Ieri sera si è tenuto il Consiglio comunale nel corso del quale è stata dibattuta e votata la proposta di cessione delle licenze delle farmacie comunali, al fine di poter rispettare il Patto di Stabilità. La delibera è stata approvato con 11 voti, 1 astenuto e 8 contrari.
Qui di seguito il mio intervento introduttivo, prima del dibattito:
A seguito dei contenuti delle ultime due manovre estive del Governo l’Amministrazione comunale si è concentrata sulla valutazione di quali provvedimenti adottare per garantire il rispetto del Patto di Stabilità per il prossimo anno, a seguito degli ulteriori pesi posti in capo ai Comuni.
Deve essere chiaro a tutti che il nostro Comune non ha assolutamente nessun problema di bilancio e non c’è nessun problema di tenuta dei conti, la difficoltà dipende solo dall’applicazione delle regole del Patto di Stabilità.
È inoltre evidente che la questione che si pone è intimamente legata ad una situazione generale dell’Italia che risulta critica da diverso tempo, senza che vengano assunti provvedimenti strutturali che offrano all’Europa e ai mercati l’evidenza di un serio impegno nel risanamento dei conti pubblici.
Viste le norme e il contesto attuale, il Comune di Cernusco sul Naviglio ha analizzato tutte le possibilità per poter fare la sua parte e contribuire a migliorare la situazione attuale.
Per cui a chi accusa i Sindaci di lamentarsi solo e di non fare nulla, noi rispondiamo che nella nostra città abbiamo cercato di dare un risposta.
Sicuramente il rispetto del Patto di Stabilità è importante non solo per le sanzioni che direttamente si applicano agli Enti inadempienti, ma perché si ritiene che la violazione potrebbe non essere utile all’intero sistema Paese in questo particolare contesto.
Per cui abbiamo analizzato tutte le possibilità che potevamo avere a disposizione. Un’opzione era quella di bloccare gli investimenti (che avrebbe certamente garantito senza alcun sforzo il rispetto del Patto!). L’altra possibilità era quella di continuare ad investire e quindi dare nuove infrastrutture e migliorare quelle esistenti, che peraltro consente di far lavorare le imprese e quindi (nel nostro piccolo) creare e far circolare ricchezza. Tra le due alternative abbiamo preferito scegliere la strada di continuare ad investire, strada molto più difficile da percorrere, ma decisamente più importante per la città.
Il problema però era continuare ad investire rispettando il Patto di Stabilità, pesantemente modificatosi nella scorsa estate, per le motivazioni sopra riferite.
Prima di proseguire è meglio precisare che è diventato ormai difficile finanziare i nuovi investimenti con indebitamento (cioè mediante la contrazione di nuovi mutui), perché l’entrata dei mutui non è un’ “entrata buona” ai fini Patto, comportando un peggioramento del Patto stesso.
Per cui avevamo di fronte a noi diverse opzioni (“diverse” non con significato di molte, ma di ineguali …).
Una possibilità era sicuramente data dallo sfruttamento del nostro territorio, con un PGT diverso dell’attuale o con scelte urbanistiche che avrebbero eluso i contenuti della nostra programmazione territoriale. Potevamo elaborare uno o più programmi integrati di intervento, cementificando la città, e portando a casa oneri di urbanizzazione aggiuntivi, utili per garantire quei flussi in entrata che avrebbero consentito di rispettare il Patto. Ma a quale prezzo? Quello di far pagare ai cernuschesi e al territorio un costo troppo alto, che prima o poi – l’esperienza dovrebbero aver insegnato qualcosa – si rivolta contro la città, poiché limiteremmo il verde e il territorio per le generazioni future e perché “più case” significa “più persone” da servire, e in tempi di magra e di risorse che diminuiscono non è certo tempo di allargare questo orizzonte. Inoltre – per quello che vale – il sottoscritto e la sua maggioranza hanno una sola faccia, e ci tengono a preservarla: fare un cambio di rotta così radicale nella programmazione urbanistica, dopo i contenuti del PGT approvato – dei quali siamo orgogliosi – avrebbe voluto dire sconfessare l’impegno e le tesi sostenute in questi anni.
L’altra possibilità era rappresentata dalle alienazioni e/o dismissioni (vendere beni di proprietà per creare nuova ricchezza).
Su tale versante la valutazione fatta è che l’importante è alienare beni che non comportino delle mancanze (nel senso, cioè, che risultino “indifferenti” per i cittadini, che non devono vedersi privati di importanti servizi o strutture). Le considerazioni fatte sulle possibili alienazioni e/o dismisisoni hanno però fatte ritenere non percorribile tale strada. Infatti: se vendessimo parte del patrimonio di alloggi comunali, metteremmo molte famiglie che oggi hanno una risposta in una condizione di grande difficoltà e quanti aspirano a poter occupare un domani uno degli alloggi comunali perderebbero ragionevolmente le speranze di ottenere prima o poi una risposta. L’opzione di sfruttare al meglio la trasformazione del diritto di superficie in diritto di proprietà per gli alloggi costruiti in edilizia convenzionata su aree in diritto di superficie (come pure la verifica fatta sulle aree PIP) ha dimostrato che gli introiti programmabili non sarebbero sufficienti ai fini del Patto.
Dall’analisi delle diverse possibilità, quindi, la vendita della titolarità delle due farmacie comunali ci è apparsa quella che più avrebbe dato dei grossi risultati per l’Ente, ma poco impattante per i cittadini che continueranno comunque ad avere due farmacie sul territorio, gestite da un privato anziché dall’Ente pubblico Comune, per cui con un medesimo servizio.
In cambio della cessione delle licenze delle due farmacie pubbliche, il Comune e quindi la città potrà contare su risorse di particolare interesse:
- circa 5.000.000 di euro potranno essere ricavati dalla vendita delle licenze (titolarità delle farmacie);
- circa 500.000 euro fluiranno dal rientro del capitale di proprietà del Comune attualmente investito nella società di gestione delle farmacie comunali (da tempo senza congrua remunerazione);
- passaggio in proprietà, dalla società che gestisce le farmacie comunali al Comune, degli immobili attualmente sede delle farmacie comunali, che quindi potranno essere messi a reddito attraverso contratto d’affitto con il soggetto che rileverà le farmacie comunali stesse.
Attualmente – nonostante l’importante e positiva opera di risanamento svolta negli ultimi 4 anni dal Consiglio di Amministrazione di FARMA.CER SPA abbia portato ad una situazione di equilibrio di bilancio, attraverso un costante miglioramento dei risultati aziendali – dalla società che gestisce le due farmacie di proprietà pubblica il Comune non riceve alcun utile e quindi il capitale investito dal Comune è privo di remunerazione.
È evidente che nessuna dismissione e nessuna altra scelta potrebbe dare al Comune entrate così importanti, incidendo così poco sulla qualità della vita dei cittadini.
=-=-=-=-=-=-=-=
È di tutta evidenza che se la situazione non cambierà a breve, e quindi non verranno emanate norme che cambino in meglio le attuali regole del Patto di Stabilità, dovremo trovare altre soluzioni anche per gli anni futuri.
Infatti, per spiegare brevemente (ancora una volta) le norme di contabilità pubblica e i meccanismi del Patto di Stabilità, è bene precisare che i nuovi investimenti si finanziano di anno in anno con le entrate disponibili, ossia il Comune non può approvare un progetto di opera pubblica se non ha le risorse già disponibili e certe; pertanto tali risorse, in attesa che venga approvato il progetto e realizzata l’opera, rimangono depositate in Banca d’Italia; ma tali risorse già disponibili non possono essere utilizzate per effettuare i pagamenti dell’opera pubblica che nel frattempo viene realizzata, perché le regole del Patto di Stabilità impongono che i pagamenti degli investimenti di un anno possano essere pagati solo con le entrate di quell’anno e non con i fondi depositati in Banca d’Italia.
Per cui tale meccanismo, diciamolo pure “perverso”, obbliga gli Enti che vogliono realizzare opere pubbliche ad avere anche flussi continui di entrate per effettuare i pagamenti delle opere messe in cantiere!
=-=-=-=-=-=-=-=
A queste considerazioni legate alla necessità che il Comune ha di creare i necessari flussi per il rispetto del Patto di Stabilità, voglio aggiungere altri elementi di riflessione alla discussione che il Consiglio si appresta a fare sulla proposta di cessione delle licenze delle farmacie comunali, nella consapevolezza che vi siano al riguardo sensibilità ed approcci politici differenti.
È innegabile che sia in atto una profonda riflessione sul concetto di “valore pubblico” e che ci si interroghi circa il fatto che la pubblica amministrazione svolga una attività di committenza e non necessariamente di produzione diretta di servizi.
È certamente oggi più difficile motivare la presenza del Comune in un settore, quello farmaceutico, che, se da una parte è comunque mantenuto sotto il regime autorizzatorio e di controllo del Servizio Sanitario Nazionale, dall’altro è sempre più caratterizzato da processi di liberalizzazione e da logiche concorrenziali che garantiscono il mantenimento sia della qualità del servizio che degli effetti positivi sui prezzi pagati dai cittadini.
Personalmente ritengo che una privatizzazione della proprietà delle farmacie comunali, comportando uno stimolo ai meccanismi della concorrenza, potrà avere effetti economici positivi sia in termini di convenienza economica, sia in termini di miglioramento del servizio ai cittadini.
Dal punto di vista del rapporto rischi/benefici, non rientrando la gestione di farmacie tra i compiti strettamente connessi all’attività di un Comune, la scelta di procedere alla cessione della titolarità delle farmacie consentirà all’Ente di non proseguire nell’assunzione diretta del rischio imprenditoriale correlato ad un servizio di natura commerciale.
Con la volontà di garantire al meglio i lavoratori oggi dipendenti di FARMA.CER SPA, nella proposta di delibera sottoposta al voto del Consiglio comunale sono stabiliti anche gli indirizzi ed i criteri che, nel regolare la cessione, dovranno garantire la più ampia tutela dei lavoratori attualmente in forza alla società comunale, anche attraverso l’attivazione della procedura di informazione e consultazione sindacale prevista dall’art. 47 della L. n. 428/1990.
=-=-=-=-=-=-=-=
Ecco spiegate le motivazioni che oggi mi portano a chiedere al Consiglio comunale di votare a favore della dismissione delle licenze delle farmacie comunali, al fine di consentire al Comune di beneficiare di importanti risorse finanziarie da destinare ad opere pubbliche strategiche e prioritarie per la nostra comunità ed il territorio, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica.
Post A Reply