Elezioni europee: appello al voto per il PD e la speranza di cambiamento

Si sta per chiudere la campagna elettorale per le europee: la rilevanza del risultato anche per il futuro del nostro Paese ha certamente reso questa sfida più combattuta e per certi aspetti entusiasmante.

Il surriscaldamento della campagna elettorale per i risvolti politici interni che può avere ha però in parte oscurato il senso ed il valore delle elezioni che si terranno domenica 25 maggio (si vota solo domenica dalle ore 7 alle ore 23): votiamo per eleggere i 751 membri per l’ottava legislatura del Parlamento Europeo (i componenti italiani che andiamo ad eleggere sono 73, suddivisi in 5 grandi circoscrizioni).

Questa elezione del Parlamento Europeo è particolarmente importante: infatti, in seguito al Trattato di Lisbona sottoscritto il 13 dicembre 2007, la formazione della prossima Commissione Europea dovrà necessariamente tenere conto del risultato politico per l’elezione del Parlamento Europeo. È per questo che le formazioni politiche principali hanno già messo in campo i nomi dei loro candidati per la guida della Commissione Europea: Martin Schulz per i socialisti e democratici europei, Jean Claude Juncker per i popolari europei, Guy Verhofstadt per i liberali europei, Fraziska Keller per i verdi ed ecologisti europei, Alexis Tsipras per la sinistra europea. Questi sono i candidati: non ve ne sono altri. E fra questi la vera partita per la guida della prossima Commissione Europea si gioca fra i candidati dei due principali schieramenti politici europei: socialisti e popolari. Già questa considerazione dovrebbe far ben comprendere come il voto di domenica 25 maggio è importante per la sfida che si gioca tra socialisti e popolari: voti ad altri gruppi politici non influiranno significativamente sulle decisioni; chi vincerà le elezioni su scala europea potrà determinare in maniera più incisiva di quanto avvenuto sino ad oggi l’indirizzo politico delle scelte che l’Europa compirà nei prossimi 5 anni.

Il Partito Democratico è pienamente inserito nel PSE – Partito Socialista e democratico Europeo e sostiene Martin Schulz e il programma per “un’Europa che progredisce, un’ Europa che protegge, un’ Europa che raggiunge risultati eccellenti”: servono nuove politiche di sviluppo e di sostegno per uscire dalla crisi. Una crisi che ancora non è terminata e che ha fatto sentire i suoi pesanti colpi in tutti i Paesi; alcuni – più fragili – sono stati più pesantemente colpiti. Una parte delle ragioni che spiegano il ritardo dell’Europa nell’uscire da questa crisi è da cercare nell’insistenza di politiche rigoriste e nella mancanza di scelte tese ad espandere investimenti pubblici per favorire la ripresa. È quindi necessario che l’Europa cambi verso e il PD, con il PSE, vogliono questo cambiamento.

La partita europea si gioca dunque fra queste due grandi famiglie europee: la dimensione e l’attesa di risultato di pur rilevanti di altri gruppi politici non li mette nella condizione di poter competere per la guida della commissione. Addirittura vi sono partecipante alle elezioni europee che non si sono posti neppure il problema di indicare un candidato alla guida della Commissione Europea, ben sapendo che il proprio risultato – a volte solo nazionale perché privi di una rete di collegamento con altre forze politiche in altri Stati – sarà sterile e improduttivo. La nostra roboante campagna elettorale ha un po’ nascosto questo aspetto: ma chi ancora deve decidere sappia che la vera scelta nel voto per le europee è per chi dovrà guidare l’Europa fuori dalla crisi; e il derby europeo si gioca fra austerità e investimenti, fra mantenimento delle scelte fatte e cambio di verso, fra popolari e socialisti. Qualcuno non ha quasi parlato di programmi e impegni per l’Europa. Gli alti saranno spettatori della partita. Qualcuno urlerà e basta.

L’Europa può cambiare verso come già ha iniziato a fare l’Italia in questi mesi grazie al Governo guidato da Matteo Renzi; cito gli interventi più importanti prodotti dal Governo in meno di 3 mesi:

  • L’Italia riparte nel lavoro grazie agli investimenti che hanno salvato o generato 7.000 posti di lavoro (accordi con Ansaldo Energia per 400 milioni di investimenti che porteranno 500 nuovi posti di lavoro; l’accordo di programma con investimenti per 270 milioni di euro sull’area industriale di Piombino che ridà un futuro a 4.500 lavoratori della Lucchini e dell’indotto; accordo con la Merck per 50 milioni di investimenti a Bari che porteranno 1.500 nuovi posti di lavoro; accordo con la Qatar Foundation per il completamento e la trasformazione dell’Ospedale San Raffaele di Olbia che porterà 1,2 miliardi di investimenti a regime; accordo Fincantieri-MSC Crocere per la realizzazione di 3 nuove navi da crociera per un investimento di 2,3 miliardi di euro; salvati 1.200 posti di lavoro dell’Elettrolux grazie agli investimenti e al Decreto Lavoro).
  • L’Italia riparte grazie alla prima grande restituzione di tasse fatta da un Governo in favore dei cittadini negli ultimi anni: a partire dal mese di maggio (e per sempre) 10 milioni di lavoratori troveranno 80 euro netti nella busta paga.
  • L’Italia riparte grazie alla diminuzione del carico fiscale sulle imprese: 3 milioni di imprese beneficeranno di una riduzione di IRAP pari a 2,3 miliardi di euro.
  • L’Italia riparte perché grazie all’operazione “cantieri scuola” verranno avviati circa 10.000 nuovi cantieri sull’edilizia scolastica e ciò grazie all’impiego di oltre 5 miliardi di euro e allo sblocco del patto di stabilità per i Comuni coinvolti nelle operazioni.
  • L’Italia riparte perché per la prima volta la politica limita se stessa: nelle elezioni di domenica 25 maggio non verranno più eletti Presidenti di Provincie e relativi consiglieri comunali; si tratta di una riduzione di oltre 3.000 poltrone.
  • L’Italia riparte perché con la riforma costituzionale proposta viene superato il bicameralismo perfetto che spesso ha ingesso e paralizzato le riforme e si procede alla riduzione del numero dei parlamentari.
  • L’Italia riparte perché con la proposta di nuova legge elettorale e l’introduzione di un turno di ballottaggio si avrà un vincitore certo che disporrà della necessaria maggioranza per governare ed attuare quanto promesso ai cittadini e rispondere quindi delle mancate realizzazioni.
  • L’Italia riparte perché con la riduzione delle “auto blu” oltre 200 autisti sono tornati a fare i poliziotti.
  • L’Italia riparte perché sulla questione morale si è finalmente sbloccata l’applicazione della normativa contro il voto di scambio ed è stata attivata l’Autorità anti-corruzione.

E c’è altro. Ma già le azioni riassunte in breve sopra danno l’idea di come il Governo Renzi abbia impresso un’accelerazione fortissima alla situazione si crisi e immobilità che per troppo tempo ci ha attanagliato.

La campagna elettorale ha messo in luce come ci siano forze e gruppi che preferiscono affossare questa speranza, questo principio di cambiamento: forze che in questi mesi non hanno dato alcun contributo fattivo e positivo perché i processi di cambiamento potessero avviarsi e attuarsi; forze e gruppi che hanno scommesso sul “tanto peggio, tanto meglio”, convinti che con gli insulti e l’invettiva cambino le cose. Abbiamo ascoltato proposte inattuabili (come l’uscita dall’euro…), abbiamo ascoltato parole non incentrate sul senso della sfida, abbiamo ascoltato provocazioni e insulti che nulla possono costruire.

Il voto di domenica 25 maggio per le europee influirà anche sulla possibilità che la speranza di vedere ripartire l’Italia – grazia ad un deciso cambio di passo nell’azione del Governo e ad un’agenda di impegni fitta e rilevante – possa continuare spedita oppure no. Un voto al Partito Democratico rappresenta non solo la volontà di vedere cambiate le politiche di austerità dell’Europa, ma anche il miglior aiuto a Matteo Renzi e al suo Governo perché possano proseguire nell’azione riformatrice intrapresa su tutti i fronti.

È inutile nasconderlo: davvero le elezioni di domenica 25 maggio saranno un derby fra rabbia e speranza, fra protesta e proposta, fra vaffa e idee. L’obiettivo non può che essere quello di cambiare l’Italia, non insultare gli italiani!

È anche per questo – per il nostro futuro, per le nostre speranze, per i nostri sogni – che è fondamentale andare a votare domenica 25 maggio. In queste ultime ore è quanto mai importante convincere indecisi e vacanzieri a voler votare, #unoxuno. E a votare per il PD!

 

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Eugenio

5 Comments

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  • Eugenio,
    una banale considerazione: ma come si può chiedere “cambiamento” consigliando di votare uno dei 2 partiti europei che ci hanno governato in questi anni (PSE, secondo partito dopo il PPE), e confermando nelle preferenze 2 parlamentari uscenti su 3?
    Ciliegina sulla torta: il candidato PSE Martin Schultz è… il presidente uscente del Parlamento Europeo! W il cambiamento.
    Quanto alle politiche rigoriste… il PD non credo possa lavarsene le mani. Con l’ingresso del PD in maggioranza, a fine 2011, è iniziata l’era-Monti, campione del rigore e della stretta fiscale. Inutile ripercorrerne i disastrosi risultati.
    Credo che Renzi, ora che è al governo, abbia bisogno più di risultati e meno di slogan. Da quando si è insediato, abbiamo visto il PIL che torna in recessione, un nuovo record del debito pubblico e un nuovo crollo dei consumi interni.
    Mi sembra davvero MOOOLTO presto per parlare di Italia che riparte. Per il momento è ripartita a marcia indietro.

    Ugo 9 anni ago Reply


    • La guida della commissione e la maggioranza relativa del Parlamento Europeo sono state targate PPE.
      Ho motivato le mie scelte sulle preferenze e credo che la competenza e la continuità non siano affatto in contrasto con il cambiamento, che deve essere principalmente sulle linee di azione verso le quale si dirigerà l’Europa.
      Far guidare la Commissione a chi non ne sa nulla, francamente, lo vedrei come un problema maggiore che non farlo fare a chi a guidato un’istituzione europea o ha comunque un’importante esperienza politica nazionale sulle spalle.
      Il PD e chi con esso ha sostenuto il Governo Monti allora non aveva altre scelte: chi ha sostenuto quell’esperienza governativa era come se avesse la pistola puntata alla tempia.
      Renzi governa da 80 giorni e in 80 giorni non si possono fare i miracoli; ma certamente ha già mosso molto e alcuni risultati concreti (gli 80 euro in busta paga o l’allentamento del patto di stabilità per gli investimenti sulla scuola) già sono cose concrete. Non è certo ascrivibile alla sua azione di governo il recente dato sul PIL, relativo al primo trimestre. Qui i contenuti della conferenza stampa di oggi nella quale ha presentato il lavoro dei primi 80 giorni di governo: http://www.partitodemocratico.it/doc/268406/il-giro-del-mondo-in-80giorni.htm?utm_source=twitter&utm_medium=social&utm_term=%2380giorni&utm_content=pd&utm_campaign=europee+2014

      Eugenio 9 anni ago Reply


      • Eugenio,
        perdonami se insisto, ma che “la continuità” non sia “in contrasto con il cambiamento” è un calcio in faccia alla logica.
        Far guidare la Commissione a un tedesco, in un momento in cui la guida dell’Europa è già troppo germanocentrica, mi sembra un’idea pessima. Tra l’altro un tedesco che, a casa sua, ha fatto campagna elettorale dicendo: “votate un tedesco”.
        Una scelta esiste sempre, a fine 2011 il PD ha scelto. A meno di ammettere che i mercati ormai possono puntare la pistola alla tempia non solo ai governi, ma anche alle opposizioni. E allora chiediamocene il perchè.
        Non voglio giudicare Renzi per i risultati che arrivano dopo pochissimi mesi.
        Mi pare però ridicolo giudicarlo per risultati che nemmeno sono ancora arrivati. Per cui inviterei tutti a un po’ di cautela prima di cantare vittoria e di arrogarsi il merito della ripartenza italiana.
        Quando la disoccupazione, complessisva e giovanile, sarà torna a un livello non dico buono, ma accettabile (3-4% sotto il record storico), ne parleremo. Quando la crescita del PIL sarà arrivata, non dico ai livelli pre-SME, ma almeno a un 1,5%, ne parleremo. Quando il rapporto debito pubblico / PIL sarà non dico tornato al 107% come sosteneva Renzi un anno e mezzo fa (ne parlavamo proprio su questo blog), ma almeno si sarà stabilizzato, ne parleremo.
        Fino a quel momento, meglio seguire il consiglio di Trapattoni: non dire “gatto!” se non l’hai nel sacco.

        Ugo 9 anni ago


      • AGGIORNAMENTO
        Siamo a 100 giorni di governo Renzi.
        I nuovi dati parlano di disoccupazione, totale a e giovanile, entrambi a nuovi massimi storici.
        http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06/03/disoccupazione-il-tasso-sale-a-livello-record-del-136-quella-giovanile-e-al-46/1010658/
        Nel frattempo, la Commissione Europea è andata vicina a una completa bocciatura dei bilanci italiani, limitandosi poi a consigliarci una correzione, già per il 2014, stimata in 9 miliardi di euro.
        http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06/02/ue-litalia-deve-fare-sforzi-aggiuntivi-per-rispettare-i-requisiti-del-patto-di-stabilita/1010158/
        Per farsi un’idea, l’introduzione dell’IMU/TASI sulla prima casa ha portato nelle casse dello stato “solo” 4 miliardi di euro.
        Auguri a tutti.
        Ribadisco: per il momento l’Italia è ripartita in retromarcia. 100 giorni sono molto pochi per giudicare, ma al momento Renzi non ha dalla sua parte un solo dato che attesti una qualche ripartenza italiana. Attendiamo (più o meno) fiduciosi.

        Ugo 9 anni ago


  • Il cambiamento dell’Unione europea deve venire dai cittadini in primis, e di riflesso dai politici nazionali. L’Europa è un insieme di nazioni diverse per lingua, cultura e tradizioni, ma ha radici comuni e deve capire che per continuare ad influire sulla scena mondiale deve trovare una forma di unione politica. Credo che l’uovo di Colombo sia nel separare le competenze. Certe politiche devono restare nazionali, o addirittura locali. L’Unione dovrebbe occuparsi di pochi temi ma rilevanti: immigrazione, politica monetaria e fiscale, coordinamento militare, politica estera. Non un super-stato, ma una confederazione di Stati sovrani che però cedono a un governo centrale democraticamente eletto e al parlamento europeo parte della propria sovranità su quei temi globali dove si deve parlare con una sola voce. Finché non si decide per una strada di questo tipo, con la rinuncia a un ruolo di potenza che cui Francia e Regno Unito ancora fingono di poter detenere, o l’Ue avrà poco peso. Come si diceva? Gigante economico, nano politico, verme militare. La vicenda Ucraina ha dimostrato quanto peso hanno i paesi europei (inclusa la Germania) possano avere di fronte a Russia, Usa e Cina. Putin qualche mese fa definì il Regno Unito “un’isoletta”. Ma purtroppo credo che tutto questo sia molto al di là da venire.

    Giorgio 9 anni ago Reply


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