Domeniche a piedi e smog

Oggi alcune città del nord Italia hanno organizzato il blocco del traffico a causa del perdurare delle polveri sottili sulla Pianura Padana. Come molti sanno, l’iniziativa produce effetti scarsissimi sugli inquinanti. Io ho deciso di non aderire al blocco: pur comprendendo il valore simbolico dell’iniziativa, ritengo che i disagi causati ai cittadini impongano grande attenzione prima di chiudere al traffico le nostre strade.

Il tema dello smog resta però rilevante e sono sempre più necessari interventi strutturali, cioè destinati a produrre significativi e duraturi miglioramenti. Ma sembra latitare la voglia di assumere scelte che vadano in questa direzione.

In una lettera che ho inviato a Sergio Chiamparino, Presidente nazionale dell’Associazione dei Comuni italiani nonché Sindaco di Torino, ho rappresentato il mio punto di vista. Ecco il testo della lettera qui di seguito:

Caro Presidente,

ti ringrazio di aver convocato una riunione dei Sindaci avente a tema la “questione smog”: è importante che ci si confronti insieme su un problema che non è confinabile nei perimetri dei Comuni che ciascuno di noi è stato chiamato ad amministrate.

Condivido pienamente quanto scrivi nella Tua lettera del 1° febbraio scorso e cioè che è “solo attraverso la definizione di interventi coerenti e di carattere strutturale è possibile individuare soluzioni che abbiano effetti significativi e durevoli”. Quanto sino ad ora non è stato fatto è proprio questo: la scelta (ovvero ciò che gli elettori ci hanno chiesto di fare: amministrare – e fare politica – altro non è che scegliere) di misure il più possibile condivise e che sappiano produrre effetti su vasta scala in un tempo durevole. Troppo spesso sino ad ora si sono adottate misure spot, tampone, non coordinate, che non coinvolgono un bacino territoriale sufficientemente ampio per poter avere effetti seri. È inutile proseguire sulla strada di scelte di campanile che hanno effetto non oltre l’ombra che esso genera…

Le “misure ed iniziative coordinate e coerenti utili a migliorare la qualità dell’aria nel nostro territorio” non possono che essere innovative e devono saper mettere a disposizione nuove risorse per il potenziamento dei mezzi pubblici.

Le scelte dovranno davvero saper incidere davvero sui livelli di inquinamento. L’esperienza “Ecopass” di Milano città non è purtroppo concretamente servita a far diminuire in modo significativo i livelli di inquinamento. Infatti, se è vero che a Milano i giorni di sforamento sono scesi dai 132 del 2007 agli 84 del 2009, lo stesso è accaduto nelle città in cui l’Ecopass non è stato introdotto. Per esempio: a Roma si è passati dai 110 giorni di sforamento del 2007 ai 60 giorni del 2009, a Torino 112 nel 2007 e 78 nel 2009, a Bologna nel 2009 i giorni di sforamento sono stati 50, nel 2007 più del doppio. La diminuzione è molto più verosimilmente operata – in modo principale – del ricambio del parco auto. Inoltre, alla data del 16 febbraio u.s., Milano – come molte altre città dell’area padana – dopo soli 47 giorni dall’inizio dell’anno ha superato i limiti di PM10 per la 35ª, volta esaurendo così il bonus di giorni concessi dall’Unione Europea; nel 2009 il bonus venne esaurito il 22 febbraio, nel 2008 il 20 febbraio.

Ritengo inoltre importante che ogni scelta che si possa assumere sia accompagnata da monitoraggi sugli effetti sulla salute: studi sul “prima” e sul “dopo” l’introduzione di misure strutturali, aiuteranno a dire in futuro se le scelte compiute saranno state davvero buone.

Personalmente ritengo che non si possa pretendere da semplici sistemi di tassazione una efficace riduzione degli inquinanti. È necessario investire sui mezzi pubblici perché siano efficienti, frequenti, e per quanto possibile economici. È necessario – perché il cittadino sia incentivato all’uso del mezzo pubblico, soprattutto nelle aree metropolitane – che il costo del biglietto non abbia differenze sensibili tra le diverse zone (diversamente i raffronti tra il costo del biglietto nelle aree immediatamente esterne ai capoluoghi paragonato al costo del biglietto “dentro le mura” scoraggia l’impiego dei mezzi pubblici). È necessario che in tutte le aree metropolitane si assumano scelte sul “biglietto unico”.

Meritano attenta riflessione anche le politiche a favore dei mezzi alternativi di spostamento: ancora troppo poco è stato fatto e soprattutto senza una policy che guardi alla sovracomunalità di alcune scelte: che senso ha una rete ciclabile che con connette i centri urbani? Che senso ha un bike sharing non connesso tra città contermini?

Sono necessarie scelte che abbiano effetti su scala vasta. Vorrei ricordare – e sottoporre come proposta di studio – quanto accade nelle città tedesche ormai da qualche tempo: non ci sono varchi o telecamere da presidiare, ma semplicemente ogni auto (anche quelle dei turisti stranieri) viene dotata di una placchetta rossa, gialla o verde a seconda dei livelli di emissione. Se il proprio veicolo è dotato della placchetta verde si entra anche nel centro cittadino, se ne è sprovvisto ne resta fuori. Mentre a Milano basta pagare per poter inquinare. In Germania il sistema è stato pensato su scala nazionale nel senso che la placchetta di una città vale per tutte quelle che man mano hanno aderito all’iniziativa. Inoltre in Germania hanno avviato queste politiche nel 2005, in modo da introdurre gradualmente il sistema e dare così tempo alle persone di adeguarsi alle nuove norme. Le politiche hanno bisogno di strategie, non di improvvisazioni a scadenza elettorale. E noi Amministratori abbiamo il dovere del coraggio.

Come giustamente dici nella tua lettera il traffico veicolare non è il solo imputato per l’emergenza smog.

Si rendono necessarie – anche a livello governativo – misure che sappiano progressivamente aumentare l’efficienza energetica degli edifici da costruire e sappiano migliorare quella delle strutture esistenti, a partire da quelle pubbliche.

La recente Conferenza di Copenaghen sul clima ha evidenziato tutte le difficoltà per la ricerca di un valido accordo sul contenimento delle emissioni inquinanti. Noi Sindaci abbiamo la possibilità di introdurre misure e norme che hanno un incidenza immediata sui temi dell’inquinamento: penso ai regolamenti edilizi informati ai criteri di risparmio energetico (almeno classi “B”, meglio ancora se “A”), penso alla certificazione energetica degli edifici, penso agli investimenti per coperture di spazi pubblici con pannelli fotovoltaici o alla realizzazione di “parchi e/o orti solari”, penso ai bandi per l’efficientizzazione dei consumi energetici delle strutture comunali, penso ai piani dell’illuminazione pubblica tesi a diminuire i consumi migliorando la qualità del servizio, penso alle riforestazione e rimboschimenti di alcune aree oltre che alla tutela delle attività agricole, penso alle ESCO e quant’altro di innovativo il nostro Paese ha saputo cogliere per innovare e migliorare su questo fronte. Non c’è necessità di grandi sforzi: vale il principio delle best practices, la capacità di saper veicolare le esperienze più significative o dai migliori risultati adottati in diversi contesti. La differenza la fa chi sceglie di percorrere queste strade: alcuni di noi sono già avanti, altri ancora al palo. Norme maggiormente restrittive su tali temi indurrebbe tutti ad allinearsi – nel tempo – a chi ha ottenuto o sta ottenendo i migliori risultati.

Altra questione importante legata all’inquinamento e che non può essere sottaciuta è il consumo di suolo che si sta operando in numerose vaste aree del nord Italia. Come messo in luce dal rapporto 2009 sul consumo di suolo a cura del Politecnico di Milano, in Lombardia si perdono ogni anno oltre 4.400 ettari di terreni agricoli, in Emilia Romagna più 7.700; di questi, quasi 3.800 sono urbanizzati in Lombardia e quasi 3.000 in Emilia Romagna. È come se da un anno all’altro venisse costruito dal nulla un nuovo capoluogo di provincia di medio calibro. È chiaro che il continuare a far crescere in maniera sfrenata le nostre città non potrà che aumentare i problemi. Con questo modello urbano, infatti, oltre il consumo del suolo, si incrementa anche quello di carburante: con l’aumento di percorrenza di un chilometro in auto, per ogni mille abitanti ci sono 700km in più da fare, cioè l’immissione in atmosfera di 29-36 tonnellate di anidride carbonica in un anno.

Certo non si può neppure decidere di non edificare più nulla… Cionondimeno non possiamo non interrogarci sulla programmazione urbanistiche e sul connubio urbanistica/risorse: infatti, nell’ultimo quindicennio, si è assistito ad una deregulation per la quale la contrattazione con gli operatori immobiliari privati è diventata (quasi) la regola e molto spesso la volontà di dare il via libera ad interventi urbanistici straordinari è legata alla necessità di incamerare risorse economiche. Troppo spesso però – anche per le concessioni fatte dalla legge nazionale – parte dell’utilizzo di tali risorse straordinarie viene destinato a copertura di spese ordinarie: così “droghiamo” i nostri bilanci, rendendo necessario un continuo attingimento da risorse straordinarie. Il meccanismo perverso che si genera porta ad effetti negati che non è necessario dover spiegare. Su questo versante è quindi oltremodo importante che ANCI si impegni sempre più per ottenere quanto prima dal Governo nuove regole per la finanza locale. So quanto sei impegnato su questo fronte e sostengo i tuoi sforzi insieme a tutti i Colleghi.

Caro Presidente, molti di noi sono impegnati sulla difficile strada di essere maggiormente virtuosi (non solo rispetto la patto di stabilità interno…): certamente oggi lo Stato non premia chi compie tali sforzi. È però necessario che questo impegno non resti l’attestazione di qualche buon Amministratore, ma dobbiamo seriamente impegnarci perché questi temi, queste proposte, queste possibili soluzioni diventino patrimonio di molti, patrimonio di tutti. Servono certamente risorse economiche e tecniche, ma prima di tutte occorre la volontà politica di adottare con coraggio misure più severe.

In attesa di poterci confrontare su tali temi, ti invio i migliori saluti.

Eugenio Comincini

Eugenio

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