Poco fa, di rientro da un impegno, mi muovo dal parcheggio cittadino dove avevo lasciato l’auto e uscendo trovo una macchina parcheggiata sulla corsia di accesso e uscita; mi fermo, mi volto e ricontrollo che la pressoché totalità del parcheggio è vuota… Mi rivolto e arriva proprio in quel momento il proprietario dell’auto in sosta vietata. Abbasso il finestrino e mi rivolgo alla persona:
– “Mi scusi: sa che non si può parcheggiare sulla corsia di accesso al parcheggio?”
– “Ma a lei cosa gliene frega?”
– “Mi perdoni, ma il parcheggio è vuoto: poteva sistemare là la sua auto e non avrebbe dato intralcio: se passasse la Polizia Locale, poi, prenderebbe una multa che avrebbe potuto evitare…”
– “Ma lei chi è? Perché non si fa gli affari suoi?”
– “Sono il Sindaco…”
– “Ma mi lasci in pace! Ho già abbastanza problemi! Ma vaffambagno!”
Sbatte la porta e se ne va…
Da questa surreale vicenda (né la prima, né l’ultima di questo tipo…) voglio condividere una riflessione.
Una fetta delle problematiche che affliggono una comunità potrebbe scomparire se ciascuno di noi accettasse con serenità e semplicità le regole della convivenza civile (e della buona educazione).
Quanto tempo, energie e risorse vengono sprecate dalle Pubbliche Amministrazioni per correre dietro a chi non accetta le regole della convivenza civile? a chi deturpa spazi e beni pubblici? a chi vìola le norme? a chi pensa di poterla sempre fare franca? a chi crede di essere il padrone di tutto e di tutti?
Sai che spending review si farebbe se ciascuno avesse maggiore consapevolezza di tutto ciò!
Bisogna prendere coscienza che una parte dei problemi che affliggono l’Italia sono insiti nella nostra indole, nel nostro modo di rapportarci alla dimensione comunitaria, nel nostro senso civico. Su questi temi c’è un sacco da lavorare: famiglie, scuole, istituzioni.
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