Rifiuti: differenziare meglio e pagare il giusto

Paese che vai, raccolta differenziata che trovi. Ogni Stato ha la propria gestione dei rifiuti urbani, ma in Italia superiamo tutti, cambiando nelle diverse città le forme e i colori dei contenitori per la raccolta dei rifiuti, oltre che le modalità per conferire i rifiuti stessi. E così ci ritroviamo a gestire una raccolta differenziata… troppo differenziata. E gli obiettivi europei di un valore di differenziata pari al 65% sono ancora lontani: oggi l’Italia produce 29,5 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, di cui il 44% viene sottoposto a riciclo e circa il 26% viene ancora conferito in discarica.

L’impegno per la prossima legislatura deve dunque essere quello di dimezzare il conferimento in discarica e di arrivare ad una media nazionale del 65% di riciclo, promuovendo i principi dell’economia circolare.

Come evidenziato nel programma del PD, “occorre recuperare rapidamente i ritardi che permangono in alcune regioni nelle dotazioni impiantistiche e nella quantità e nella qualità delle raccolte differenziate, che vanno effettuate con modalità efficaci per favorire il riciclo applicando sull’intero territorio nazionale tariffe puntuali, premiali per le raccolte differenziate e proporzionate alla quantità di rifiuti conferiti”.

Sul tema delle “modalità efficaci”, il 28 settembre 2017 è stata pubblicata la norma dell’Ente italiano di normazione (UNI 11686) sui Waste Visual Elements, cioè gli elementi visivi identificativi dei contenitori per la raccolta differenziata dei rifiuti. Una volta tanto possiamo dirci bravi, perché l’Italia è il primo Stato europeo a dotarsi di questa norma che vuole, tra l’altro, favorire l’obiettivo UE del 65% di raccolta differenziata e del 50% di reale avvio a recupero. L’unica pecca di questa norma, però, è che come tutte le norme UNI, la 11686 rappresenta un documento che dice “come fare bene le cose”, ma è a carattere volontario.

Ecco: la prossima legislatura deve vedere realizzata la legge che – partendo dal supporto UNI 11686 – veda i circa 8.000 Comuni italiani messi nella condizione di non poter più scegliere con discrezione con quali modalità operare, ma permetta di uniformare modalità e mezzi per attuare la raccolta differenziata su tutto il territorio nazionale. Così facendo, rendendo cogente per tutti i Comuni la UNI 11686, saranno uniformati i colori e gli ulteriori elementi di identificazione visiva per facilitare il riconoscimento del contenitori giusti nei quali riporre la specifica tipologia dei propri rifiuti. In questo modo, grazie alla unificazione di forme, colori, scritte e icone, i cittadini potranno andare “a colpo sicuro”, ovunque si trovino sul territorio nazionale.

Quanto alle “tariffe puntuali”, per arrivare a tale sistema è necessario che la differenziazione dei rifiuti cresca in maniera significativa. Se guardo all’esperienza che abbiamo maturato nella mia città, Cernusco sul Naviglio, l’introduzione di EcuoSacco (una progetto sperimentale di CEM Ambiente che, attraverso l’utilizzo di sacchetti “nominali”, ha l’obiettivo di ridurre la quantità di rifiuti indifferenziati e introdurre una tariffa più equa, così da aiutare il cittadino ad essere ancora più consapevole) ha portato ad un significativo incremento della raccolta differenziata: dal 65% del 2015 siamo arrivati all’84% del 2017. Conseguentemente è diminuita la tassa rifiuti, sia per le famiglie che per le imprese. Ora il passaggio deve essere quello ad un sistema di calcolo della tariffa rifiuti legato alla reale produzione degli stessi, reso possibile dalla misurazione dei conferimenti dei rifiuti differenziati.

La sperimentazione di EcuoSacco e di modelli simili in altre parti d’Italia, con i positivi risultati raggiunti, può essere da base per un percorso legislativo che – insieme a norme che definiscano per tutti i Comuni le regole di conferimento dei rifiuti – possa introdurre nuove regole per la determinazione di una tariffa legata alla reale produzione dei rifiuti.

 

Eugenio

1 Comment

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  • Sinceramente non credo che il problema più grave siano i colori diversi dei vari contenitori in varie parti d’Italia, anzi, mi pare francamente un dettaglio minore. La vera questione non è separare di più, ma produrre meno rifiuti. È mai andato a comprare il pane? Ha visto come sono fatti la maggior parte dei sacchetti? Carta e plastica, praticamente inseparabili. E ha mai visto le buste dalla banca locale cernuschese? Hanno un lato interno, quello dove si trovano le finestrelle per gli indirizzi, totalmente foderato di plastica: impossibile separare la plastica dalla carta. Se non si mettono in atto processi virtuosi per la produzione di imballaggi più ecologici, per ridurne l’uso e per facilitare la comprensione del tipo di materiale, a poco serve incrementare la raccolta differenziata, perché la frazione non separabile sarà sempre troppo grande. Cernusco produce più di 400 kg di rifiuti procapite (dati ARPA) e anche se l’indifferenziato fosse veramente solo il 15%, è sempre molto di più dei veri comuni ricicloni, dove si producono 20 o 25 kg procapite totali (ad esempio in Veneto).
    Altro punto è la qualità della differenziata, perché le frazioni più importanti (il multimateriale e la carta) sono molto spesso inquinate da materiale non idoneo, perché è sempre difficile capire di cosa è fatto il materiale che dobbiamo buttare.
    Cernusco si è sempre mossa al motto “chi inquina, paga”, ma finché non si cambierà la prospettiva, passando al “chi meglio separa, viene premiato”, non usciremo dal l’emergenza rifiuti che attanaglia il nostro paese.
    Grazie dell’attenzione
    Gina Botta

    Gina Botta 6 anni ago Reply


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