Brevi considerazioni sui 2 centesimi da pagare per i sacchetti di frutta e verdura.
Dal 1° gennaio 2018 i sacchetti utilizzati per imbustare frutta, verdura, carni, pesce, ecc., devono essere biodegradabili e devono essere pagati dai consumatori. Costo medio: 2 centesimi di euro a sacchetto (0,02 cent.). La novità recepisce la direttiva europea 2015/720 volta a ridurre il consumo di sacchetti di plastica.
C’è chi si sta scandalizzando, chi grida al furto, chi parla di iniqua tassazione.
Mettiamo le cose in ordine.
I vecchi sacchetti sono (tra l’altro) i principali responsabili dell’inquinamento dei mari: non sono biodegradabili e costituiscono una minaccia ambientale.
Da sempre il consumatore paga i normali sacchetti della spesa (da qualche anno biodegradabili) chiesti alla cassa: costano mediamente 10 centesimi di euro (0,10 cent), ma nessuno si straccia le vesti parlando di “furto” e “iniqua tassazione”; per ritirare la spesa il consumatore può usare borse in stoffa, ma osservando alle casse dei supermercati o ai banchi dei negozi, sono ancora in pochi a farlo. Quindi si pagano i sacchetti senza problemi.
I nuovi sacchetti per frutta, verdura, carne sono biodegradabili, rispettano l’ambiente e possono essere riutilizzati per smaltire gli scarti alimentari (l’umido dei rifiuti).
Ci riempiamo spesso la bocca di parole legate alla tutela dell’ambiente, ma se un’azione tocca a noi – e soprattutto quell’azione ha un costo – allora ci si inalbera e ci si lamenta: dovremmo ripassare quotidianamente il principio di responsabilità…
Tenuto conto delle spese alimentari che facciamo, il costo medio per famiglia – ovvero il contributo a maggior tutela dell’ambiente – va da 3 a 10 euro l’anno: stiamo parlando di una cifra irrisoria, ben inferiore a quanto spendiamo alla cassa annualmente per i sacchetti della spesa (senza porci domande). Si tratta di un prezzo equo, tenuto conto delle finalità.
Ad ogni modo la circolare del Ministero dello Sviluppo Economico del 7 dicembre 2017 ammette la possibilità di usare borse riutilizzabili, in piccoli negozi e ai mercati (no ai supermercati, dove il controllo su quanto acquistato sarebbe oggettivamente più complicato).
Ritengo giusto che a pagare siano i consumatori e non i negozianti o supermercati: perché è bene che ognuno si renda conto personalmente dei costi ambientali delle proprie azioni, perché troppo spesso agiamo in maniera inconsapevole e scorretta (consumatori che arraffano sacchetti della frutta senza controllo, donne che si riempiono inspiegabilmente le borsette di sacchetti vuoti…), perché comunque anche prima il negoziante e il supermercato ci facevano pagare indirettamente i sacchetti utilizzati (non erano certo gentili omaggi dei commercianti…).
Come spesso accade, i media danno voce ai rancorosi e ai sempre critici, alle persone per le quali non va mai bene niente, ai complottasti, a quelli che vedono la fregatura a danno della gggente ad ogni angolo: ma dall’indagine “I sacchetti biodegradabili per il reparto ortofrutta”, realizzato da IPSOS (1.000 interviste Cawi), il 58% degli italiani si dichiarano favorevole all’introduzione dei sacchetti in materiale biodegradabile e compostabile; il 71% accetta un esborso economico mentre il 29% si dichiara assolutamente contrario. In ogni caso, il 59% valuta il costo di 2 centesimi per sacchetto del tutto accettabile, mentre una minoranza (13%) si dichiara in disaccordo. Persone responsabili ce ne sono, quindi. Ma a queste di rado si da voce…
Io, quando farò la spesa, il mio piccolo contributo a maggior salvaguardia dell’ambiente lo pagherò senza lamentarmi, convinto che sia utile e giusto.
5 Comments
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Sono completamente d’accordo
Mimma 6 anni ago
Basterebbe usare i sacchetti di carta, come fa il fruttivendolo del mercato rionale.
La carta inquina ancora meno del bio e può essere usata anche per l’umido! Ancora più green.
Debora 6 anni ago
Il problema della carta, al supermercato, è che alle casse non sarebbe comodo fare il “controllo” su quanto acquistato. Dal fruttivendolo sotto casa e al mercato, dove si viene serviti direttamente dal commerciante, già spesso funziona così.
Eugenio 6 anni ago
Sono assolutamente d’accordo ma ritengo non si sia valutata correttamente una cosa
All’Esselunga il sacchettino costa 0.01 euro (al Carrefour 0.02) e dopo essere stato riempito con la frutta o la verdura che interessa deve essere pesato e viene rilasciata un’etichetta adesiva da attaccare al sacchetto
A questo punto il sacchetto non credo sia più riciclabile .
Quindi bene il sacchetto biodegradabile per l’ambiente ma si dovrebbe fare anche un’etichetta altrettanto biodegradabile altrimenti perde tutto di significato
Luca 6 anni ago
Concordo: alcuni migliori accorgimenti possono e debbono essere apportati. Gli stessi supermercati o negozianti – come ha fatto la catena Coop Svizzera – possono anche distribuire (gratuitamente o a pagamento, come ritengono comercialmente più utile) i sacchetti a rete, lavabili e riutilizzabili.
Eugenio 6 anni ago
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