Oggi si sono tenute in città le cerimonie per celebrare il IV Novembre, anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale, Giorno dell’Unità nazionale e Giornata delle Forze Armate.
Come tradizione dopo la messa celebrata per commemorare i caduti di tutte le guerre si è svolto il corteo fino al Monumento ai Caduti in piazza Martiri della Libertà, dove – dopo l’alzabandiera e il silenzio – ho tenuto il discorso commemorativo.
In questo 2015 sono ricorsi i 100 anni dall’ingresso dell’Italia nella Grande Guerra (24 maggio 1915) e i 70 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale (8 maggio 1945).
In occasione del centenario della Grande Guerra ho proposto alle scuole secondarie inferiori di effettuare un “viaggio della memoria” in alcuni dei luoghi che hanno caratterizzato il primo conflitto mondiale.
Qui di seguito il testo del mio discorso.
Rivolgo un caloroso saluto alle autorità militari e civili presenti, ai rappresentanti delle Forze dell’Ordine, alle Associazioni d’Arma e a tutti i cittadini intervenuti.
Oggi ricordiamo il 97° anniversario della vittoria nella Grande Guerra e con essa celebriamo il Giorno dell’Unità Nazionale e la Giornata delle Forze Armate.
La commemorazione del 4 novembre è da sempre occasione di ritrovo e memoria. Ritrovo per riuscire a riconoscere ancora oggi l’Unità del nostro Paese, in un tempo in cui la democrazia e i valori di Pace e rispetto dell’altro forse si danno troppo per scontati. Memoria per non dimenticare che, se oggi possiamo liberamente esprimere le nostre idee e vivere in un Paese in cui le guerre sono un ricordo doloroso o lontano, è anche e soprattutto grazie ai tanti giovani che si sono battuti ed hanno dato la vita per difendere i valori di Pace e uguaglianza.
È passato ormai un secolo dal 24 maggio 1915, inizio per l’Italia della Grande Guerra; e sono trascorsi settant’anni dalla fine del secondo conflitto mondiale.
Quando l’Italia entrò nella prima Guerra Mondiale, Cernusco contava circa 7.000 abitanti ed era uno centri più popolosi dell’est milanese. Il paese di allora aveva visto nel primo quindicennio del Novecento sensibili trasformazioni in sintonia con quanto era avvenuto a livello nazionale, ma la crescita economica e sociale venne bruscamente interrotta dall’entrata in guerra dell’Italia.
L’immane tragedia del primo conflitto mondiale rappresentò una grave frattura nel corso della storia moderna: furono oltre 9 milioni le vittime perite nelle trincee d’Europa e altri 7 milioni di civili europei morirono per le conseguenze del conflitto; venne letteralmente persa un’intera generazione, in un duro scontro che portò ad un congelamento dello sviluppo economico. Il tributo dei cernuschesi alla Grande Guerra fu di 125 vittime: di questi una trentina morirono in ospedale, dodici in prigionia, sette a casa, tutti gli altri al fronte. I dispersi furono una decina.
Ricordiamo quest’oggi con rinnovata commozione tutte le vittime del primo conflitto mondiale: il sacrificio di tanti giovani chiamati alle armi e le sofferenze delle popolazioni civili coinvolte negli eventi bellici.
Ricordiamo con essi i caduti di tutte le guerre.
In occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale, con l’intento di voler fare doverosa memoria di quelle dolorose pagine di storia, ho chiesto alle dirigenti scolastiche dei due Istituti comprensivi della nostra città la disponibilità a voler dedicare a quella vicenda e alle sue pesanti conseguenze un’attenzione particolare; ho chiesto di proporre agli insegnanti e agli studenti delle classi terze della secondaria inferiore la possibilità di organizzare un viaggio della memoria in alcuni dei luoghi dove si combatté la Grande Guerra, con un percorso di approfondimento e studio coadiuvati anche dalla disponibilità di Bersaglieri e Alpini delle locali associazioni, non nuovi ad esperienze e testimonianze riferite a quel periodo storico. Le scuole hanno dato la loro disponibilità e nella prossima primavera alcune classi compiranno questo viaggio, dopo opportuni approfondimenti. Mi è sembrato così di poter al meglio onorare questo centenario, con l’intento di far meglio conoscere alle giovani generazioni quelle pagine di storia, intrise di sangue e angosce, dense di speranze e attese, costruite sulla vita di giovani e famiglie.
A settant’anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale è doveroso quest’oggi ricordare anche il ruolo dei militari italiani nella lotta di Liberazione. All’indomani dell’armistizio, nello sfacelo dell’Italia fascista, furono tantissimi i nostri soldati che dimostrarono sui campi di battaglia che la nostra Patria non era morta. Con la decisione consapevole di non cedere le armi e di combattere i tedeschi all’indomani del 8 settembre 1943, molti militari italiani tennero fede al giuramento fatto all’Italia. Erano giovani militari italiani che scelsero di combattere in divisa per la libertà, in quei momenti drammatici da cui è nata l’Italia libera.
Quest’oggi ricordiamo anche l’impegno dei militari italiani sul territorio nazionale e nel mondo.
Il nostro Paese ha offerto in questi anni un contributo rilevante alle missioni di pace, supportando il mantenimento della stabilità e delle condizioni di sicurezza in tante aree travagliate da conflitti, crisi e miseria; per questo impegno è stato pagato un prezzo altissimo, con nostri connazionali che vi hanno perso la vita: ad essi saremo sempre riconoscenti.
Come ha recentemente sostenuto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, «la comunità internazionale unanimemente riconosce ai nostri uomini e alle nostre donne in uniforme grande preparazione professionale, umana e straordinaria capacità di interazione con il tessuto sociale locale». Lo testimoniano il numero delle posizioni di comando nelle missioni internazionali in Libano, Kosovo e Somalia e la guida delle missioni europee nel Mediterraneo centrale e nell’oceano Indiano occidentale. Sono evidentemente molti gli ambiti di impegno dei nostri militari; fra questi c’è anche il servizio prestato dai fucilieri di marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ai quali anche la nostra comunità esprime vicinanza e sostegno, nella speranza che presto l’arbitrato internazionale in corso possa porre fine ad una vicenda complessa, dolorosa.
Quest’oggi dunque la nostra gratitudine si rivolge alle donne e agli uomini sui quali sappiamo di poter quotidianamente contare per tutelare la sicurezza in Italia e per sostenere la pace e la giustizia internazionale.
E la nostra vicinanza e riconoscenza va trasmessa anche alle loro famiglie, poiché condividono con loro il peso dei sacrifici e dei disagi che quella delicata professione comporta.
Grazie per il vostro impegno.
Viva le Forze Armate! Viva l’Italia!
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