Oggi è un giorno triste per la nostra città: da oggi, infatti, il reparto di maternità dell’Ospedale Uboldo è chiuso, per decisione della Regione Lombardia che ha deciso di accorparlo con quello di Melzo (potranno essere gestite solo delle emergenze). La Regione sta applicando una disposizione nazionale che prevede l’accorpamento dei punti nascita con chiusura – al momento – di quelli che annualmente fanno nascere meno di 500 bambini. La cosa assurda e incomprensibile è che Cernusco ha sempre raggiunto la soglia dei 500 parti annui (552 nel 2014), mentre Melzo non vi è riuscito negli ultimi anni (poco più di 400 nel 2014)…
In questi mesi di confronto e sconto con la Regione nessuno è riuscito a togliermi dalla testa che la sottaciuta volontà della Regione sia quella di chiudere Cernusco a favore di Melzo per poi procedere alla successiva chiusura anche di Melzo, a mio avviso incapace di poter raggiungere la prossima soglia che le disposto nazionali stabiliscono e cioè 1.000 parti annui. Infatti: oltre la metà dei parti registrati a Cernusco in questi ultimi anni sono stati fatti da donne residenti a Cernusco, Pioltello e Cologno Monzese: difficile pensare che le donne di queste città possano trovare più comodo e di valore andare a Melzo piuttosto che a Milano o Monza… Inoltre Melzo è assolutamente inadeguato per accogliere un numero consistentemente superiore di parti rispetto a quanto già riesce a fare, tanto è vero che in ambito di ASL stanno già parlando di dover eseguire lavori di ampliamento del nido, più piccolo di quello di Cernusco. In aggiunta la Regione – nonostante le pressanti richieste avanzate in questi mesi – non ha minimamente implementato l’offerta di servizi della maternità di Melzo, quindi le donne che si rivolgeranno a quel reparto continueranno a non poter effettuare l’epidurale e la copertura del servizio per le emergenze resta garantita con la reperibilità e non con la presenza fisica. A ciò, infine, si assomma il fatto che ultimi anni sono stati spesi dalla Regione 600 mila euro per ammodernare la maternità di Cernusco e che ora è come se li avessimo gettati al vento… Su tale ultimo aspetto voglio sperare che la Corte dei Conti (già investita della questione) abbia qualcosa da dire.
In questi ultimi giorni ho fatto appello ad alcuni parlamentari perché sottopongano con urgenza al Ministro della Sanità Lorenzin questa incredibile situazione: il Ministro, pochi giorni fa, ha dichiarato che i punti nascita con meno di 500 parti devono (de-vo-no) essere chiusi; non si capisce perché nella nostra ASL debba essere chiuso il punto nascite che ha raggiunto il limite stabilito dalle disposizioni nazionali e che inoltre ha raggiunto livelli di parti cesarei (elemento che contribuisce a determinare la sicurezza dei punti nascita) più bassi della media regionale, mentre a Melzo sono ad un livello di cesarei quasi doppio rispetto a quello di Cernusco. Voglio sperare che il Ministro Lorenzin – in maniera coerente con quanto ha dichiarato nei giorni scorsi – voglia mettere la testa su questo dossier e meglio comprendere come stanno le cose, intervenendo sulla Regione.
Lo ribadisco ancora una volta: non si tratta di fare del campanilismo, ma in questa vicenda appare evidente che ci sia una profonda ingiustizia in corso e che ci siano obiettivi non chiari e per nulla condivisibili nella loro razionalità.
Ringrazio tutto il personale della maternità di Cernusco per la passione con la quale hanno sempre svolto il proprio lavoro e sono vicino alla loro umana sofferenza determinata dal vedere in maniera incomprensibile e incoerente chiudere il luogo al quale hanno dedicato numerosi anni della loro vita, non solo lavorativa.
2 Comments
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Non posso che concordare in toto sull’analisi fatta nell’articolo. Mi sarebbe piaciuto vedere un po’ più di coesione tra le forze politiche verso l’obiettivo di impedire il concretizzarsi di una decisione ingiusta e dannosa per il territorio della Martesana. Così non è stato, e chi stava dall’altro lato a mio avviso ha molto giocato su queste divisioni, ha preso tempo con la finta trattativa con i sindaci dell’ASL (il cui lavoro mi pare di capire non sia neanche stato preso in considerazione) e in meno di 5 mesi ha chiuso un reparto aperto da 50 anni, e senza uno straccio di motivazione. Tempi e determinazione fanno pensare a interessi economici molto forti che premevano per questa soluzione, e l’inaugurazione della nuova Maternità del S.Raffaele il giorno stesso dell’annuncio ufficiale della chiusura di Cernusco alimentano i sospetti. Ora la parola ai magistrati. Chiedo al sindaco e alle forze politiche, in qualità di cittadino, di continuare a vigilare su eventuali sviluppi e sul discorso dell’ospedale unico. Da parte mia continuerò a farlo dalle pagine del blog http://nascereancorainmartesana.altervista.org/ Anche il rifiuto categorico di iniziare a parlare di un grande ospedale della Martesana (che sia a villa fiorita, cassina, bussero o gorgonzola poco importa) la dice ancora una volta lunga su come la Regione vede la sanità dell’est milanese: incentrata sull’ospedale privato S.Raffaele, di cui bisogna accuratamente eliminare ogni concorrente, esistente o futuro.
Giorgio 9 anni ago
Non cambiando idea su quanto ho già espresso in precedenti interventi ti chiedo un chiarimento:esistendo una direttiva nazionale e regionale che impone la chiusura dei punti nascita con meno di 500 parti l’anno e Cernusco (a differenza di Melzo), soddisfa questo requisito, oltre a molteplici altri, un ricorso al Tar per impugnare la decisione non è pensabile? Non potrebbe essere accettato visto che la regione non rispetta quanto da lei stesso deliberato?
Bida 9 anni ago
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