Costretti a vendere le farmacie comunali a causa del patto di stabilità

In queste settimane successive alle ultime 2 manovre estive del Governo sono e siamo rimasti concentrati su quali provvedimenti adottare per garantire il rispetto del Patto di Stabilità per il prossimo anno, a seguito degli ulteriori pesi posti in capo ai Comuni.

Dopo aver scandagliato ogni possibile soluzione che consenta di non sforare il Patto – perverso strumento di finanza pubblica – l’unica soluzione percorribile che è emersa è la vendita delle licenze delle farmacie comunali. L’Amministrazione, quindi, sta ora elaborando una proposta, da discutere in sede di Consiglio Comunale, per la cessione a privati delle licenze delle due farmacie comunali.

Questo è quanto ho annunciato con l’Assessore alle Aziende Partecipate Emanuele Vendramini, durante la seduta di mercoledì della Commissione Consiliare Bilancio e Affari Istituzionali (alla quale è intervenuto anche il Presidente di Farma.cer., Primiano Di Paolo, per presentare i dati del bilancio 2010 della partecipata).

È bene precisare che a cambiare sarà solo la proprietà delle farmacie: si potrà continuare ad usufruire dei servizi in quanto le farmacie non verranno chiuse.

Con questa decisione miriamo a “sterilizzare” i pesanti effetti del Patto di Stabilità, consentendo per il prossimo anno sia i pagamenti delle opere pubbliche in corso di completamento che quelli relativi agli interventi programmati per il 2012.

Il Comune ha già in cassa tutti i soldi necessari per completare i pagamenti, ma il meccanismo perverso del Patto di Stabilità impone di dimostrare di avere, nell’anno stesso in cui si devono saldare le fatture, entrate pari ai pagamenti da effettuare. Un sistema che ci pone su una strada senza uscita se si vuole il rispetto del Patto: o si bloccano le opere e si fanno aumentare le risorse accantonate in Banca d’Italia (peraltro a tasso zero), o si dismettono beni di proprietà per creare nuovi flussi di entrata.

La vendita delle licenze consentirebbe quindi di effettuare i pagamenti relativi a varie opere pubbliche in corso: dalla ex Filanda dedicata ai servizi per gli anziani e le famiglie alle nuove case comunali di via Pietro da Cernusco, dalla riqualificazione di piscine, tribune e spogliatoi del centro sportivo di via Buonarroti al recupero dell’edificio ex-Cariplo (che ospiterà alloggi comunali ed un centro diurno integrato per anziani). Con le nuove opere pubbliche che andiamo a realizzare incrementiamo il patrimonio comunale di un valore di molto superiore a quello che siamo costretti a dismettere cedendo le licenze delle farmacie. E lo ribadisco: siamo costretti a una scelta del genere per obbedire a un norma assurda che ignora completamente la situazione virtuosa dei bilanci di enti che come il nostro hanno già in cassa i fondi per pagare i lavori che appaltano: quando si decide di realizzare un’opera i fondi per coprire i costi sono tutti a bilancio; al Governo però non basta più che garantiamo la copertura delle spese per le opere.

La scelta – deve essere chiaro a tutti – è dettata da ragioni straordinarie e di emergenza a seguito degli ultimi provvedimenti governativi che hanno ancora una volta colpito i Comuni: il bilancio del nostro Comune è e resta sano e questa scelta non è dettata dalla necessità di avere risorse per fare qualcosa di nuovo. Il paradosso è proprio questo: per pagare quanto abbiamo deciso di realizzare e per il quale già abbiamo da parte i soldi necessari per i pagamenti, di fatto dobbiamo tirar fuori nuove risorse.

Il flusso di cassa stimato che si potrebbe generare dalla cessione si attesta intorno ai 5 milioni di euro, che consentono da un lato di sbloccare i pagamenti e dall’altro di appostare fondi per la realizzazione del primo lotto del nuovo polo scolastico ad est della città, senza aggravare i bilanci dei prossimi esercizi.

Mettiamo sul mercato un’azienda che funziona e che ha i conti in ordine, non certo un carrozzone; e questo grazie al lavoro condotto in questi 4 anni dagli Assessori (Emanuele Vendramini e prima di lui Paolo Della Cagnoletta) e dai membri del Consiglio di Amministrazione – oltre che dei dipendenti – che se ne sono occupati, che hanno saputo svolgere un buon lavoro di riassesto dei conti.

La proposta che presenteremo al Consiglio comunale indicherà anche le linee di indirizzo da seguire per la più ampia tutela degli attuali dipendenti; ieri sera, insieme all’Assessore Vendramini, ho comunicato personalmente ai lavoratori la sofferta decisione che abbiamo preso. E – credetemi – non è stato bello doverlo fare. Ma era doveroso che lo facessi personalmente, con la mia faccia e la mia voce.

La parola ora passa al Consiglio Comunale che dovrà deliberare la cessione.

Da parte mia avverto tutto il peso di questa sofferta decisione, che non avrei e non avremmo preso se delle norme illogiche non ci avrebbero costretto.

Ieri sera, dopo l’incontro con i lavoratori Farma.cer., su Facebook ho scritto che “A volte è proprio difficile essere Sindaco… Ci sono scelte difficili e dolorose da compiere… Ne avverto tutto il peso :-(.” Ecco: mi riferivo a questa vicenda. E la sensazione oggi è ancora la stessa.

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Eugenio

2 Comments

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  • ma nessuno controlla i flussi di cassa nel tuo comune ? se si, questo qualcuno come aveva previsto di coprire( x il patto) le opere messe in cantiere, fermo restando che le regole del patto di stabilità sono vigenti da qualche anno?
    E poi ,vista la situazione di rischio, chi ha deciso di fare le opere tutte insieme ? La giunta o Tremonti ?
    La fregola da campagna elettorale ti farà prendere questa ed altre decisioni amare….
    La decisione a mio avviso può essere anche accettata, le motivazioni che scrivi sono assolutamenti risibili. A volte davvero credo che alla propaganda andrebbe anteposta un pò di onestà intellettuale…che a mio avviso hai un pò perso strada facendo

    paolo 11 anni ago Reply


    • Il Patto di Stabilità è cambiato 5 volte in 3 anni… ed è stato declinato in una ventina di modi diversi nell'ultimo decennio. È sempre stato complesso fare programmazione a medio-lungo termine con regole in contunua modificazione. I flussi programmati – se non ci fossero stati gli aggravi dei Decreti 98/11 e 138/11 – sarebbe stato meno complesso ottenerli.
      Le opere sono state approvate e cantierizzare nell'ultimo triennio (una, quella dell'ex centro Cariplo, risale al Contratto di Quartiere avviato da chi mi ha preceduto).
      I problemi con il Patto sono oggetto di denuncia da parte dei Comuni ormai da diverso tempo.
      Tra il restare a fare il "passacarte" e assumermi il rischio di dare alla mia città nuove opere e servizi, preferisco senza dubbio la seconda opzione. Ed è quello che ho scelto di fare anche in questa vicenda.
      La fregola della campagna elettorale – a detta di alcuni – avrebbe dovuto suggerirmi di non porre in vendita le licenze delle farmacie…
      Quanto all'onestà intellettuale, ognuno giudichi come vuole.

      Eugenio Comincini 11 anni ago Reply


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