La Giunta regionale lombarda, con proprio atto n° X-2454, nella seduta del 7 ottobre 2014 ha deliberato l’accorpamento del punto nascite dell’Ospedale Uboldo di Cernusco con il punto nascite dell’Ospedale Santa Maria delle Stelle di Melzo. La chiusura del punto nascite dell’Uboldo è programmata per il 31 dicembre 2014.
La decisione è legata al percorso di razionalizzazione delle spese sanitarie in corso da tempo e fa esplicito riferimento alle “Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo” – sottoscritto il 16 dicembre 2010 in Conferenza Unificata tra Governo, Regioni, Provincie e Comuni – nel quale si è tra l’altro convenuto:
- di razionalizzare ed aumentare i livelli di sicurezza tramite riduzione progressiva dei punti nascita con numero di parti inferiore a 500/anno inizialmente e con l’obiettivo di arrivare alla riorganizzazione dei punti nascita con parti inferiore a 1000/anno, vista la correlazione tra sicurezza e numerosità dei parti/esperienza degli Operatori;
- di definire alcuni standard operativi – tempi di attivazione della sala operatoria per l’effettuazione di un taglio cesareo, garanzia della possibilità di effettuare in tempi adeguati esami di laboratorio, radiografie o trasfusioni, la presenza in struttura H24 di professionisti ostetriche, ginecologi, anestesisti, pediatri – in grado di fornire assistenza a madre e neonato;
- di ridurre il tasso di parti con taglio cesareo e favorire i percorsi formativi finalizzati alla sicurezza.
La stessa Regione Lombardia – attraverso la Direzione Generale Salute e con il contributo del Gruppo di approfondimento tecnico sul percorso nascita – ha individuato i criteri essenziali per ridurre in modo significativo il rischio connesso all’evento travaglio /parto /nascita, definendo che le caratteristiche essenziali minimali per quanto concerne numerosità dei parti, livello organizzativo e strutturale per il mantenimento in sicurezza del punto nascita, per le strutture di ricovero e cura sono:
- numero parti>500/anno;
- guardia ostetrica in struttura H 24 (medico + ostetrica);
- guardia anestesiologica in struttura H 24;
- guardia pediatrica in struttura H 24;
- possibilità di effettuare esame radiologico in H 24;
- possibilità di effettuare emotrasfusione in H 24;
- possibilità di effettuare esame di laboratorio in H 24;
- disponibilità di sala operatoria per effettuare un taglio cesareo H24 con possibilità in inizio del taglio cesareo in 30’.
La Regione ha inoltre previsto che per gli interventi di riordino della rete di offerta debba essere acquisita dalle ASL interessate un progetto di riorganizzazione dei punti nascita, predisposto sulla base dei sopra citati criteri.
Nulla da eccepire sul percorso definito e intrapreso anche da Regione Lombardia per riorganizzare e razionalizzare la spesa sanitaria e neppure sui criteri definiti.
Ma la scelta che è stata presa è stata coerente con quanto sopra precisato? Parrebbe proprio di no…
Ma andiamo con ordine.
L’Azienda Ospedaliera di Melegnano è retta dal 20 maggio scorso da una Commissaria straordinaria, la dott.ssa Marina Gerini, per le note vicende giudiziarie che hanno visto in parte coinvolto il Direttore Generale Paolo Moroni (dichiaratosi estraneo ai fatti), sospeso cautelativamente dalle funzioni da Regione Lombardia: ciò significa che in questo momento l’Azienda Ospedaliera non si trova in una condizione di gestione ordinaria; la Commissaria è stata nominata in prima battuta sino al 30 giugno e poi prorogata ed è presumibile che, essendo Commissaria, non sia stata parte decisoria attiva, anche per evidenti ragioni legate al tempo che ha potuto dedicare alla questione dal suo insediamento a quanto avvenuto.
L’ASL Milano 2 come sopra precisato ha un ruolo attivo nella definizione degli interventi di riordino della rete di offerta e deve presentare un piano di riorganizzazione dei punti nascita; la scadenza per presentare tale piano era la fine del mese di luglio . Il 25 luglio scorso, in un incontro del Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci dell’ASL Milano 2, è stato affrontato il tema della riorganizzazione dei punti nascita.
Nel corso di questa riunione il Direttore Sanitario dell’ASL, dott. Aldo Bellini, ha comunicato che nell’ambito del riordino dei punti nascita la Regione Lombardia “ha previsto la chiusura di quelli che non raggiungono almeno 500 parti l’anno”. I dati di attività mettono in luce una “sostanziale equivalenza dei due centri dal punto di vista organizzativo” e il Direttore Sanitario dell’Azienda Ospedaliera di Melegnano, dott.ssa Patricia Crollari, afferma che “il presidio di Melzo, in termini di espansione volumetrica, presenta maggiori potenzialità, ma che la professionalità dei ginecologi delle due strutture è equivalente”. (Mi permetto di affermare che i medici e il personale dell’ostetricia di Cernusco sono certamente professionisti di primo livello). Sempre la dott.ssa Crollari sostiene che “la valutazione strettamente numerica, in applicazione delle indicazioni regionali, comporterebbe la chiusura del punto nascita di Melzo, permettendo altresì, nell’ambito della strategia più complessiva aziendale, a seguito del trasferimento dell’ostetricia presso il presidio di Cernusco, la contestuale collocazione a Melzo delle divisioni di oncologia e cure palliative attualmente operanti presso il presidio d Gorgonzola”. I membri del Consiglio di Rappresentanza presenti alla riunione hanno chiesto di rinviare ogni approfondimento a settembre. È il Direttore Generale dell’ASL Milano 2, dott. Antonio Mobilia, che afferma che la “la collocazione territoriale del presidio di Melzo, situato nelle vicinanze di arterie stradali importanti (Bre.Be.Mi. e T.E.E.M.) rende l’opzione di Melzo sicuramente più razionale”. Il Commissario straordinario dell’Azienda Ospedaliera di Melegnano, dott.ssa Marina Gerini, si dichiara invece “disponibile ad effettuare una valutazione maggiormente condivisa e ponderata”. La riunione si chiude con la decisione di dare mandato all’ASL di chiedere alla Regione una proroga del termine di presentazione del progetto. “Tutti i partecipanti sono concordi in tal senso e l’ASL si fa carico di chiedere in Regione una proroga”.
Tutto ciò accadeva il 25 luglio.
Il 31 luglio l’ASL Milano 2, con nota del Direttore Generale Antonio Mobilia, scrive alla Regione, ma anziché chiedere una proroga alla Regione come unanimemente concordato, invia la propria Relazione tecnica in materia di riordino dei punti nascita ospedalieri.
Da questa relazione emerge che:
- all’Ospedale di Melzo vengono effettuati meno parti di quanto accada all’Ospedale di Cernusco: il valore medio nel triennio 2011-2013 è di 457 nascite annue a Melzo e di 605 a Cernusco;
- il punto nascite di Melzo non raggiunge i 500 parti l’anno in nessuno dei 3 anni considerati, mentre Cernusco è sempre sopra la soglia definita come limite;
- la proporzione di parti con taglio cesareo (le linee di indirizzo della Conferenza Unificata del 2010, sopra citate, hanno come obiettivo anche la riduzione del numero dei parti cesarei) raggiunge a Melzo, nel triennio considerato, valori sensibilmente superiori alla media, con un valore del 36,7% sul totale dei parti a Melzo e del 26,9% a Cernusco.
Per la cronaca, l’altro punto nascita all’intermo dell’Azienda Ospedaliera di Melegnano, quello presso l’ospedale di Vizzolo Predabissi, mette in luce una media di parti annui nel triennio pari a 772 e una percentuale di cesarei sul totale pari al 24,8%.
Nella Relazione tecnica si evidenziano anche i numeri degli accessi di ricovero per parti delle donne residenti nei distretti sanitari di Melzo e Cernusco per struttura ospedaliera di erogazione:
- l’Ospedale Santa Maria delle Stelle viene scelto dal 35,6% delle donne residenti nel distretto sanitario di Melzo (il 15,3% sceglie Caravaggio, il 12,1% il San Raffaele di Segrate, l’8,7% la Mangiagalli-Cà Granda di Milano, il 4,8% Vimercate, il 4,4% la Melloni di Milano, il 4% Cernusco, il 3,3% il Sam Gerardo di Monza, il 2,1% Vizzolo Predabissi, il 9,8% altre strutture ospedaliere);
- l’Ospedale Uboldo è scelto dal 21% delle donne residenti nel distretto sanitario di Cernusco (il 20,2% sceglie il San Raffaele, il 14,8% Vimercate, il 10,9% la Mangiagalli-Cà Granda di Milano, il 9% il San Gerardo di Monza, il 7,4% Melzo, il 4,9% la Melloni di Milano, il 2,9% il Buzzi di Milano, l’8,9% altre strutture ospedaliere).
La relazione, per questo punto, non mette in evidenza le scelte delle donne residenti nel distretto sanitario di Vizzolo Predabissi.
Le risultanze dei criteri di valutazione integrativi delle soglie di volumi clinici applicati ai punti nascita, mettono in luce una completa e perfetta equiparazione fra le strutture ospedaliere di Melzo e Cernusco. Posto che la razionalizzazione, per la Regione, deve essere fatta anche per garantire la maggiore sicurezza delle partorienti, i due punti nascita garantiscono eguale livello.
Da tutto quanto sopra evidenziato, se ne dovrebbe evincere che, a parità di qualità servizio offerto, ciò che dovrebbe fare la differenza sono i numeri dei parti eseguiti; e che comunque si sarebbe dovuto chiedere una proroga della decisione, così come unanimemente deciso da partecipanti alla riunione del 25 luglio.
Il dott. Antonio Mobilia, Direttore Generale dell’ASL Milano 2, però, nella sua Relazione tecnica, anziché chiedere come concordato un rinvio per un maggior approfondimento, afferma (senza citare alcun dato specifico) che “a riguardo del punto nascita da dismettere, ulteriori elementi di analisi ed approfondimenti valutativi (…) hanno indotto questa ASL a considerare candidabile l’unità dello stabilimento ospedaliero di Cernusco sul Naviglio”.
Le ragioni che hanno spinto l’ASL ad assumere tale decisione a favore dell’ospedale di Melzo, in totale autonomia e difformemente da quanto condiviso con il Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci dell’ASL Milano 2, sono:
- “la maggiore attrazione interna all’ambito locale, ovvero una minore ‘fuga’ verso altre strutture ospedaliere, sia interne che esterne all’ambito, delle partorienti residenti nei Comuni di Melzo e limitrofi”;
- “una situazione struttura attuale più favorevole (l’area travaglio/parto/post-partum di Melzo è stata recentemente ristrutturata e lo stesso ospedale a fruito di investimenti che prevedono in tempi brevi poliambulatori e blocco operatorio)”;
- una migliore accessibilità viabilistica ed una posizione “tendenzialmente più baricentrica di Melzo rispetto alle aree distrettuali interessate”, nonché alla posizione più accessibile dell’ospedale, ritenendo Cernusco “inserito in piena area pedonale del centro storico” (cosa per altro falsa perché l’Uboldo non è in ZTL; inoltre il Comune ha più volte proposto all’Azienda Ospedaliera soluzioni viabilistiche migliorative, che vedono coinvolte parzialmente e limitatamente aree di loro proprietà, senza ricevere riscontri positivi).
Nessuna ragione è riconducibile ai numeri dei parti, che sono l’assunto principale che le “Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo” hanno indicato sin dal 2010.
Nessuna ragione è legata ai criteri essenziali per ridurre in modo significativo il rischio connesso all’evento travaglio/parto/nascita che la Regione stessa si è data per decidere sul tema, ma – a parità di condizioni tra Cernusco e Melzo – l’Uboldo è l’unico che supera il primo criterio, quello di avere un numero di parti superiore ai 500 l’anno.
Viste le ragioni adotte, mi verrebbe quasi da suggerire che siccome la Magiagalli è in pieno centro a Milano, qualcuno dovrebbe proporre di chiuderla perché è più difficile raggiungerla di molti altri ospedali…
Mi verrebbe di considerare che, forse, la vicinanza ad importanti e nuove arterie stradali come la Bre.Be.Mi. e la T.E.E.M. dovrebbero suggerire che tale prossimità dovrebbe favorire lo sviluppo di un importante presidio di traumatologia più che di natalità… (Al netto del fatto che da decenni Cernusco è servita dalla Tangenziale Est e che il raddoppio della Cassanese ha interessato anche Cernusco).
Mi verrebbe da considerare che sarebbe stato opportuno prendere una decisone non quando il governo dell’Azienda ospedaliera di Melegnano è ancora commissariato, ma quando tornerà ad un regime ordinario, con una prospettiva più certa e solida…
Mi verrebbe da considerare che agire in maniera difforme da quanto in una riunione viene concordato fa pensare male…
Mi verrebbe da considerare che il non aver nemmeno chiesto all’Assemblea dei Sindaci dell’ASL Milano 2 di esprimersi con un parere non depone a favore né della valorizzazione dei territori né dall’autentica ricerca di una soluzione meglio condivisa…
Mi verrebbe da considerare che se i numeri hanno un senso dovrebbero avere anche un peso…
Mi verrebbe da considerare che i milioni di euro spesi dalla Regione Lombardia nel recente passato per ammodernare la maternità di Cernusco è come se venissero buttati nel cesso…
Mi verrebbe da considerare che si può decidere qualsiasi soluzione, ma che non si può cambiare strategie e progetti con frequenza così assurda, tale da far pensare di non avere più né progetti né strategia…
Mi verrebbe da considerare che se a Melzo doveva andare l’oncologia e che tali spazi venivano a rendersi disponibili con il trasferimento a Cernusco dell’ostetricia, ora non è chiaro a nessuno dove andrà e che cosa ne sarà dell’oncologia…
Mi verrebbe da considerare che all’Assessore regionale alla Salute, Mario Mantovani, è stato sottoposto da tempo l’atto di indirizzo dell’Assemblea dei Sindaci dell’ASL Milano 2 nel quale si afferma la volontà di riorganizzare il sistema ospedaliero della zona Martesana con la realizzazione di un nuovo e moderno ospedale di zona e che quindi, le riorganizzazioni parziali e affrettate che vengono realizzate, o si reggono su un progetto di lungo periodo che ha un punto di caduta preciso e chiaro, oppure non si può che immaginare che il disegno sia il progressivo smantellamento dei presidi ospedalieri territoriali pubblici a favore di non si capisce bene chi…
Gli interlocutori sentiti in queste settimane sul tema davano per scontato che la scelta sarebbe caduta, in tempi più lunghi di quelli ora attuati, su Cernusco: sia per i maggiori numeri vantati sui parti, sia per consentire a Melzo di “fare spazio” all’oncologia, come da tempo previsto. Si attendeva un nuovo approfondimento da condividere così come era stato deciso a fine luglio.
Martedì 7 ottobre, invece, la decisione frettolosa e insensata della Giunta regionale lombarda.
Perché? È stata la naturale e normale domanda che mi sono posto.
La risposta, forse, la si trova in quanto ha scritto e comunicato il vice Presidente del Consiglio regionale lombardo, il leghista Fabrizio Cecchetti:
Capito? Qualcuno della Lega (?!?) ha portato avanti per mesi un certo lavoro, che ora non solo spaccia come rispettoso delle “richieste pervenute dal territorio”, ma che addirittura viene definito come “una grande vittoria della Lega”! Incredibile!!!
Cosa c’è dietro? È lecito chiederselo, perché non trovo normale che un partito politico metta apparentemente le mani su un vicenda istituzionale e tecnica, nella quale per altro i territori, come sopra precisato, non sono stati affatto coinvolti e non sono stati affatto ascoltati nelle richieste espresse nelle sedi istituzionali appropriate.
Poi, quando leggi nell’articolo del Il Giorno dedicato a questa notizia e pubblicato l’8 ottobre, che sul tema c’è stata nel trimestre precedente mobilitazione “politica, in particolare della Lega Nord”, capisci come possono essere andate le cose…
Lo capisci ma non lo condividi.
È per questo che ho già scritto al Presidente dell’Assemblea dei Sindaci dell’ASL Milano 2, Umberto Gravina, chiedendogli di convocare l’Assemblea stessa per una valutazione; scriverò all’Assessore regionale alla Salute e al Presidente Maroni per contestare questa decisione non fondata su valutazioni pienamente legate alla realtà dei numeri e dei fatti, ma – stante la dichiarazione di Cecchetti – su non meglio precisate pressioni partitiche. Per un movimento come la Lega che si riempie la bocca tutti i giorni della valorizzazione dei territori e delle decisioni prese coinvolgendo le realtà locali, questa delibera è un capolavoro di ipocrisia!
La Regione deve ora chiarire e garantire ai presidi ospedalieri coinvolti in questa decisione quale sia il futuro che li aspetta: non per ragioni campanilistiche o di mera difesa del punto nascite di Cernusco, ma perché reputo fondamentale il destino dell’offerta socio-sanitaria dell’intero territorio della Martesana; la Regione deve fare questo passaggio di chiarezza per rispetto verso i medici e infermieri che vi operano con professionalità e dedizione, lo deve alle comunità che fruiscono dei servizi sanitari di questi ospedali; lo deve alle istituzioni locali che – estromesse ormai da tempo dalle decisioni fondamentali sugli ospedali – hanno ancora a cuore lo sviluppo di un moderno progetto di sanità e salute per l’Adda-Martesana.
27 Comments
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Scusate, ma mi viene da fare una risata.
Perché, vedete, è sempre facile fare i finocchi con le terga altrui.
Per cui approvare e sottoscrivere le proposte di razionalizzare e diminuire il numero di ospedali, viene considerata cosa buona, giusta, moderna.
https://eugeniocomincini.it/2013/tempo-iniziare-pensare-ad-nuovo-ospedale/
Poi però quando si scopre che l’ospedale che chiudono (magari parzialmente, come in questo caso) è il tuo, apriti cielo! Arrivano 1000 e 1 ragione per lamentarsi.
Be careful what you wish for, caro Eugenio!
Ugo 9 anni ago
Non ho affatto cambiato idea. Leggi le righe finali del mio post; essere a favore del nuovo ospedale ed essere disponibili a discutere che possa anche essere altrove, presuppone il fatto che ci sia un progetto sul tavolo: qui, con questa operazione, si fa lo spezzatino senza che vi sia alcuna progettualità complessiva per il territorio dell’Adda-Martesana. Non solo per Cernusco.
Eugenio 9 anni ago
Eugenio,
però non possiamo fare gli ingenui. Mica chiudono un ospedale dall’oggi al domani! Ci sarebbe un’insurrezione.
Si chiude un reparto, si lascia andare a ramengo un altro… poi quando rimane un guscio vuoto, quello che chiuderà l’Uboldo passerà come un eroe, scommettiamo?
O l’ospedale locale si difende, oppure si accetta la logica che si va verso l’accorpamento. Allora si può solo lottare per essere quello che rimane in piedi.
E l’Uboldo dubito che abbia possibilità: al di là del formalismo, è sul confine della zona pedonale, sprovvisto di parcheggio. Difficile pensare di accogliere anche gente che viene da fuori.
Se passa l’idea che l’accorpamento è necessario l’Uboldo è condannato.
Rimane il problemino che io non ho ancora visto uno studio serio che spieghi quanti e quali risparmi generi l’accorpamento, né in che modo venga tutelato il diritto degli utenti degli ospedali oggi esistenti ad avere cure non solo professionali, ma anche rapide e agevoli da raggiungere.
Ugo 9 anni ago
Non sono d’accordo con Ugo che l’accorpamento condannerebbe l’Uboldo. Lo condannerebbe così com’è ora, perché è vero che le partorienti fuggono, soprattutto chi non è nata a Cernusco (percentuale elevatissima della popolazione locale ormai), mia moglie in primis. Il PS dell’Ospedale di presenta talmente male (in 9 anni da volontario in Croce Bianca ne ho viste di tutti i colori), non è un buon biglietto da visita. La posizione viabilistica è sicuramente pessima, lo si dice da anni. Ma se si facesse un ospedale unico, o 2 soli ospedali, nella Martesana, costruendo una struttura nuova ad esempio a est del paese Cernusco avrebbe dalla sua molti punti forti, come ad esempio l’ottimo collegamento stradale e della linea metropolitana.
Giorgio 9 anni ago
Scusa Giorgio,
ma non ho capito dove non sei d’accordo. Il tuo intervento fa una lista di motivi per cui l’Uboldo è di fatto condannato a NON essere un ospedale per un bacino più ampio dell’attuale.
La cosa bizzarra è la tua conclusione: siccome l’ospedale attuale di Cernusco non va bene, la soluzione più logica è trovare una posizione più adatta a Cernusco, e lì construirne uno ex-novo.
Purtroppo la realtà è diversa: la logica suggerisce di trovare quali dei 3 ospedali è messo meglio (o meno peggio) e ampliare quello.
Intervento certissimamente meno costoso che costruirne uno da zero.
Per cui torno a ribadire: le alternative logiche sono 2: o si difendono gli ospedali locali, oppure si amplia uno dei 3 esistenti, e Cernusco è tagliata fuori a priori.
Di alternative illogiche o utopistiche invece ne esistono a centinaia.
Ugo 9 anni ago
@Ugo: Vimercate è stato costruito ex-novo, mi pare. Inoltre: dovendo ridurre i presidi in Martesana, territorio quasi interamente attraversato dalla Linea 2 della metropolitana milanese (con la quale il S. Raffaele ha un collegamento fatto ad hoc) ti sembra logico posizionarli lontano dalla MM2? Non parlo della Maternità, parlo in generale. Attaccare pezze agli ospedali esistenti vuol dire solo buttare soldi.
Giorgio 9 anni ago
Mi viene da pensare che Cernusco è vicino al San Raffaele e che Mantovani deve tenere buoni gli eletti di CL
Kuda 9 anni ago
AIUTOOOO io sono incinta e voglio partorire a Cernusco…Certe cose non potete dirla così a donne nel mio stato. Alla fine credo che dobbiamo poter decidere dove partorire e per chi, come me, aveva già deciso è un bel calcio. Melzo non è il posto che ho scelto, non lo conosco e l’unica volta che ci sono stata è per sentirmi dire, anche in malo modo, che avevo perso un bambino. Ora so che hai politici e ai politicanti non frega niente delle persone, ma forse prima di chiudere un reparto maternità lo farei sapere 9 mesi prima, non 2, così una donna già incinta non si trova questa cosa tra capo e collo. NON é BELLO
Laura 9 anni ago
Condivido con Laura! Io sono nata a Cernusco, vivo a Cernusco e vorrei partorire a Cernusco. La cosa che trovo assurda è che stanno chiudendo un reparto solo perchè il numero delle nascite non raggiunge il numero da “qualcuno” prefissato. Non vi siete posti la domanda del PERCHE’ le future partorienti finiscono tutte in altre strutture???? La maggior parte tra mie amiche e conoscenti si sono rivolte ad altri ospedali perchè a Cernusco non praticano l’epidurale e non permettono il parto attivo. Io qualche domandina me la farei!!!!
Detto questo mi ricollego al post di Laura aggiungendo che un preavviso di 9 mesi sarebbe stato l’ideale in modo da mettere tutti i cittadini a conoscenza di quanto proposto dalla regione e dare la possibilità alle future mamme di potersi guardare attorno già a inizio gravidanza e non a più di metà quando già nella tua testa avevi tutto ben chiaro.
Marika 9 anni ago
Marika, invece il numero prefissato da qualcuno (500) lo raggiunge e lo supera (606 in media nel triennio da esaminare). Melzo no. E’ questo il dubbio grosso che sorge sulle reali motivazioni della decisione.
Giorgio 9 anni ago
Eugenio, ma non c’è nulla che si possa fare, quantomeno per procrastinare la chiusura del reparto? Come ha scritto Laura, è assurdo che le donne che hanno già deciso di partorire a Cernusco – e magari prenotato il corso pre-parto – debbano rivedere tutto. Ci vorrebbero 10-12 mesi di preavviso per fare le cose seriamente (fatto salvo che spendere milioni per rimodernare un reparto e chiuderlo pochi anni dopo non è serio per niente). Nessuna possibilità di chiedere rinvii o fare qualcosa?
Giorgio 9 anni ago
Aggiungo un’ultima cosa e poi mi taccio, Chissà cosa ne pensa di questa vicenda la Lega Nord di Cernusco?
Giorgio 9 anni ago
Beh, che l’Uboldo logisticamente non sia ben piazzato è sotto gli occhi di tutti, e questa è forse la causa per cui tante partorienti locali trasmigrano…… certo però che i numeri dei parti sono sempre molti di più rispetto a Melzo. Quindi Eugenio non bisogna ‘mollare’, occorre far rientrare le decisioni Maroniane e nel frattempo cercare soluzioni efficaci a migliorare radicalmente la ‘ logistica in fatto di viabilità, accessibilità e disponibilità di parcheggi. Mi rendo conto che l’impresa è titanica, data la situazione urbanistica attuale, ma c’è un detto notissimo a cui credo, la volontà può smuovere anche le montagne….
gianmaria Arnaboldi 9 anni ago
Concordo pienamente. Mi sembra incredibile che non si riesca a chiedere una proroga di qualche mese e intanto impugnare una decisione che è in contrasto con i requisiti delle linee guida. Speriamo bene che la cosa non sia finita così.
Giorgio 9 anni ago
Io mi trovo d’accordo con l’opinione di Ugo. Mi sembra evidente che il progetto finale sarà la progressiva chiusura dell’Uboldo o la sua trasformazione in centro ambulatoriale di zona dove riunire le varie specialità e fare le prime visite o di controllo oppure in struttura riabilitativa.Dalle condizioni in cui versa il nostro ospedale non mi sembra ci sia la volontà ad investirvi ulteriori fondi forse anche per errori commessi nel passato come accaduto con il nuovo edificio costruito nel cortile della vecchia cardilogia (quello situato davanti alla sede della croce bianca per interderci) inaugurato in pompa magna e ad oggi, se non sbaglio, ancora inutilizzato(non so se sia vero ma si vociferava di problemi strutturali?).
Bisogna anche essere realisti:lasciando perdere i campanilismi locali se si dovesse scegliere tra il potenziamento di un ospedale cittadino,situato in centro,senza parcheggi adiacenti per i malati o per il pronto soccorso(solo per citare un esempio un malato dove parcheggia se senza accompagnatore ha una visita il mercoledì mattina visto che l’unico parcheggio disponibile nelle vicinanze è quello di via Buonarroti sede del mercato?)e senza ulteriore possibilità di espansione o uno che offre tutto ciò il cui collegamento alle principali arterie stradali è stato notevolmente potenziato?
Le stesse situazioni dell’Uboldo oggi erano presenti a Gorgonzola e Cassano e tutti sanno che fine han fatto…
Mi sembra irrealistico pensare alla costruzione a breve di un nuovo ospedale in Martesana visto che la regione ha appena investito nel nuovo nosocomio di Vimercate e la vicinanza al S.Raffaele. Secondo me è più plausibile un potenziamento dell’ ospedale di melzo che,grazie alla sua posizione,si trova nel mezzo dei due presidi sopracitati e possiede la maggioranza delle caratteristiche elencate.
Bida 9 anni ago
Il problema, Bida, è invece la mancanza di una strategia e di un progetto. Recentemente sono stati spesi alcuni milioni di euro per ristrutturare parti dell’Uboldo, maternità compresa. E li stessi lavori sono in corso a Melzo. A quale scopo? Il territorio di Cernusco è collegato dalla tangenziale est, da diverse strade statali e sarà presto raccordato a TEM e BreBeMi, oltre ad avere il vantaggio del collegamento della metropolitana 2 di Milano. Purtroppo l’Ospedale è stato lasciato in una zona non adatta, per miopia di decenni di gestioni e amministrazioni.
Giorgio 9 anni ago
Sono d’accordo con te Giorgio riguardo la mancanza di una strategia ed infatti chiedo ad Eugenio di sapere una volta per tutte con chiarezza quale sia il futuro della sanità in Martesana.La doppia ristrutturazione della maternità è uno spreco di soldi ma non nascondiamoci dietro ad una foglia di fico:i dirigenti delle Asl e le pianificazioni sono scelte politiche e talvolta purtroppo le decisioni non rispecchiano la logica e la razionalità.Il mio discorso è più ampio e non limitato ad un reparto o all’altro.é vero che Cernusco ha la metropolitana ma è altrettanto vero che Melzo non si trova in cima all’ Everest e non è certo privo di importanti arterie stradali di collegamento.La viabilità è uno dei molteplici aspetti da tenere in considerazione e non in questo caso il solo e prioritario (tu stesso concordi nella inadeguatezza dell’ubicazione dell’uboldo).Se si decide di specializzare i singoli ospedali in specifici campi di cura (per me scelta assurda in quanto è meglio averne uno unico con tutto piuttosto che tanti spezzatini)ha un senso mantenere aperti entrambi ma se si deve sceglierne uno,Cernusco è spacciata (ribadisco le motivazioni).Anche la costruzione di uno ex-novo taglia Cernusco:se deve servire l’INTERA Martesana deve essere collocato non ai suoi confini(e Cernusco praticamente lo è) ma al centro in modo da servire tutti in egual modo.Un abitante di Cassano (che è in Martesana e fa parte di Asl2) preferirebbe avere l’unico ospedale di zona a Cernusco oppure a Melzo (o zone limitrofe)?A tutti piacerebbe avere l’ospedale sotto casa ma bisogna anche guardare all’interesse di tutti.Lo scopo di un ospedale è curare al meglio,non è una casa che si sceglie anche per la vicinanza dei servizi.Se dovessi scegliere sacrificherei l’uboldo in cambio di un’ottima struttura moderna ed efficiente anche a 10Km di distanza
Bida 9 anni ago
Ciao Bida.
Anche per me lo spezzatino è una soluzione sbagliata. Ma, anche nel caso in cui la si prendesse, non andrebbe presa in questo modo: con un preavviso ridicolo, all’improvviso e in contrasto con quanto discusso fino a quel momento, e in senso contrario da quanto supportato dai numeri richiamati dalle linee guida cui ci si sta ispirando. Per questo motivo l’attuale decisione va contestata in tutti i modi possibili, anche perché genera solo un disservizio senza benefici né in termini di costi né di livello delle prestazioni offerte.
Anch’io sarei disposto a rinunciare all’Ospedale a Cernusco – anche se mi spiacerebbe – per averne uno di livello più alto, anche a 10 km di distanza. Ma questa dovrebbe essere una scelta discussa adesso, per prendere una decisione tra 6 mesi-1 anno e realizzarlo nell’arco di 4-5 anni.
Sull’ubicazione, concordo che dovendone fare uno solo avrebbe più senso collocarlo in posizione centrale, ma troverei davvero assurdo allontanarlo dalla MM2 (una decina d’anni fa si parlava di Gessate). Le arterie stradali ci sono, ma per un ospedale essere raggiungibile facilmente coi mezzi pubblici è un vantaggio enorme.
Pensando alla costruzione di un ospedale nuovo (o magari di 2 al posto dei 5 esistenti oggi in Martesana) non è detto che la zona est di Cernusco (al confine con Cassina) sarebbe esclusa a priori dai giochi. E’ collegata bene alla Padana e alla Tangenziale Est, e avrà raccordi con TEM e BreBeMi, con in più il vantaggio della metropolitana. Bisognerebbe anche tener conto del fatto che i confini della Martesana hanno tutti ospedali vicini cui ci si appoggia (da noi il san Raffaele, altrove Monza, un mio collega di Cassano dice che da lì spesso si va a Treviglio, comune confinante). Inoltre la zona della Martesana in cui Cernusco si trova è molto più densamente popolata del resto dell’area, dato che sui circa 380.000 abitanti totali, Cernusco e i soli comuni limitrofi (escluso Brugherio) ne contano quasi 200.000.
Insomma ci sarebbero molteplici fattori da considerare e la partita non sarebbe scontata.
Ma andiamo per gradi, la decisione di settimana scorsa è assurda e inutile, il primo passo è cercare in tutti i modi di contrastarla e possibilmente procrastinarla.
Giorgio 9 anni ago
Nel frattempo vedo che i cernuschesi iniziano a mobilitarsi contro questa decisione improvvisa e inattesa. E’ nata una pagina satirica su Facebook https://www.facebook.com/aMelzoLaSceltaPiuSensata e so di una manifestazione pacifica di mamme di Cernusco in programma davanti all’Uboldo il prossimo sabato 18 ottobre.
Giorgio 9 anni ago
Scrivo solo per confermare e rendere noto che la manifestazione voluta dalle ostetriche, mamme e cittadini si terrà. L’appuntamento è per domani, sabato 18 ottobre, alle 10:30 davanti all’Ospedale Uboldo. L’iniziativa è apartitica, anche se su Facebook il sindaco Eugenio Comincini fa sapere che ci sarà “in rappresentanza di tutta la città” e invita la gente a partecipare. Vorrei fare un appello perché i partecipanti mettano da parte per un attimo i propri orientamenti politici, di qualsiasi colore, e si resti tutti uniti per raggiungere l’obiettivo comune: evitare che questa decisione assurda vada in porto.
Giorgio 9 anni ago
Come precisato in fondo al post sopra (“Lo strano caso dei punti nascita e del ruolo dei sindacati confederali…”) l’appuntamento per l’iniziativa organizzata dal personale dell’Uboldo e dalle mamme è per le 10.30 in piazza Gavazzi. Il Sindaco è il Sindaco 🙂
Eugenio 9 anni ago
l’unico motivo è l’apertura del nuovo settore nascite “Diamante” dell’ospedale S.Raffaele infatti 31.12.2014 apre il nuovo settore!! per aprirlo bisognava avere un certo numero di nascite e una certa bustarella per chiudere quello di Cernusco.
A presto
Arm 9 anni ago
Ciao Arm, non ho trovato niente online su questa nuova apertura, puoi citare la fonte per favore?
Giorgio 9 anni ago
Arm, a distanza di mesi non posso che dire che avevi ragione. Il nuovo reparto del San Raffaele è stato inaugurato il 5 febbraio 2015, stessa data dell’annuncio ufficiale della chiusura di quello di Cernusco, poi avvenuta il primo marzo.
Giorgio 9 anni ago
Caro Sindaco
Fatevi sentire con la vostra Conferenza. Siete i principali responsabili della Sanita’ del vostro territorio.Chiudere il punto nascita a CSN significa che il reparto Diamante del San Raffaele finalmente si riempira’(altro regalo al privato accreditato).
Dott.Lupi Nefrologo Di Vizzolo 9 anni ago
Scusate, vorrei fare un ultimo tentativo di farvi vedere la luna, invece di vedervi accapigliare (contro Melzo) riguardo al dito. Poi se fallisco, mi inchinerò all’abilità dei nostri politici che riescono sempre a costruire il dibattito che fa comodo, al posto di quello logico.
Il destino del reparto maternità di Cernusco si sta decidendo in 2 fasi: la prima è quella in cui si è deciso che di 3 ospedali se ne doveva fare 1 solo, la seconda è la lotta (tra poveri) tra i vari ospedali per la sopravvivenza.
Mi fa piacere che Cernusco cerchi di darsi da fare per sopravvivere rispetto agli altri, ma perché nessuno mette in discussione l’opportunità di diminuire il numero di ospedali?
Si può sapere perché?
I numeri dicono che l’Italia ha il 3° sistema sanitario più efficiente del mondo, e ho ragione di credere che la Lombardia non sia la regione messa peggio a riguardo.
Quindi, torno a domandare, perché nessuno mette in discussione la “necessità” di una razionalizzazione?
Ugo 9 anni ago
Non ho dati per parlare in generale dei presidi ospedalieri, ma restando ai punti nascita, ho sentito ilprimario di reparto di Vimercate dire che a sua avviso non ha senso tenere aperti quelli sotto i 700 parti annui. Perché se non hai un numero minimo di “casi” perdi determinate competenze, soprattutto sulle situazioni più difficili. E sempre a suo avviso sopra i 2000 diventa un “nascificio”. Vimercate ha 1600 parti l’anno, il San Raffaele 1800, il “piccolo” Carate B.za 1100. Questo fa capire come sono posizionati Cernusco (600) e Melzo (400). Considerando che distano 10 Km l’uno dall’altro bisogna scegliere quello che ha più opportunità di arrivare a 1000 annui garantendo qualità, e questo è l’Uboldo.
Giorgio 9 anni ago
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