Carlo Maria Martini, uomo dell’Alleanza

Arcobaleno a Milano, 31 agosto 2012

Arcobaleno a Milano, 31 agosto 2012Questo pomeriggio, mentre rientravo con la famiglia dalle vacanze e le nuvole correvano veloci e si addensavano a nord, siamo stati informati della morte del cardinale Carlo Maria Martini. Appresa la notizia avrei voluto essere già a casa, per leggere quanto veniva scritto, per ascoltare quanto veniva detto, per riaprire e rileggere le pagine di qualche suo libro. Invece eravamo ancora lontani da Milano, sapendo che andavamo incontro alla pioggia. Stando al volante, non ho potuto far altro che meglio ricordare (riportare al cuore) tanti suoi insegnamenti, incontri, scritti, riflessioni.

Arrivato alle porte di Milano la pioggia ha cominciato a cadere, prima intermittente, poi scrosciante.

Entrato in città dal casello autostradale di Melegnano, il sole ormai al tramonto ha cominciato a bucare le nuvole: e ad Oriente è apparso un arcobaleno magnifico; un arcobaleno visibile per intero, intenso nei colori; ad un tratto gli arcobaleni son diventati due. Raramente ho visto arcobaleni così belli.

Sì, lo so, può sembrare banale e chissà in quanti altri lo avranno detto e scritto: ma non ho potuto fare a meno di collegare quell’arcobaleno al cardinale Carlo Maria Martini.

Un dono di bellezza del cardinale dal cielo.

Un ponte per lui verso il paradiso.

Il segno dell’Alleanza tra Dio e gli uomini.

In questo Carlo Maria Martini è stato autentico maestro e testimone: la vita sulla terra e la fede nel Dio che sta nei cieli non sono azioni e momenti separati, ma condizioni che vanno tenute unite. La sua lettura della Parola è sempre stata tesa a dimostrare che la gustosa meditazione orante può e deve avere una ricaduta nella vita, nella propria vita. La sua attenzione verso la riflessione dei non credenti ha dimostrato che il dialogo va predicato ma anche ricercato concretamente. La sua attenzione verso le altre chiese cristiane ha permesso all’ecumenismo di fare effettivi passi avanti. La sua considerazione per l’ebraismo ha fatto conoscere e approfondire le radici della fede. Il suo interesse per la polis ha dato significativi contributi alla riflessione su alcuni importanti problemi sociali e del vivere comune, consentendo di gettare nel campo della Chiesa il seme di prospettive e approcci nuovi. La sua capacità di pensare e far pensare, inquietarsi e inquietare hanno accompagnato nella crescita umana e spirituale molti credenti e non credenti.

Le sue “innovatrici iniziative pastorali” (come le ha definite padre Raffaele Lombardi, portavoce della Santa Sede, gesuita come Martini) hanno consentito di testimoniare e trasmettere un modello di Chiesa diverso da quello al quale siamo abituati. Quando il tuo vescovo ti dice che di fronte alla marginalizzazione della Chiesa non bisogna ad ogni costo voler tornare ad essere “forza rilevante della società” ma che occorre “riconoscere con serenità il proprio ruolo di piccolo gregge” per essere davvero lievito nella società; quando ti dice che le comunità cristiane d’appartenenza devono diventare “comunità alternative” che sanno agire come il lievito; quando sa farti uscire di casa la sera per andare alla “scuola della parola” e ti sembra, ascoltandolo, che fino ad allora non hai capito nulla della fede; quando il tuo vescovo di dice queste cose e vedi che le pratica lui per primo, beh, qualche domanda te la poni. Non solo sul tuo vescovo, ma sulla tua fede e la tua Chiesa. Sulla tua vita.

Eccolo il senso dell’esistenza di Carlo Maria Martini: suscitare una sana inquietudine, invitare a pensare, far emergere domande e interrogativi, sia in chi ha fede sia in chi ne è lontano: la possibilità di tenere insieme il cielo e la terra passa proprio da questa capacità di non stare fermi e convinti sulle proprie posizioni – quasi che tutto sia già definito e garantito – ma nel muoversi verso l’altro per poter progredire insieme oltre, accogliendo anche la visione che non ci è propria. Del resto Carlo Maria Martini ha sempre predicato e insistito sul valore comunitario dell’esperienza di fede; e in una comunità (religiosa o civile che sia) il dialogo, l’accettazione, l’apertura sono fondamentali per evitare ghettizzazioni e sclerotizzazioni o – peggio ancora – implosioni.

Per nessun altro cardinale o vescovo sono stati dedicati spazi, titoli, aperture come quelli che oggi e domani hanno visto e vedranno Carlo Maria Martini ricordato ed omaggiato; è accaduto solo per il papa Giovanni Paolo II. Se le merita tutte queste attenzioni! Fa sorridere che tutto ciò accada proprio a lui, uomo schivo, uomo del silenzio, dello studio, della meditazione, della contemplazione, chiamato da Giovanni Paolo II a ricoprire il ruolo di arcivescovo di Milano, accettato solo in virtù di quell’obbedienza che i gesuiti devono ai papi.

In questi giorni, in vista del suo funerale, avremo modo di rileggere la sua vita, le sue tappe fondamentali e il contributo che ha saputo dare alla riflessione sull’uomo.

Una vita della quale è stato certamente contento, intensa come l’arcobaleno di questa sera.

Un vita straordinaria la sua, come accade a pochi. Come accade ai santi.

 

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Eugenio

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