Cosa ci insegnano le morti di Attanasio e Iacovacci

Sono rientrati in Italia avvolti dal Tricolore i corpi dell’Ambasciatore Luca Attanasio e del Carabiniere Vittorio Iacovacci uccisi tragicamente in Congo.

In questi due giorni il mio pensiero è corso spesso a questi due giovani servitori dello Stato morti ingiustamente mentre svolgevano le loro funzioni.

C’è un aspetto sul quale indugio e mi fa riflettere. L’Ambasciatore Attanasio – da quanto ho letto e da quanto mi è stato riferito – non si è fermato a rappresentare l’Italia in Congo e ad essere riferimento per i nostri connazionali presenti nel Paese africano: ha voluto farsi prossimo e parte attiva, con la moglie, per aiutare le popolazioni locali, in particolare i bambini più poveri. La sua formazione cristiana ha certamente inciso in questo suo modo di interpretare il proprio ruolo istituzionale. Essere sale ed essere luce non comportano attenzioni dei media o essere protagonisti sulla scena: ma quando si muore viene disvelato il sapore che hai dato alla vita tua e degli altri, la luce che hai fatto brillare sull’esistenza tua e degli altri. Il Carabiniere Iacovacci avrebbe fatto scudo con il proprio corpo all’Ambasciatore, cadendo per primo. Un sacrificio che, ancorché non sia servito a salvare la vita del diplomatico, dice di un gesto di coraggio altissimo, dice di come essere fedele sino in fondo alla propria difficile missione.

Siamo circondati da persone che in modo silenzioso rappresentano esempi altissimi di impegno, esempi che raccontano come ci siano modi alti di rappresentare le istituzioni e svolgere il proprio servizio, esempi ai quali ispirare le proprie azioni. A volte bisogna cercarli questi esempi; altre volte è la cronaca che ci impone di guardare con onestà alla tragica bellezza di queste persone impegnate in modo nobile. E che, paradossalmente, in questo mondo non è vero che tutto sia uguale e che tutto sia disastroso.

Un’ultima considerazione. Probabilmente abbiamo sentito e letto di più sul Congo e sull’Africa in queste ultime 48 ore che non in tutti gli anni precedenti… Nel nostro sistema di informazione è difficile avere spaccati lucidi e reali di un mondo straordinario come l’Africa: bisogna andare a cercarsi sulla stampa specializzata, o missionaria, le info che non ci vengono date da TV e giornali. Eppure conoscere anche ciò che accade in quelle realtà, avere maggiore coscienza di quelle storie difficili, aiuterebbe quei popoli e le persone che in quei Paesi sono impegnate a vario titolo, a poter avere maggiore speranza nel domani. Perché non si sentirebbero dimenticati.

Queste due morti ci insegnano molte cose. Avremmo volentieri fatto a meno di dover asciugare le lacrime dei loro familiari e amici, ma il modo con il quale ci hanno lasciato ci insegna tanto. Non lasciamo che il loro sacrificio sia vano.

Eugenio

Post A Reply