Poco più di un anno fa, ad inizio 2012, mi veniva chiesto di mettere a disposizione per un tempo limitato uno spazio pubblico attrezzato per accogliere alcune famiglie Rom con bambini piccoli, che erano state sgomberate da un campo abusivo a Segrate. Nonostante fossimo in campagna elettorale, comprendendo la situazione di difficoltà e disagio, acconsentii perché le famiglie potessero installarsi nello spazio recintato dell’area feste di Villa Fiorita, in zona industriale, uno spazio attrezzato che occasionalmente già ha accolto giostrai. Mi venne assicurato che nel giro di pochi mesi, comunque entro l’estate 2012, le famiglie sarebbero state sistemate diversamente e l’area sarebbe stata abbandonata, garantendo che dello spazio messo a disposizione sarebbe stato fatto un uso corretto.
A distanza di più di un anno le famiglie non hanno trovato alcuna altra sistemazione e continuano a stazionare nell’area feste di Villa Fiorita. I bambini frequentano le scuole a Pioltello.
In questo anno la situazione di queste famiglie non è stata risolta.
Mercoledì 6 marzo ho firmato l’ordinanza di sgombero: l’area deve essere liberata al più presto.
Assicuro chi legge che non sono impazzito e neppure che alcuno ha traviato la mia coscienza… Invito a proseguire sino alla fine la lettura del post.
In questo anno abbondante ho più volte chiesto a chi ha seguito queste famiglie quando si sarebbe conclusa l’ospitalità: mi sono sempre state rappresentate occasioni di sistemazione che però, puntualmente, non si sono mai concretizzate. Ho pazientato. Controlli eseguiti nel mese scorso hanno però messo in luce alcuni fatti gravi: la struttura interna all’area feste di Villa Fiorita è stata danneggiata e manomessa. Chi è stato ospitato sull’area pubblica è entrato nell’edificio – scardinando gli infissi – per attaccarsi abusivamente e per un tempo indefinito alla corrente elettrica. Tra gli ospiti nell’area c’è stato chi – necessitando di pulire indumenti e vestiario e non avendo a disposizione una lavatrice – ha distrutto il sifone di una lavabo per consentire all’acqua di sgorgare copiosa in un catino posizionato sotto il lavandino, in modo che l’acqua, per precipitazione, consentisse un’azione lavatrice degli indumenti sottostanti. Lascio immaginare l’acqua consumata e la condizione nella quale si trova lo stabile… A ciò si aggiungono danneggiamenti nelle strutture dei bagni.
Eugenio Comincini ha una coscienza che sa ben comprendere le difficoltà delle persone, ma è anche Sindaco ed ha chiaro che tra i propri compiti vi sia anche quello di tutelare il patrimonio comunale e far rispettare le norme. Di qui, non senza umana e cristiana sofferenza, la decisione di firmare l’ordinanza di sgombero, giacché chi ha finora seguito queste famiglie non è stato in grado di trovare soluzioni alternative, non è stato in grado di sorvegliare adeguatamente il loro comportamento e non è in grado di prospettare un termine certo a questa esperienza.
Oltretutto, in questo anno ho registrato a più riprese le lamentele di alcune aziende, anche importanti, che hanno sede nei pressi dell’area interessata: comprendo che non sia un bel biglietto da visita ricevere clienti davanti a quello che per molti – a torto – è sbrigativamente un accampamento Rom. In questo anno, a queste aziende, ho chiesto di avere pazienza, che si trattava di una situazione temporanea e che presto tutto sarebbe tornato alla normalità.
Nella giornata di sabato 9 marzo sono stato raggiunto da molti sms inviatemi da numeri a me non noti, quasi tutti privi di firma e quando firmati provenienti da persone che non conosco, nei quali si ripete, a mo’ di litania, “Ferma lo sgombero bambini Rom da Villa Fiorita!”. Se c’è una cosa che non sopporto è l’ipocrisia e le vigliaccate che cercano di prenderti il cuore con i finti moralismi…
Ho tuttavia riflettuto sulla situazione ed ho deciso di procedere in questo modo: ho fatto sospendere l’ordinanza di sgombero per 3 settimane, fino al giorno seguente il Lunedì dell’Angelo; invito tutte le persone che mi hanno inviato un sms perché fermassi lo sgombero dell’area ad attivarsi personalmente, come non hanno saputo fare in questo anno, affinché trovino una soluzione alternativa per queste famiglie; li invito anche a metterci dei soldi di tasca loro, per aiutarli, come ha sinora sempre fatto la persona che li ha portati da Segrate a Cernusco e li ha seguiti quasi quotidianamente, pur senza riuscire ad impedire gli abusi e a trovare altre soluzioni. Invito queste persone e chi altri in queste settimane hanno alzato la voce perché quelle famiglie potessero ancora stare lì dove sono, ad andare a chiedere agli imprenditori, alle parrocchie, ai loro amici di offrire una soluzione che ancora non è stata trovata. Oppure a prendersi in casa temporaneamente qualcuno degli interessati, almeno i bambini. Fino al 2 aprile c’è tempo per fare quello che queste persone dal cuore così sensibile non hanno saputo fare in un anno. Sono certo che questa forza d’animo che improvvisamente si è ridestata aiuterà a trovare la soluzione che serve e che la vicenda di queste ore possa risvegliare coscienze sopite o distratte da una anno.
Qualche considerazione finale:
- Perché il Comune “non ha fatto niente” per loro? Il Comune ha fatto più di quanto doveva: ha messo a disposizione uno spazio pubblico attrezzato (che ora è stato danneggiato): le famiglie ospitate non sono residenti a Cernusco e quindi non sono i nostri servizi sociali che devono farsi carico della loro difficile situazione. Il Comune non è un ente di assistenza: offre anche assistenza, ma solo ai soggetti titolati.
- Il Comune non può offrire temporaneamente un altro spazio? Se anche sorvolassi sul comportamento scorretto delle persone ospitate a Villa Fiorita, il Comune non ha un’altra area attrezzata con scarichi, allacci, ecc. Non possiamo confinare le persone in prati comunali non adatti e non conformi alle norme.
- Non c’è nessun atteggiamento razzista o menefreghista verso i Rom nella decisione di operare lo sgombero, ma solo l’obbligo di dover allontanare chi non è stato capace di fruire correttamente dell’ospitalità offerta.
- Per aiutare le persone in difficoltà non basta avere un cuore grande: bisogna saper costruire reali progetti di recupero; diversamente si rischia di fare danni e acuire le sofferenze.
- In più, per operare con famiglie Rom e con il mondo Rom (e in genere con la grave emarginazione) bisogna avere competenze e strumenti adeguati, non serve improvvisarsi “salvatori” degli ultimi.
- È troppo comodo fare quelli col cuore grande, che si fanno carico delle sofferenze degli ultimi, per poi – incapaci di risolvere la situazione – scaricare i problemi sul Comune, facendo passare il Sindaco per un cattivone senza cuore che non si cura dei bambini che finirebbero in mezzo ad una strada.
- L’assistenzialismo non è la via per salvare chi è in difficoltà: se non si è capaci di fare solidarietà in maniera corretta, costruendo reti di aiuto e coinvolgendo altri soggetti in progetti concreti, meglio lasciar perdere, o se proprio non si riesce a fare a meno di occuparsi di questi casi difficili, lo si faccia senza rovesciare su altri le difficoltà e le proprie incapacità.
- Come ci ricorda il Vangelo, i poveri saranno sempre con noi: anche il Comune fa la sua parte, insieme ad altre istituzioni cittadine, ad associazioni di volontariato e cittadini sensibili a questi temi: facciamo molto, ma sappiamo che non possiamo arrivare a tutti, non siamo nella condizione di risolvere i problemi di tutti. I poveri restano fra noi per risvegliare la coscienza di ciascuno a rendersi attenti a queste persone e ai loro problemi e – ove possibile – farsi carico delle soluzioni. C’è spazio per l’impegno e l’azione di tutti, non per pretendere che siano sempre gli stessi a trovare soluzioni.
Da ultimo faccio anch’io un ultimo appello perché si trovi una sistemazione adeguata per i due nuclei familiari ancora ospitati a Villa Fiorita, si offra un lavoro ai capifamiglia, si accompagnino i bambini in un percorso di crescita inclusivo. Chi volesse offrire una soluzione può contattare direttamente Giuseppe Colombo che in questo anno si è occupato delle famiglie, portandole a Cernusco, oppure la mia segreteria (02 92 78 1), che poi metterà in relazione con Giuseppe Colombo stesso. C’è tempo fino al 2 aprile. Non mi si può chiedere di più.
3 Comments
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Grazie Signor Sindaco per le appassionate precisazioni,colgo l’auspicio della possibilità di una soluzione positiva, entro il prossimo due aprile. Se ben ricordo ben cinque furono le famiglie a suo tempo accolte con la soluzione “Giuseppe Colombo” dallo “sgombero” della vicina Pioltello: tre famiglie hanno trovato una qualche sistemazione utile, ne mancano ancora due …
Che la sospensione dell’ordinanza generi un piccolo miracolo di solidarietà, senza attendere l’elezione di un nuovo Papa, Rom.
Con affetto
Alessandro Sperati
Alessandro Sperati 11 anni ago
Il Comune non necessariamente ha il compito di attuare a sue spese tutte le azioni di sostegno, ma ha sicuramente il compito di coordinamento e supervisione.
Nel preciso istante in cui il Comune ha deciso di offrire uno spazio doveva assumersi la responsabilità del progetto.
E qui aveva due possibilità: o era sicuro che la struttura, l’organizzazione e le persone che avevano chiesto lo spazio al Comune avessero le competenze/conoscenze/risorse necessarie per affrontare il compito e con loro stipulare un progetto/convenzione/protocollo di intesa definendo quale era progetto, le responsabilità chi faceva cosa etc.
Oppure riteneva che queste persone/organizzazioni non ne avessero le competenze/capacita’, o per usare le sue stesse parole:
“In più, per operare con famiglie Rom e con il mondo Rom (e in genere con la grave emarginazione) bisogna avere competenze e strumenti adeguati, non serve improvvisarsi “salvatori” degli ultimi.”
Se questa era la situazione allora doveva affidare la responsabilità del progetto o alla struttura comunale (Servizi Sociali) o/e se questa non aveva capacita’ e/o risorse adeguate avrebbe dovuto convocare un tavolo con i vari soggetti del pubblico/privato sociale del territorio per iniziare una discussione su come affrontare la situazione e su come costruire un processo di soluzione.
Ti tutto poteva fare, tranne che stare a guardare sperando in una soluzione… prodotta da altri.
Andrea Couvert 11 anni ago
Non sorretto dalla carità cristiana di sindaco e di sandro sperati, vorrei anche aggiungere una cosina che forse il sindaco (un pò ?) pensa ma non può dire….
i progetti di sostegno ai bisognosi occorrerebbe implementarli su persone che quantomeno dimostrino una certa volontà a rispettare i canoni e le regole della nostra società (canoni e regole che piacciano o meno, ci sono, e vanno da tutti rispettati)
persone invece che decidono per libera scelta e per la loro libera cultura di vivere “senza regole ” ovvero senza una fissa dimora,senza un domicilio, senza un lavoro degno di questo nome,senza una mutua,senza una cassa previdenziale, senza una posizione fiscale e persistono nella loro scelta senza alcuna voglia di cambiare, vanno solo aiutati a trovare un campeggio regolare per le loro roulotte dove avranno modo di imparare alcune regole basilari, pilastri della nostra civiltà : il rispetto del bene comune, il rispetto della proprietà privata.
Per farla breve occorrerebbe dire che una comunità si deve accollare l’aiuto di chi si trova in difficoltà, ma non può accollarsi il sostentamento di scelte di vita tanto consapevoli quanto bizzarre
paolo 11 anni ago
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