contrario – il nostro Comune trasferisce allo Stato una parte delle risorse disponibili. Lo sforzo condotto è stato quello di costruire un bilancio che consentisse di garantire il livello di servizi erogati alla nostra comunità pari a quello del 2012, che ha certamente rappresentato lo standard più ridotto degli ultimi anni. Per poter garantire ciò, non avendo più margini di manovra su tagli alla spesa e contenimento di costi, se non in misura decisamente limitata, l’Amministrazione comunale si è vista costretta a fare ricorso alla leva fiscale, per poter recuperare le risorse necessarie a sostenere il livello di servizi offerti; risorse che non avremmo voluto chiedere ai cittadini contribuenti se lo Stato – pur azzerando i trasferimenti – avesse lasciato al nostro Comune tutte le risorse che sul nostro territorio si generano.

La rabbia e il dolore a cui facevo sopra riferimento sono legate all’impossibilità di procedere diversamente, a pena di voler tagliare il livello dei servizi offerti; inoltre, se si pensa al fatto che Cernusco sul Naviglio in questi anni ha operato non solo per razionalizzare e contenere la spesa, ma anche per ridurre lo stock di indebitamento, non può non essere compresa la rabbia e il dolore con il quale viene proposto il presente documento.

Vi sono voci del bilancio che sono state stimate perché alla data di chiusura del presente documento lo Stato non ha ancora comunicato quanto di sua competenza, costringendo il nostro come tutti i Comuni italiani ad uno sforzo che cerca di tenere insieme le esigenze dell’amministrare con quelle della prudenza.

Nell’arco di un quadriennio la spesa corrente del nostro Comune si è contratta di circa 4 milioni di euro; e ciò si è verificato quasi esclusivamente a causa dei tagli ai trasferimenti statali che sono stati operati negli ultimi due anni. Alla data di chiusura del presente documento il Ministero dell’Economia e delle Finanze non ha ancora comunicato il valore preciso del taglio previsto dal DL 95/2012 (c.d. “spending review”); il c.119 dell’art.1 della Legge di Stabilità 2013 aveva disposto che tale informazione sarebbe stata resa nota ai Comuni entro il 31 gennaio 2013; ma alla data odierna nulla è stato ancora comunicato agli Enti Locali. Così abbiamo dovuto stimare il valore del taglio della spending review nella cifra di 1.800.000 euro, senza avere certezza dell’importo. È evidente che se la cifra finale effettiva di taglio dovuto alla spending review sarà superiore al valore stimato si dovrà procedere ad una variazione di bilancio in riduzione di spesa; qualora il taglio dovesse essere inferiore alla stima l’Amministrazione ritiene opportuno trattenere a riserva l’importo e non impegnare per alcuna spesa la somma eventualmente disponibile. Ci sarebbero da fare una serie di altre considerazioni sui criteri che sono stati definiti per conteggiare i tagli della spending review, che sono funzione di varie tipologia di spesa: con la ragioneria abbiamo verificato che alcuni indici non considerano adeguatamente le voci di spesa, non differenziando tra spesa corrente vera e propria e ammortamenti per investimenti, in ciò penalizzando chi – come il nostro Comune – ha effettuato investimenti per abbattere i valori della spesa corrente: è il caso delle voci relative alla gestione calore. Di questo ANCI si è già fatta carico di rappresentare al Ministero dell’Economia e Finanze le storture riscontrate.

 

In questi anni non è certo mancato il contributo del Comune di Cernusco sul Naviglio al risanamento della finanza locale: oltre alla già citata riduzione della spesa corrente, l’indebitamento del Comune è andato progressivamente calando: nel 2009 il nostro debito ammontava a 23.422.000,00 euro ed i trasferimenti statali erano pari a 5.393.000,00 euro; nel 2010 abbiamo ridotto il debito a 22.527.830,00 euro e avevamo trasferimenti pari a 6.104.000,00 euro; nel 2011 il debito è sceso a 20.082.000,00 euro e i trasferimenti a 5.284.185,00 euro. Nel 2012 si è giunti a 18.156.565,00 euro di indebitamento mentre i trasferimenti sono stati pari a 2.161.000,00 euro. In questo anno, a fronte di un indebitamento che si assesterà a 16.704.000,00 euro i trasferimenti, come già sopra precisato, saranno pari a zero.

Ho già fatto riferimento ad un federalismo al contrario, per il quale la nostra città è riuscita a dare un significativo contributo allo Stato in termini di riduzione del debito (salvo poi constatare che il debito complessivo dello Stato in questi anni è comunque andato aumentando), mentre lo Stato, invece di premiare Comuni come il nostro che sono stati in grado di contribuire positivamente al risanamento dei conti pubblici, ci assegna sempre meno risorse! Che sia chiaro: nessuno pretende di non dover fare la propria parte di sacrifici per riportare il nostro Paese fuori dalla condizione di grave crisi che trova le sue radici nelle scelte errate compiute nel passato, ma vorrei che lo Stato non procedesse con gli occhi bendati e colpendo indistintamente tutti i Comuni, bensì che operasse sapendo distinguere tra chi ha saputo nel tempo fare vera spending review e chi ha proseguito a sperperare denaro pubblico. Voglio solo accennare alle scelte politiche compiute negli anni passati che hanno consentito al nostro Comune di ottenere risparmi sulla spesa per il riscaldamento, su quella per l’assistenza domiciliare, sulla mensa scolastica, sulla scuola civica di musica, sugli eventi e le iniziative culturali, sulle consulenze, sulla comunicazione, ecc.; la spending review noi l’abbiamo fatta per davvero, riuscendo a fare le stesse cose spendendo meno. E questo anno certamente proseguiremo su questa strada, occupandoci di illuminazione e trasporto pubblici. Ma pare che lo Stato non sappia differenziare tra chi è virtuoso e chi non lo è, trattando tutti i Comuni nello stesso modo.

 

L’IMU e la tassazione locale

Lo “spacchettamento” dell’IMU deciso dalla Legge di Stabilità (con destinazione ai Comuni dell’intero gettito sugli immobili residenziali ed allo Stato di quello relativo agli immobili produttivi, quelli di classe catastale “D”), oltre a rappresentare una di quelle modalità di federalismo al contrario a cui accennavo sopra, è accompagnato da un nuovo meccanismo perequativo: il Fondo di Solidarietà Comunale; tale strumento sostituisce il Fondo Sperimentale di Riequilibrio (e i residui trasferimenti erariali) e che difficilmente sarà operativo prima del mese di maggio. Per la definizione dei relativi criteri di formazione e di riparto, infatti, è prescritta l’adozione di un DPCM che dovrà essere emanato (previo accordo in Conferenza Stato-Città e Autonomie Locali) entro il 30 aprile (in caso di mancato accordo il termine per l’emanazione slitta di 15 giorni). Per il nostro Comune il passaggio dal FSR al FSC si traduce in una perdita di circa 1.400.000 a favore dello Stato. Ovviamente il calcolo è effettuato sulla base della stima del taglio di spending review che come più volte precisato non è ancora noto con precisione alla data di chiusura del presente documento.

È evidente che in una situazione siffatta, con una perdita secca di risorse generate dal nostro territorio a favore dello Stato, per poter garantire un livello di servizi in linea con quanto sinora assicurato alla città, non c’era altra soluzione che non quella dolorosa di fare ricorso alla leva fiscale e chiedere ai cittadini stessi di contribuire maggiormente alle spese della comunità in luogo dello Stato.

Ecco motivata la ragione che ha visto l’Amministrazione comunale proporre non senza sofferenza un incremento delle aliquote IMU: dallo 0,40% allo 0,49% per gli immobili adibiti ad abitazione principale e relative pertinenze, con un ulteriore aumento da 040% allo 0,55% per le abitazioni in categoria A1, A7 e A8 (abitazioni di pregio o di lusso); un incremento dallo 0,76% allo 0,97% per gli immobili diversi dall’abitazione principale, con un ulteriore aumento dallo 0,76% all’1,06% per le categorie catastali degli immobili di banche ed assicurazioni. È evidente che se lo Stato non ci sottraesse risorse già nostre non sarebbe necessario operare questa ulteriore richiesta a famiglie ed attività economiche.

Vale la pena ricordare che l’attuale normativa IMU comporta il pagamento dell’imposta anche sugli immobili di proprietà comunale, con una ulteriore perdita netta di gettito per il nostro Comune. ANCI ha da tempo chiesto che il Comune possessore di immobili siti nel suo territorio non sia tenuto ad alcun pagamento dell’IMU, né con riferimento alla quota comunale, né per ciò che riguarda la quota di pertinenza statale relativa agli immobili classati nella cat. D che ammonta a circa 90.000 euro che il Comune dovrà versare a giugno e dicembre se non ci saranno delle modifiche legislative.

 

L’Amministrazione comunale ha invece deciso di non avvalersi della possibilità di introdurre l’addizionale sulla TARES, pari a 10 centesimi di euro per metro quadrato, poiché è stato ritenuto che la decisone di aumentare l’IMU sia già una scelta dolorosa e pesante e questa nuova tassa, che sostituisce la TIA e che già prevede 30 centesimi di euro di incremento per metro quadrato, ad esclusivo beneficio dello Stato (a copertura dei cosiddetti “servizi indivisibili”), sia già abbastanza onerosa per i cittadini. A tele incremento del tributo stabilito dallo Stato a suo esclusivo vantaggio si aggiunge – sempre da parte dello Stato – la definizione di nuove modalità di applicazione del tributo stesso che prevede una distribuzione dei costi tra famiglie ed imprese in una misura che modifica sensibilmente il rapporto che sino allo scorso anno il nostro Comune applicava. Ciò significa che a parità di costi complessivi per la gestione dei rifiuti (l’incremento 2013 sul 2012 è di soli 19.000 euro su un piano finanziario complessivo pari a 4.122.148 euro), considerato anche l’incremento di tariffa deciso dallo Stato a suo esclusivo vantaggio, le famiglie avranno un incremento tariffario maggiore rispetto a quanto accadrà per le imprese, poiché sulle prime, per le nuove disposizione di legge, graverà circa il 51% del costo complessivo della tariffa, contro il 44,5% del precedente anno.

 

L’addizionale IRPEF resta invariata e ferma ai livelli stabiliti dal Comune nel 2008.

 

Le tariffe dei servizi a domanda individuale restano sostanzialmente ferme, salvo qualche caso in cui si è proceduto ad un adeguamento ISTAT, con la sola eccezione delle tariffe per gli asili nido (che viene modificata introducendo una nuova modalità di calcolo che garantisce maggiore proporzionalità e progressività in funzione dei redditi ISEE espressi) e delle tariffe per l’uso degli spazi sportivi (ferme dal 2008, notevolmente inferiori a quelle della zona e per le quali, comunque, si procederà all’adeguamento concordando le modalità con le società sportive stesse; l’aumento, quindi, andrà a regime verso la fine dell’anno).

 

Il Patto di Stabilità Interno

Come ormai noto, ai limiti di spesa imposti prima dai tagli ai trasferimento e poi dalla spending review, ai Comuni italiani è stata applicata un’ulteriore limitazione alla loro autonomia, rappresentata dalla tagliola del Patto di Stabilità Interno. I Comuni, per rispettare le assurde regole di questo strumento di controllo della spesa, hanno dovuto ridurre drasticamente gli investimenti, anche quando le risorse erano disponibili, e in molti casi bloccare i pagamenti di opere pubbliche già avviate – e finanziariamente coperte – provocando così un rallentamento dell’economia locale e dell’Italia, oltre alla mancata risposta ai bisogni dei propri cittadini. Per questo anno 2013 il nostro Comune ha iniziato l’attività sapendo che anche non investendo un euro avrebbe dovuto garantire il miglioramento del saldo ai fini del Patto di Stabilità per un importo pari a circa 1.600.000 euro. Dopo che anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha condiviso l’esigenza e l’urgenza di adottare misure volte a rendere possibile lo sblocco dei pagamenti dovuti dalle Pubblica Amministrazione e che tali misure sono divenute ormai improcrastinabili, in questi ultimi giorni sembrano finalmente delinearsi alcune importanti novità: il 19 marzo scorso i vice Presidenti della Commissione Europea Olli Rehn e Antonio Tajani hanno scritto al Governo italiano dando il via libera dell’Unione Europea per facilitare il pagamento dei debiti pregressi della Pubblica Amministrazione nei confronti delle imprese italiane. Lo Stato nel suo complesso ha pagamenti arretrati da effettuare pari a circa 70 miliardi di euro; il sistema dei Comuni ha risorse pari a 9 miliardi circa da utilizzare per pagamenti alle imprese che sono sospesi a causa dei vincoli derivanti dal Patto di Stabilità Interno. Il nostro Comune ha bloccati fondi per complessivi 15 milioni di euro. Del resto se la Spagna ha rinegoziato con l’Unione Europea 27 miliardi di euro non si capisce perché non lo possa fare l’Italia che è il Paese europeo con il miglior rapporto deficit/PIL. Come ha sostenuto in questi giorni il Presidente nazionale di ANCI e Sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio, «A noi pare che l’austerità è diventata mortale, chiediamo una sobrietà intelligente». Vale la pena ricordare che mentre da un lato lo Stato, con il Patto di Stabilità Interno, ha posto forti limiti alla spesa per investimenti (anche quando coperta da fondi certi), dall’altro ha prodotto un corredo normativo che obbligherebbe gli stessi Comuni ad onorare entro 60 giorni i propri debiti verso le aziende… ANCI da tempo propone di migliorare gli obiettivi del Patto di Stabilità Interno dei Comuni in proporzione al fondo di cassa e ai residui passivi in conto capitale, al fine di rendere possibile l’utilizzo delle risorse già disponibili. Ciò implicherebbe la possibilità di rendere utilizzabili risorse oggi depositate quasi a tasso zero presso la Banca d’Italia ed ottemperare gli obblighi, favorire l’occupazione e sostenere la domanda interna. Dopo l’autorevole intervento della Commissione Europea, il Ministro dell’Economia e delle Finanze Vittorio Grilli ha dichiarato il 20 marzo scorso al Sole 24 Ore: «Tra i pagamenti, innanzitutto, ci sono le spese per investimento dei Comuni. Si tratta di circa 10 miliardi sui 70 totali stimati. In questo caso molto spesso le risorse ci sono, i Comuni le hanno. Si tratta, quindi, semplicemente di permettere loro di spenderle, attraverso un allentamento del Patto di Stabilità interno. Cosa che ora, dopo il sì della Commissione, possiamo fare». Da tempo i Sindaci con ANCI hanno sostenuto questa tesi che ora, finalmente, è stato riconosciuto essere fondata e legittima. Ora attendiamo fiduciosi un riscontro positivo alle nostre richieste da parte del Governo e del Parlamento. È chiaro che se dovesse intervenire un provvedimento orientato nella direzione sopra espressa anche per il nostro Comune si tratterebbe di un’importante opportunità per completare investimenti bloccati dal Patto di Stabilità Interno e quindi riuscire a dare maggiori risposte ai cittadini. Per ora questa evenienza è una speranza – con più di un fondamento – che attendiamo fiduciosi diventi presto concreta possibilità. Il 21 marzo scorso ho partecipato insieme a molti altri Sindaci italiani all’iniziativa organizzata da ANCI a Roma “Italia fondata sul lavoro: pagare le imprese per sbloccare il Paese”, sul tema dello sblocco dei pagamenti e della crescita e dello sviluppo del Paese, aperta alla partecipazione delle parti sociali, dei soggetti istituzionali ed associazioni, nonché di tutte le forze politiche. A chiusura di questa importante e partecipata manifestazione i Sindaci hanno annunciato che qualora non giungano atti concreti da parte del Governo entro la metà di aprile, i Comuni procederanno ad effettuare i pagamenti dovuti utilizzando come riferimento un modello di delibera di Giunta in una giornata “Oggi pago” che sarà organizzata da ANCI: l’obiettivo è quello di garantire la coesione sociale ed i servizi essenziali delle comunità. I positivi spiragli apertisi e sopra menzionati spero che evitino questa azione di dichiarata ed aperta disobbedienza civile. Resta comunque evidente che l’eventuale autorizzazione dei pagamenti arretrati e bloccati dal Patto di Stabilità Interno non risolve le storture generate da questo strumento che, se non profondamente modificato – sulla scia di quanto da tempo accade in tutti gli altri Paesi europei – continuerebbe a produrre storture sugli investimenti e sulla spesa impegnata dallo sblocco in avanti.

 

Effetti sul bilancio 2013

La complessa costruzione del bilancio 2013 e la difficoltà di reperire risorse aggiuntive ha comportato la decisione di rinviare ad altro momento la messa a disposizione delle risorse necessarie per far partire i progetti relativi alla dotazione di tablet nelle scuole secondarie di primo grado – sul quale, ad ogni modo, si sta proseguendo ad operare –, relativi alle iniziative elaborate nel progetto aperto ai contributi dei cittadini e denominato “Cernusco 2032”, relativi al piano pluriennale di sistemazione parchi pubblici (limitato, al momento, ad un unico intervento simbolico): in attesa di maggiori certezze sulle risorse a disposizione del nostro Comune, considerati i tagli complessivi e la necessità di ricorre alla leva fiscale solo per garantire i livelli dei servizi dello scorso anno, considerato quanto sopra descritto in relazione al Patto di Stabilità Interno, si è ritenuto di rinviare gli impegni su questi prigetti. Tale rinvio non significa un abbandono, ma una temporizzazione differente degli obblighi assunti. Del resto abbiamo ancora 4 anni di tempo per dare positivi riscontri agli impegni presi con la città.

Il Comune si è impegnato ad elaborare un bilancio in grado di garantire ai cittadini certezze sulla rete di servizi – soprattutto quelli sociali e scolastici – e sullo sviluppo della città; è evidente che per questo anno la garanzia di questa offerta è data dal maggior contributo che i cernuschesi daranno al bilancio, derivante dall’incremento dell’IMU.

La riorganizzazione di alcune risorse interne ha comunque permesso di ampliare alcuni servizi per la città: nel bilancio che viene sottoposto alla discussione ed approvazione del Consiglio comunale sono presenti risorse per garantire i servizi sociali del Piano di Zona, a fronte della drastica diminuzione di risorse da parte della Regione; sono disponibili risorse per nuove progettazioni sulla genitorialità, sull’inclusione sociale delle persone con disabilita, sulla coesione sociale nei condomini (dove sempre più spesso si verificano situazioni di conflitto); sono presenti risorse per attivare convenzioni con asili nido privati al fine di aumentare l’offerta di posti disponibili per i più piccoli; sono garantite le risorse per ampliare l’offerta dei campi scuola estivi sinora limitata ai ragazzi fino al 3° anno della scuola primaria ed ora allargata a tutto il ciclo scolastico; sono state confermate le risorse a favore della scuola già previste in sede di approvazione del Piano per il Diritto allo Studio; confermate (con piccolo aumento) le risorse per la cultura e gli eventi cittadini, così pure per lo sport; stanziate le risorse necessarie ad effettuare lo studio e la gara per una diversa gestione dei pali dell’illuminazione pubblica, un’operazione che consentirà di ottenere risparmi di spesa da reimpiegare sul bilancio. Nessun servizio è stato cancellato e quindi l’offerta complessiva a favore della città e in particolare di chi ha più bisognoso del sostegno dell’Ente pubblico non viene meno, anzi, in alcuni ambiti – come evidenziato – si allarga. Si tratta certamente, in questo contesto di gravi difficoltà e incertezze, di un grande sforzo; uno sforzo che è reso possibile soprattutto dalla maggiore compartecipazione alle spese dei nostri contribuenti, ma anche grazie ad una costante azione di monitoraggio delle spese e di una loro rivisitazione.

 

La necessità di una svolta

Il contributo del sistema dei Comuni al risanamento finanziario e della spesa pubblica complessiva è un dato acclarato e per il solo 2013 i Comuni migliorano i conti di tutta la Pubblica Amministrazione con un avanzo di comparto di ben 4,5 miliardi di euro. La spesa corrente del sistema dei Comuni è sotto controllo in termini reali e sul versante delle entrate i Comuni hanno subito in soli 3 anni una riduzione di risorse pari a 6,45 miliardi di euro, mentre la spesa in conto capitale ha subito una contrazione nel periodo 2007-2011 pari al 22,9%. È evidente che o si cambia profondamente approccio o i Comuni sono destinati ad un definitivo affondamento. L’autonomismo sancito dalla Costituzione in questi anni è stato a più riprese violentato: ora è necessario tornare alla Costituzione e valorizzare la presenza dello Stato più vicina ai cittadini rappresentata dai Comuni.

 

Eugenio

2 Comments

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  • Grazie Eugenio per il resoconto,
    la perfezione non esiste, ma mi pare che quello che ragionevolmente si poteva fare in queste condizioni, sia stato fatto. Che non è dir poco.
    Rimane il problema di fondo, che in sede di bilancio comunale si manifesta, ma a livello europeo è generato.
    Questa costruzione della moneta unica si sta rivelando per quello che è.
    Massima libertà ai capitali di girare e fare danni (vedere i casi Malta, Cipro, Irlanda, ma gratta-gratta i casi Grecia e Spagna non sono diversi).
    Costi dei disastri scaricati sui debiti pubblici europei, e da questi sui contribuenti tutti.
    I tedeschi ormai sono stufi di fare la fame per permettere ai propri capitalisti di lucrare indisturbati in giro per l’Europa. Sarebbe ora che ci stufassimo anche noi.
    Mi dispiace, ma bisogna prendere atto di una cosa: NON c’è VOLONTA’ POLITICA EUROPEA di riformare questa costruzione monetaria.
    E allora la si metta in soffitta, come suggerito a più riprese da premi nobel per l’economia come Stiglitz e Krugman, e si riparta su basi diverse (flessibilità dei cambi, sovranità monetaria, limitazioni ai movimenti internazionali di capitali).
    Lo si dovrà fare comunque, più aspettiamo e più aggraviamo la situazione. A Roma si diano una svegliata.

    Ugo 11 anni ago Reply


  • Egr. Sindaco, sono la mamma di una bambina iscritta al nido Buonarroti, che a settembre 2013 frequenterà l’ultimo anno. Il 12 giugno ho ricevuto il modulo d’iscrizione per il prossimo anno ma, con mia grande sorpresa, ho notato che è stato tolto il modulo delle h 08.30 – 14.30, trovando come uniche soluzioni alternative l’uscita delle h 16.00 o delle h 18.00, raddoppiando paradossalmente la retta rispetto alla quota pagata attualmente.
    Ora si renderà ben conto che, specie nella situazione economica attuale, precludere la possibilità di un’uscita anticipata e quindi di una retta ridotta, non è il modo migliore di agevolare le famiglie, specie quelle in cui le madri sono lavoratrici part time, come nel mio caso.
    Vorrei quindi capire se questa è la tanto proclamata revisione degli orari modulari che avrebbe dovuto rispondere meglio alle esigenze delle famiglie da lei annunciata solo un anno fa.
    Lei parla di ampliamento di alcuni servizi per la città, affermando che sono presenti risorse per attivare convenzioni con asili nido privati. Viste le risorse presenti non le sembra poco corretto aver aumentato le rette del nido comunale?
    Mi aspetto una risposta concreta.
    Cordiali saluti

    Daniela Gelmi

    Daniela Gelmi 10 anni ago Reply


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