Le elezioni, il buon giorno e quello che c’è da fare (per restare in paradiso)

Mentre ritornavo in Comune a Cernusco per il nostro Coniglio comunale (ach, proprio ieri sera…) dopo aver assistito al Teatro Elfo-Puccini alla prima conferenza stampa di Giuliano Pisapia, nuovo Sindaco dei milanesi, riflettevo su come sia bella e affascinante la Democrazia, di quali gioie e sofferenze ti faccia vivere! E pensare che per il centrosinistra, dal 2008 a pochi mesi fa, sembrava suonare il de profundis… E giù a dire che B. è imbattibile perché ha rimbambito gli italiani con le sue TV e scemenze del genere… Evidentemente non era così. E dall’inferno si è passati nel giro di poco tempo al paradiso! Vedere la Democrazia funzionare, vedere come i cittadini scelgono alternativamente candidati di schieramenti opposti, è decisamente salutare: fa dire che il sistema funziona e che (forse) sono le diverse persone che incarnano la Democrazia – o i modelli interpretativi che si applicano – che qualche volta non sono all’altezza dei ruoli, delle interpretazioni e delle attese dei cittadini.

Oggi è davvero un buon giorno, non solo per Milano, ma pure per molte città italiane, per una fetta importante degli italiani e della politica italiana stessa.

Tra lo stare all’inferno e lo stare in paradiso – politicamente parlando – non c’è dubbio che sia meglio la seconda ipotesi. Come restarci il più a lungo possibile? Le ultime elezioni (e la loro preparazione) ci danno qualche utile consiglio.

Innanzitutto la scelta dei candidati: l’uso delle primarie comincia a portare i suoi buoni frutti. Bisogna continuare a crederci: hanno dimostrato che aprirsi all’elettorato fin dalla scelta di chi deve incarnare il progetto che si condivide è non solo apprezzato, ma premia. Basta quindi con gli accordi tra oligarchie partitiche, con le decisioni prese tra quattro gatti al caminetto. Come ha sostenuto Matteo Renzi nella sua intervista di oggi al Corriere, “sono i candidati che salvano i partiti, non viceversa. Gli elettori sono più avanti delle classi dirigenti, si sono fidati di Pisapia e, tra Lettieri e de Magistris, non hanno avuto dubbi”. Pertanto – e mi rivolgo ai dirigenti nazionali del PD – le primarie non cerchiamo di affossarle, per favore. Neppure per la scelta del candidato premier (quando sarà il momento di sceglierlo).

Quindi il programma che si propone ai cittadini: un programma, appunto, per i cittadini, che hanno bisogno di amministratori (e di politici) che si occupino dei loro problemi (che poi, se uno è normale e non abita sulla luna, sono anche i problemi degli stessi amministratori e politici che si propongono di guidare le comunità). Dai rifiuti di Napoli, alla sicurezza, delle periferie di Milano al traffico e inquinamento, i cittadini si aspettano di vedere ricette concrete. E giustamente, prima di scegliere cosa mangiare, confrontano gli ingredienti. Parlare dei problemi veri e non gettare paure addosso ai cittadini, o distrarli con altri argomenti che nulla hanno a che fare con la loro (e nostra) vita reale, è uno degli elementi del successo.

Poi le alleanze: basta farci le menate sull’allargamento al Terzo Polo! È stato dimostrato che non serve. E al di là della dimostrazione matematica, io – politicamente parlando – non ho ancora compreso come si possa volere amoreggiare con una mantide religiosa… Già, perché volersi alleare con chi ci vuole contendere la guida del Paese non può voler dire altro che fare la fine che fanno gli amanti di quell’insetto… Noi e il Terzo Polo siamo alternativi e in futuro, spero a breve, ci confronteremo per guidare l’Italia, le Regioni, le Provincie e i Comuni. Perché – non nascondiamocelo – sparito politicamente Berlusconi dallo scenario, non è che resterà molto di quel centrodestra che si è inventato… E lo spazio lasciato vuoto chi lo riempirà se non Fini e Casini? Loro stanno lavorando ad un progetto diverso dal nostro, pur importante: ma hanno una strategia differente. Punto. Come ha scritto Pietro Raffa sul suo blog, “il nostro elettorato vuole un centrosinistra (senza trattino) unito. Vuole idee chiare, vuole una sinistra che non si vergogna di se stessa. Vuole il Pd come asse portante, accanto a SeL e Idv”. Ci vengono chieste serietà e credibilità: solo così si è davvero forti.

Infine – ma non meno importante – l’aver saputo coinvolgere i giovani, tanti, tantissimi giovani, che hanno fatto da supporter, da manovalanza, ma anche in molti casi sono stati coprotagonisti delle sfide e delle tante belle vittorie che il centrosinistra ha portato a casa. Non è questione né di giovanilismo né di rottamazione: è questione che o questo Paese dà un ruolo da protagonista a chi può interpretare il futuro del Paese stesso, o si massacrano le generazioni e si resta al palo.

Quando poi si è vinto occorre saper dimostrare di essere all’altezza del ruolo. Certamente, quando le vittorie scatenano un’ondata emotiva così forte, il peso che poggia sulle spalle dell’eletto è decisamente più consistente. Avere a che fare con la speranza delle persone è cosa delicatissima. Tradirne le attese è cosa pericolosissima. Chi ha vinto deve saper dare in breve tempo risposte concrete che trasformino la speranza di cambiamento in certezza di aver messo la propria fiducia in buone mani e di non aver vissuto solo un bel sogno. Va benissimo vincere così, alla grande, con entusiasmo e forti emozioni, ma poi, ragazzi, non perdiamoci in giochetti di equilibri, alchimie, sgambetti, ecc., perché gli elettori che hanno premiato i nostri colori ci farebbero una sonora pernacchia.

Una parola anche sul ruolo del Partito Democratico. C’è chi ha sostenuto che esca sconfitto dalle elezioni perché gli eletti di Milano e Napoli non sono targati PD. Non sono assolutamente d’accordo. A prescindere dai positivi e importanti risultati targati PD (Torino e Bologna su tutti), il PD è stato davvero protagonista di questa tornata elettorale. Ho visto il PD milanese uscire con le ossa rotte dalla competizione delle primarie che videro Pisapia prevalere su BOeri, fino ad arrivare alla soglia della lacerazione interna. Poi però il mio partito il lutto lo ha elaborato ed ha ingaggiato una battaglia per la campagna elettorale di Pisapia che mai si era vista fare. E chi ci ha creduto sono stati proprio i pidini locali, mica i big nazionali (per molti di loro la partita era persa…). È così che si fa! È così che si vince! Fatte le primarie e stabilito chi è arrivato primo, tutti sotto a lavorare per la vittoria. Forse è superfluo scriverlo, ma senza il totale e onesto appoggio del PD, col piffero che si vinceva a Milano! Senza nulla togliere a Giuliano Pisapia che ha fatto una campagna bellissima, intelligente, tutta giocata sui temi della città e dei bisogni dei milanesi. Il PD è davvero l’asse portante del centrosinistra. Sento quindi di dire grazie al PD di Milano e a Stefano Boeri, che ha fatto una generosa e bellissima campagna elettorale, premiato da oltre 12.000 preferenze personali.

Ora, in vista degli appuntamenti politico-elettorali futuri, non possiamo farci condizionare dalle diverse sindromi del passato, ma dobbiamo saper guardare con onestà al messaggio consegnatoci dagli elettori; già, perché i messaggi che emergono dal voto sono almeno 2, uno per B. ed uno per il centrosinistra: il primo è un avviso di sfratto e il secondo sono le regole per guidare bene la macchina. Il modo corretto – e sintetico – di interpretare questo messaggio l’ha scritto Pippo Civati sul suo blog (mettendo in guardia da pericolosi rischi): “personalmente, mi farei ispirare dagli elettori, mi farei consigliare da loro e rispetterei il senso del loro voto e delle loro aspettative. Gli elettori, in tutta la penisola, hanno chiesto discontinuità e che si aspettano una proposta di governo comprensibile e forte. Come hanno fatto a Milano ma anche a Napoli. Hanno chiesto di cambiare la politica, di dare maggiore respiro alle nostre scelte, di indicare una strada e di farlo con persone autorevoli e capaci”.

Ci è stata fatta un’apertura di credito enorme, non sciupiamola per favore. Ieri è stata un giornata bellissima. Facciamola durare a lungo.

(Ora vado, che mi aspettano i 18enni della città ai quali, in vista della Festa della Repubblica, consegno la Costituzione italiana: sono loro, il futuro del Paese, che devono conoscerla, apprezzarla e difenderla. per il bene della Democrazia.)

Eugenio

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