Chiara Vigo e la seta del mare

Quest’oggi abbiamo fatto una gita a Sant’Antioco, la cittadina che dà il nome all’isoletta sarda.

Tra le tante e inaspettate cose belle che abbiamo visto voglio scrivere del museo del bisso. O meglio: della persona che di fatto è il museo stesso. Si tratta di Chiara Vigo, probabilmente l’ultimo maestro al mondo in grado di lavorare il bisso, la seta del mare.

Sto parlando del pregiatissimo tessuto che si ricava da una conchiglia e che in passato veniva utilizzato per le vesti e  i manti dei re fenici, egizi, caldei ed ebrei, dei grandi sacerdoti e dei papi. Un tessuto leggerissimo dal colore cangiante e che alla luce ha i riflessi dell’oro.

Chiara Vigo è l’ultima interprete di un’arte straordinaria, che sa produrre capolavori che all’estero hanno più volte tentato di acqusitare per cifre iperboliche; ma lei, il maestro del bisso, ha sempre rifiutato ogni offerta, perchè non è questione di soldi. Una donna dal carisma strordinario, completamente votata a far conoscere quest’arte e la storia, la leggenda, che il bisso e la sua lavorazione si portano con sé ormai da millenni. Una donna che è un tutt’uno con il mare che dona la materia prima per realizzare le sue opere. Che non sono vendute, ma donate. Questa è la cosa straordinaria! Quando mai in questo mondo chi ha tra le mani una fortuna non la monetizza?! Chiara no; no, lei sente e trasmette il bisogno di donare ciò che lei stessa percepisce come un dono. Di più: una missione. Lavora e prega da mattina a sera, instancabilmente, quasi che questo impegno la renda una sorta di sacerdotessa, un anello di congiunzione tra i misteri del mare e la vita terrena, il legame tra la storia antica, il presente e il futuro che verrà.

E così stamattina, in quest’incontro straordinario, è accaduto che a nostra figlia e alle tre bimbe che erano con noi in visita alla bottega, Chiara abbia voluto donare un ciuffo di bisso grezzo (inserito in un semplice foglio bianco ripiegato e chiuso su sé stesso e autografato dal maestro del bisso) che “dà diritto”, tre mesi prima del matrimonio, di potersi presentare in bottega e chiedere che venga confezionato il cuscino per le fedi nuziali ricamato con il bisso. Un dono straordinario, senza prezzo! Un gesto di grande attenzione per il futuro, che sono i bambini.

Così accade per tutti i bimbi che entrano nella bottega-museo della donna-museo. Così accadeva con sua madre e sua nonna e così accadrà con la donna che un giorno – adeguatamente formata dal maestro del bisso – prenderà il posto di Chiara, dopo aver fatto il “giuramento dell’acqua“, in questa incredibile e straordinaria trasmissione di un sapere, di un arte, che senza questa irriducibile testimone sparirebbe dalla faccia della Terra.

Mi rendo conto che leggendo questo post non si prova alcuna emozione. E’ necessario vivere questo incontro per comprendere il valore di questa donna e dell’opera che sta portando avanti. Una visita a Sant’Antioco vale la pena farla anche solo per incontrare Chiara Vigo.

Se non si può andare a a Sant’Antioco, vedremo di spostare Chiara Vigo…

E se anche la nostra città potesse fregiarsi di uno stemma ricamato con il bisso, come poche città al mondo possono vantare grazie al lavoro e alla generosità di Chiara? Dall’incontro di oggi è nata un idea. Vediamo cosa ne salta fuori.

Eugenio

5 Comments

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  • Leggendo questo post ho provato, invece, una grande emozione ! Tutte le emozioni e la passione che hai sentito in questa grande donna "sacerdotessa" sei riuscito a trasmetterle anche a me ! Quando tornerò in sardegna Sant'Antioco sarà la prima tappa…

    Emanuela 13 anni ago Reply


  • Concordo perfettamente con Emanuela. E' emozionante sapere che esiste ancora la "sapienza" dell'antico forgiare la natura per amore della natura, del labor come azione per trasformare la natura in un artefatto dal volto umano. Di più. Non è la conservazione preziosa del sapere artigianale tradizionale, non è solo la passione connaturata all'anima dell'artigiano: questa è arte pura, in cui l'amore per il mondo coincide con il dono, con la gratuità del gesto e del prodotto offerto. Fuori dalle leggi di mercato, dai folli derivati finanziari e dai grigi tabulati amministrativi: cangianti e d'oro, come dici tu Eugenio.

    Alex 13 anni ago Reply


  • – La signora Vigo non è “l’ultima interprete di un’arte straordinaria”. Non lo è oggi come non lo era alla data di pubblicazione dell’articolo sopra. A Sant’Antioco, ma non solo, ci sono anche altre donne che ancora portano avanti questa tradizione.
    – La signora Vigo, completamente votata a far conoscere se stessa, non racconta la storia del bisso marino e della sua lavorazione. Se avesse voluto far conoscere ciò avrebbe dovuto raccontare ben altro!
    – La madre e la nonna della signora Vigo non regalavano bisso marino con la promessa di cuscini di nozze o quant’altro : la madre, rimasta vedova giovanissima, era un’ostetrica che lavorava per tirare sù i suoi figli. La nonna non fu mai maestra di bisso: si dedicò alla tessitura ma con altri filati, più commerciabili (il bisso non era più commerciabile, non c’era più mercato perchè più costoso e laborioso rispetto alle altri filati e perchè fu soppiantato dalle altre fibre).
    Il bisso regalato, che darebbe diritto al cuscino degli anelli, è una semplice iniziativa della signora Vigo.
    -A Sant’Antioco questa lavorazione è sopravvissuta grazie al maestro d’arte Italo Diana (classe 1890) che negli anni ’20 del Novecento aprì una scuola per la lavorazione del bisso e la tessitura per impedire che questa tradizione andasse perduta nel tempo. La scuola contava una decina di allieve: anche la nonna della signora Vigo fu allieva del maestro Diana, senza giuramenti. Poi, dopo la scuola, quando la signora si mise in proprio si dedicò ad altri filati.
    -Se quest’arte non sopravviverà sarà solo perchè la Pinna nobilis è rigorosamente protetta e nessuno è autorizzato ad asportare i filamenti dall’animale, neppure parzialmente. Le donne di Sant’Antioco che ancora si dedicano a questa lavorazione lo fanno utilizzando il bisso rimasto nella scuola del maestro Diana dopo la sua chiusura (destinato a finire) oppure acquistandolo da Paesi dove il mollusco dal quale viene prelevato non è sottoposto a tutela.

    antonella 6 anni ago Reply


    • Signora Antonella, non ho modo di verificare quanto lei scrive: il mio articolo su Chiara Vigo e la seta del mare risale all’estate 2010 e in questi (quasi) 8 anni è stato letto da un migliaio di persone. Quando all’epoca feci quella visita – che mi colpì molto – dalle informazioni assunte non c’erano altre persone che come Chiara Vigo raccontavano e mostravano la loro arte: tantissimi turisti venivano e vengono a Sant’Antioco anche per vedere questa straordinaria arte. Se altri hanno capacità e mezzi possono certamente mettersi a disposizione del grande pubblico, che in tutti questi anni ha mostrato interesse per questa storia, umana e d’arte, che Chiara Vigo ha comunque saputo ben illustrare.

      Eugenio 6 anni ago Reply


  • Signor Eugenio, le precisazioni erano doverose.
    Il punto non è cercare di dare visibilità ad altre donne che ancora si dedicano a questa tradizione ma preservare una memoria storica, collettiva, che non appartiene a una sola persona ma a tutta la comunità e che nessuno ha il diritto di stravolgere.
    La memoria collettiva è anche identità.

    Antonella 5 anni ago Reply


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