Diciamo la verità: quest’anno è più difficile fare gli auguri, perché questo 2020 è stato così tremendo che pare banale dirci che il 2021 sarà migliore. Ma sarebbe riduttivo e poco utile. Un anno come quello che si chiude lascerà il segno ed il ricordo per il resto della nostra esistenza e quanto abbiamo vissuto cambierà le nostre vite, anche quando il Covid sarà stato sconfitto grazie al vaccino.
Che cosa mi resta nel cuore e nella mente di questo 2020?
Fermandomi a pensare e a far emergere ricordi ed emozioni, vedo scorrere quasi tutte immagini legate alla pandemia: i TG con le immagini di Wuhan e l’esercito che trascina persone fuori casa e io che mi chiedo “ma cosa accadrebbe se la pandemia arrivasse in Italia e in Europa…?”; 11 giorni – solo 11 giorni – passati in casa in lockdown senza uscire ed il pensiero per chi ha trascorso settimane e mesi senza mettere il naso fuori di casa, lavorando in smartworking e studiando con la DAD; io da solo in macchina da casa a Roma e viceversa, percorrendo l’autostrada letteralmente deserta (12 macchine contate tra Orte e Melegnano…); gli uccelli che si fermano sull’asfalto privo di macchine per chilometri e gli animali che entrano nei centri delle città deserte; la città eterna con le sue piazza e strade storiche vuote; Papa Francesco che benedice Roma e il mondo sulla soglia di San Pietro con le campane e le sirene delle ambulanze che incrociano i loro suoni; la fila di camion dell’esercito che trasportano bare; il Presidente Mattarella che scende solo le scale dell’Altare della Patria; le immagini dell’Ospedale della mia città sul New York Times per la possibilità data ai malati di Covid di salutare i parenti a casa attraverso i tablet donati dal Comune; tecnologia e software per riunioni online e dirette che hanno sostituito assemblee e appuntamenti; le ordinate code al supermercato e nei negozi per fare la spesa; giovani e meno giovani che si fanno volontari per portare la spesa, i medicinali e altro a casa di chi è malato o non può uscire; le telefonate ed i messaggi con i Sindaci, che stremati hanno fatto fronte alle più disparate esigenze e richieste; discussioni e confronti sulle misure da adottate per far fronte alla crisi; richieste di aiuto da parte di chi teme di non farcela più; le telefonate che annunciano la morte di persone cara e il dolore condiviso; il Senato chiuso agli esterni e i Senatori distribuiti tra Aula e tribune del pubblico per garantire la distanza.
Ma vedo che ci sono anche le immagini di momenti felici, della vita familiare, cittadina, dell’impegno romano: la generosa raccolti fondi per ospedali e altre necessità; i compleanni comunque festeggiati via zoom; la visita di alcuni stupendi musei romani pressoché deserti; gesti di solidarietà e vicinanza con chi è più in difficoltà; mia moglie che avvia con amici una nuova avventura professionale; l’amico don Luca ordinato vescovo; una memorabile bottiglia di Nobile di Montepulciano in Val d’Orcia da uno degli osti più originali mai incontrati; la favolosa serata organizzata in piazza Montecitorio con i ragazzi autistici e con disabilità di PizzAut, Tortellante e Banda Rulli Frulli alla presenza del Presidente della Camera, del Presidente del Consiglio e di numerosi Ministri e parlamentari; i miei figli alle prese con timone e cime sulla barca a vela nella vacanza in Sardegna e le notti in rada cullati dalle onde; il maestrale che soffia forte a La Maddalena a casa di amici; la prima Comunione di Andrea e la Cresima di Maria, celebrate in intimità; Maria che termina le elementari e avvia con entusiasmo le medie; Andrea che costruisce e completa la città sull’albero di lego; il “Gelso d’Oro” 2020 ai benemeriti della nostra città nell’anno della pandemia; il Giro d’Italia che incorona la mia Cernusco “Città europea dello Sport 2020”; il Natale solitario ma vero in famiglia; la magia della neve che copre la città di bianco e con essa riscoprirsi bambini.
Il primo elenco è più lungo del secondo, è vero. Ma in questo anno di sofferenze e morti – troppi morti – non troveremmo la forza di andare avanti se non scrivessimo almeno una cosa nel secondo elenco. Fosse anche solo il ricordo buono di chi ci ha lasciato.
Per andare avanti, per continuare ad avere fiducia e speranza in un domani migliore, dobbiamo crederci e dobbiamo farlo cercando il bene e l’amore che nonostante tutto hanno attraversato le nostre vite anche in questo anno difficile e drammatico.
So che non è scontato trovare immagini, parole, emozioni che ci esortino ad andare avanti con fiducia, soprattutto se siamo stati colpiti dal Covid e abbiamo vissuto lutti; però è uno sforzo che dobbiamo fare: per noi stessi, per gli altri e anche per chi non c’è più.
È la speranza che ci aiuta a vivere ed affrontare le difficoltà: non facciamo mai morire questo anelito.
Come dice quella bella canzone di Franco Battiato, “è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire”, ma il “maestro” insegna “com’è difficile”, non che sia impossibile. Ci possiamo riuscire. Almeno dobbiamo provarci.
Buon anno.
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