Sul Corriere della Sera di oggi un’interessante riflessione sulla società italiana di oggi, o meglio, sugli italiani di oggi; sulle domande che si fanno le persone che ancora credono al civismo, che pensano che il senso civico sia ancora un valore, che credono che non ci si debba cannibalizzare “per ottenere un posticino al sole”. Persone che a volte si chiedono se valga la pena vivere in modo corretto.
Domande che anche io mi sono posto più volte; da tre anni anche nella veste di Sindaco. Il ruolo che ricopro mi fa ancora più mettere a fuoco l’attenzione verso il non rispetto delle regole da parte di tante persone, verso la ricerca di scorciatoie da parte dei più furbi, verso il bieco tentativo di alcuni di dileggiare chi si sforza di essere corretto.
Questo pezzo risarcisce in minima parte le persone che vivono “lottando come le formiche”.
Alice, nell’articolo di Giangiacomo Schiavi, si domanda se «pagano ancora il sacrificio, lo studio, la fatica in questo Paese».
Vorrei dire ad Alice: sì, sì, sì!!! Non darti per vinta! È fondamentale per tutti che non venga meno l’esempio delle “formiche”. Per usare un altro paragone che ha a che fare con le formiche, se l’Italia diventasse tutta un Paese di cicale, chi mai la salverà?
E poi: pur nelle tante frustrazioni, pur nel piattume che ci circonda, c’è anche chi resta colpito – chi si lascia interrogare – da un atteggiamento diverso, ormai quasi rivoluzionario, che è quello del saper vivere da persone corrette, da persone normali, che hanno ancora il senso dell’impegno e della responsabilità, che sanno gustarne il sapore. Gli esempi (positivi, si intende), a volte sanno trascinare. Se mancassero, sarebbe la fine di ogni speranza.
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