Questa mattina si sono tenute anche nella nostra città le celebrazioni a ricordo del 67° anniversario della Liberazione.
Molto partecipato il corteo che – come tradizione – dopo la messa si è snodato per le vie del centro per giungere al Monunento ai Caduti e al cippo di Viale Assunta che ricorda l’eccidio fascista nel quale vennero uccisi i partigiani cernuschesi Cesare Riboldi e Luigi Matavelli; qui si sono tenuti i discorsi ufficiali ed è stata inaugurata una targa commemorativa del monumento a ricordo di Riboldi e Mattavelli, donata dalla locale sezione dell’ANPI.
Di seguito il mio intervento:
Autorità civili e militari, Associazioni partigiane, combattentistiche e d’arma, concittadini;
in questa giornata in cui ricordiamo con commozione il 67° anniversario della Liberazione dal nazifascismo e nella quale manifestiamo la riconoscenza della nostra comunità nei confronti di quanti hanno sacrificato la vita nella lotta per la liberazione del nostro Paese, rendiamo il nostro tradizionale omaggio a Cesare Riboldi e Luigi Mattavelli, uccisi dai fascisti all’alba dell’insurrezione popolare che portò alla Liberazione.
Furono l’aspettativa ideale e la concreta volontà di costruire un futuro migliore a ispirare le decisioni dei soldati e dei cittadini italiani che, all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre, scelsero di reagire mettendo a repentaglio la propria vita e la propria famiglia.
Insieme a Riboldi e a Mattavelli voglio ricordare oggi anche altri nostri concittadini armati di quegli ideali e di quella volontà: Quinto Calloni, Giuseppe Comi – che ci ha purtroppo lasciato solo qualche mese fa –, Felicino Frigerio, Lino Penati, Angelo Ratti, Ennio Sala, Pierino Tremolada, Giovanni Vanoli, don Secondo Marelli e Roberto Camerani (che ha vissuto in prima persona la tragedia dei lager nazisti).
La Costituzione della Repubblica Italiana, che derivò da quegli avvenimenti storici e si ispirò anche a quella lotta e a quegli ideali, pose il suo fondamento nei valori della libertà, dell’eguaglianza, della solidarietà, della giustizia.
Valori che oggi, a distanza di più di 60 anni, è necessario ribadire e riscoprire con il massimo sforzo, di fronte a una crisi economica che attanaglia il nostro Paese e il nostro continente costringendoci a sacrifici dolorosi; soprattutto, però, di fronte alla crisi profonda che riguarda la nostra identità di cittadini.
La cronaca di queste settimane e di questi ultimi anni non risparmia notizie e vicende che – a prescindere dallo schieramento e dalle opinioni personali di ciascuno di noi – impongono interrogativi e riflessioni sul valore di concetti come la legalità, l’equità, la gestione della cosa pubblica.
Voglio fare mio un pensiero dell’ex Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, quando in uno dei tradizionali messaggi di fine anno disse che «i giovani non hanno bisogno di sermoni ma di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo». Parole pronunciate nel 1978, ma più attuali che mai.
Anche noi – seppur in maniera diversa –, come i nostri concittadini all’indomani della Liberazione, dobbiamo affrontare l’impegno di ricostruire un Paese. Ma le nostre macerie non sono quelle dei bombardamenti aerei; sono quelle prodotte dalla disonestà, dall’uso della cosa pubblica per l’arricchimento privato, dall’illegalità, dalla corruzione e dalla percezione dell’impunità di fronte alla legge ormai radicata anche nella vita e nei rapporti quotidiani delle persone.
La mia speranza ed il mio augurio, nel ricordare quest’anno la Liberazione, è che essa divenga il simbolo di un patto fra le generazioni e fra i cittadini che restituisca valore e importanza alle risorse morali e civili, ai talenti e alle idee che la parte migliore della nostra società sa ancora esprimere ad ogni livello.
Un patrimonio al quale la politica deve senza alcun indugio rivolgersi, se vuole recuperare la credibilità perduta in questi anni in cui la disonestà materiale e intellettuale hanno sporcato quello che era il luogo vitale per una società che si fonda sulla democrazia rappresentativa.
Non vedo altri luoghi, se non la politica e i partiti – insieme ai gruppi di reale impegno politico – nei quali essa si esplica, per ricostruire il tessuto civile, solidale e democratico della nostra società. La politica dove trovano spazio le mediazioni, i dibattiti e le sintesi e non quella della demagogia di piazza e dell’ideologia che la Storia ha archiviato come l’esperienza di un passato di tragedie e di sofferenze. La politica della seria riflessione e non quella del continuo inutile borbottio. La politica della coerente e seria assunzione di responsabilità e non quella del “tanto peggio, tanto meglio”.
Ripartiamo dunque dalla nostra Costituzione; dalla legge fondamentale che porta in sé lo spirito e gli ideali della lotta di Liberazione dal nazifascismo che oggi ricordiamo. Uno spirito e un’ideale nel quale anche le nostre generazioni possono ritrovare la speranza con cui affrontare il loro futuro.
Buon 25 Aprile a tutti!
1 Comment
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Complimenti a Eugenio. Un discorso chiaro ed efficace, che va dritto ai problemi etico/politici dell’Italia di oggi e all’impegno per un loro superamento.
Ernestina Galimberti 11 anni ago
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