Imposta di successione: un’occasione per rendere il fisco più equo

La proposta avanzata da Enrico Letta sta suscitando un acceso dibattito e anche molte critiche.
Prima di chiarire alcuni aspetti della proposta, credo sia utile fare una premessa: credo fermamente che l’Italia abbia bisogno di rivedere totalmente il suo sistema fiscale. Un Paese in cui le tasse sulle rendite sono ridicole mentre redditi da lavoro e redditi da impresa schiacciano i cittadini, è un Paese dove vivono disuguaglianze da correggere profondamente.

Siccome il post è lungo, vado subito al dunque: io condivido l’idea che le sostanziose rendite possedute dall’1% della popolazione italiana vengano tassate. Mi piacerebbe, tuttavia, che questa discussione tenesse insieme la necessità di una riforma complessiva del nostro fisco e non solo una piccola parte.

Altra doverosa premessa: non siamo matti. Il 99% dei cittadini non si vedrà nemmeno minimamente toccato dagli effetti di questa proposta, se non con i vantaggi redistributivi. In quel 99% ci rientra ampiamente chi commenterà questo post a cui vorrei provare a spiegare in cosa consiste la proposta, nella speranza che sia solo l’anticipo di una riflessione impellente dentro un quadro di riforma del fisco più ampio.

Matteo #Salvini ha detto: “diamo ai giovani, ma non spremiamo i nonni”. Non so quali nonni frequenti lui, ma la quasi totalità dei nonni italiani, quando passerà a miglior vita, non si vedrà toccato dalla proposta di Letta.

Per questo mi fa sorridere che chi ha di meno difenda chi ha (molto) di più…

La proposta – assodato che è sensata, misurata, coerente con i principi costituzionali e politicamente orientata alla redistribuzione a favore dei più giovani – viene presentata in un frangente nel quale le Commissioni Finanze di Camera e Senato hanno avviato da qualche mese una indagine conoscitiva al fine di formulare indirizzi per una riforma complessiva del fisco italiano dopo l’ultima realizzata ormai 50 anni fa. Ed inoltre arriva a poche settimane dall’insediamento del nuovo Governo Draghi che ha dichiarato di voler realizzare la complessiva riforma fiscale.
Dunque: per me la proposta di Letta è seria, sensata e da sostenere; il tutto, a mio avviso, dentro lo sforzo complessivo che il PD deve fare per riformare il fisco, mirando quindi a ridurre la tassazione complessiva, spostandone una parte dai redditi da lavoro alle rendite, migliorando il livello di progressività delle imposte, eliminando le doppie e plurime tassazioni, generando una redistribuzione a favore dei più giovani e dei più deboli.

Del resto anche Biden, negli USA, sta puntando a redistribuire ricchezza dalle società più ricche a favore dei ceti meno abbienti; ma lo sta facendo promuovendo una rivoluzione fiscale complessiva.

Nel merito, il segretario de PDd propone quanto segue:

Aumentare la tassazione sull’eredità mantenendo la franchigia di 1 milione di euro e portando al 20% l’aliquota massima di tassazione per le eredità e le donazioni superiori a 5 milioni di euro tra genitori e figli, destinando una dote di 10 mila euro a testa per la metà dei 18enni italiani, da poter spendere in formazione e istruzione, oppure in lavoro e piccola imprenditoria, oppure in casa e alloggio. Una sorta di “eredità universale” (per usare il termine di una similare proposta avanzata nel 2019 da Fabrizio Barca) tesa a ridurre le diseguaglianze sociali ed intergenerazionali.

Al netto delle finalità individuate (su cui mi soffermo di seguito), il tema centrale è la redistribuzione partendo dalle rendite.

COME FUNZIONA IN ITALIA

Muore la zia Luigia e lascia in eredità 1 milione di euro: il beneficio è di 940.000 euro netti, poiché sui trasferimenti fra parenti fino al 4° grado si paga il 6% senza franchigia.
Muore lo zio Samuele e lascia in eredità a sua sorella Pia 1 milione di euro: Pia ottiene 946.000 puliti, pagando il 6% sulla cifra eccedente i 100.000 euro.
Muore Ezechiele e lascia alla moglie Gisella le sue sostanze pari a 1 milione di euro: Gisella incassa il milione intero, perché proprio fino a quella cifra – nei trasferimenti fra coniugi – non si paga l’aliquota del 4%.
Muore Vanda e lascia in eredità alla figlia Rachele 2 milioni di euro: Rachele beneficerebbe di risorse pari a 1.960.000 euro, pagando il 4% solo sul secondo milione, perché fra parenti in linea retta il primo milione è dentro la franchigia.
Muore lo zio Palmiro e lascia in eredità al nipote Piero l’azienda metalmeccanica in Valtrompia, che Piero si impegna a proseguire nell’attività: a prescindere da quanto valga l’azienda Piero non paga nulla su tale lascito aziendale, purché ne prosegua l’attività.
E se nonna Luisella mi lasciasse in eredità il suo trilocale in Porta Romana a Milano? Il valore di rifermento, ai fini dell’eredità, non è certo quello commerciale – non scherziamo – ma quello catastale, che è ben diverso… E quindi non pagherei nulla.

Letta ha proposto di mantenere la franchigia di 1 milione di euro, sui quali non si pagano tasse di successione per lasciti a favore di discendenti e ascendenti in linea diretta. L’aliquota verrebbe poi progressivamente aumentata per gli importi superiori a 1.000.000 (sui quali si paga oggi indistintamente il 4%) portando l’aliquota, con scaglioni, al 20% per le cifre superiori ai 5.000.000 di euro. Non ha parlato di tassare le cessioni di aziende: il che significherebbe lasciare detassati questi lasciti., come già è oggi.

Non ho ahimè parenti e affini dai quali poter sperare di ricevere in eredità cifre superiori al milione di euro, né i miei figli possono sperare di ricevere tali sostanze da me e mia moglie. Credo che la pressoché totalità degli amici che ho e che stanno leggendo siano in questa situazione; cioè: la stragrande maggioranza della popolazione italiana non verrebbe intaccata da una riforma del genere. Cambierebbe qualcosa – e non di poco – all’1% circa della popolazione italiana, cioè a quelle circa 600.000 persone che posseggono sostanze consistenti e superiori al milione di euro.

Per stare a numeri e ad esempi, l’Italia, che ha un’aliquota al 4% e al 6% con scaglioni diversi a seconda del gradi di parentela, ha incassato della tassa di successione al massimo 800 milioni di euro annui (valore raggiunto nel 2018) e l’incidenza 2019 è stata pari allo 0,11% del gettito fiscale complessivo (il 6° valore più basso fra tutti i Paesi OCSE); in altri Paesi il gettito medio (e l’incidenza sulle entrate fiscali) è maggiore: in Francia (aliquota fino al 45%) 14 miliardi (1,38% delle entrate fiscali), in Germania (aliquota fino al 30%) 7 miliardi (0,52%), in Gran Bretagna (aliquota fino al 40%) 6 miliardi (0,90%), mentre l’incidenza media nei Paesi OCSE è dello 0,53%. È evidente che noi abbiamo ecceduto al ribasso (dati OCSE).

PER FARE COSA?

Questo secondo me è una delle ragioni che mi spinge a dire che questo discorso va fatto nell’ottica di una riforma complessiva. L’aumento della tassazione sulle successioni proposto da Letta genererebbe un gettito stimato in 2,8 miliardi circa. Una cifra importante ma non esageratamente significativa. Per Enrico Letta comunque sufficiente per finanziare circa 280.000 doti da 10.000 euro per altrettanti 18enni (la metà dei maggiorenni nati nel 2002), per le finalità sopra indicate.
Credo che l’idea di sostenere i giovani sia buona (nel 2018 il PD presentò una proposta di legge simile, “Credito Giovani” di cui sono cofirmatario insieme ai colleghi Marcucci, Malpezzi e Bellanova).
Credo anche, però, che per attuare finalmente una seria redistribuzione, il maggior gettito derivante da un incremento dell’imposta di successione possa essere preso in considerazione principalmente per rivedere la tassazione su redditi da lavoro e impresa. Poi anche per sostenere queste misure per i giovani. Se diamo più agio alle famiglie, del resto, anche i nostri giovani troveranno più facile gestire opportunità che si vorrebbero offrire con l’eredità universale.

L’obiettivo che il Governo si è dato di riformare il fisco credo debba essere raggiunto, vada sostenuto, necessiti di contributi utili. Per questo credo che il PD debba puntare alla complessiva riforma fiscale, con l’ambizione di far sì che tutta la riforma produca maggiore equità e più giustizia sociale. Dentro questa riforma c’è spazio senza dubbio anche per la modifica dell’imposta di successione. Senza timori.

Eugenio

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