E dunque questo Governo di svolta si farà. Dopo 27 giorni dall’avvio della crisi del Governo M5S-Lega, scatenata da Matteo Salvini l’indomani del voto in Senato sulla TAV, dopo aver attraversato in quasi 4 settimane alti e bassi come sulle montagne russe, il voto della piattaforma Rousseau ha sancito il via libera all’intesa che il PD e il M5S hanno trovato in queste settimane, intorno alla figura del Premier (uscente e incaricato) Giuseppe Conte e sulla base di un programma di legislatura.
Nonostante tutte le difficoltà legate alla storia recente dei rapporti tra i Dem e pentastellati, nonostante su diversi temi si abbiano idee divergenti (a partire dal ruolo di una piattaforma informatica gestita da una società privata, che il Garante per la Privacy ha sanzionato per la vulnerabilità dei dati che raccoglie), nonostante tutti i mal di pancia del caso, io sono convinto che questo Governo lo si debba fare.
E non solo perché la minaccia di una deriva salviniana porterebbe l’Italia a lasciare l’Europa e l’euro, portandoci (inconsapevolmente?) alla catastrofe.
Ci sono ragioni più pregnanti.
C’è innanzitutto di fronte un macigno da togliere dalla strada degli italiani: l’aumento dell’IVA. Solo un Governo in carica, che operi celermente ed entro la fine dell’anno, può evitare che il Paese scivoli verso la recessione a causa dell’aumento delle imposte indirette. E ricordo che questo “regalino” che vale 23 miliardi di risorse da trovare con la legge di bilancio, è firmato dal Governo uscente, che per portare a casa i due provvedimenti simbolo della loro unione, Reddito di Cittadinanza e Quota 100, ha caricato le clausole di salvaguardia sui nostri conti pubblici di ulteriori aggravi. Sarà complicato disinnescare questo grave rischio per l’economia, per le famiglie e le imprese italiane; ma lo si può e lo si deve fare. A mio avviso, oltre ad attivare le leve della revisione della spesa, bisognerà sacrificare Quota 100: un provvedimento iniquo, perché per mandare anzitempo in pensione alcune migliaia di persone, carica sulle generazioni future – e sui conti dello Stato – un aggravio di spesa pesante ed ingiustificato. Iniquo anche perché le risorse sono state previste solo per un triennio e quindi a beneficiare di questo “regalo” sarebbero solo le persone che in questo lasso di tempo maturerebbero i requisiti necessari. Diverso il discorso per il Reddito di Cittadinanza: quelle risorse le avremmo utilizzate anche noi, per ampliare il Reddito di Inclusione; ora si tratta di migliorare quel provvedimento voluto dal Governo uscente che sino ad oggi non ha portato ai risultati voluti (come avevamo per altro previsto). La lotta all’evasione fiscale – che con i Governi del PD ha segnato risultati importanti – aiuterà al raggiungimento dell’obiettivo: infatti la fatturazione elettronica già in questo anno ha portato ad un aumento di gettito superiore alle previsioni (e che è servito ad aggiustare i conti per evitare le procedura di infrazione dell’UE); l’avvio anche della novità dello scontrino elettronico contribuirà ulteriormente al reperimento di quelle preziose risorse necessarie a sterilizzare l’aumento IVA. Vale la pena ricordare che fatturazione e scontrino elettronici sono provvedimento voluti dai Governi del PD. Come in questi giorni già emerge, la fiducia dei mercati internazionali rispetto al nascente nuovo Governo porta ad un “raffreddamento” dello spread BTP-Bund (che oggi ha chiuso a 158 punti base, il livello del maggio 2018 quando il PD lasciava la guida del Governo): ogni 100 punti base in meno sono un risparmio di 2 miliardi sugli interessi sul debito da pagare (e, se il “raffreddamento” si mantiene, il risparmio sale a 4,5 miliardi nel secondo anno e a 6,5 miliardi nel terzo anno).
Il nuovo Governo dovrà presentarsi in Europa con le idee chiare su una serie di riforme da attuare nel triennio e – garantendo la tutela dei conti pubblici – chiedere per l’Italia e per l’Europa intera una rivisitazione dei vincoli di bilancio, tenuto conto della situazione di crisi economica che nuovamente si affaccia alle porte del vecchio continente.
L’allentamento di quei vincoli aiuterà il nuovo Governo a far ripartire gli investimenti: sia avviando le opere che sono già state finanziate dai Governi precedenti e che sono rimaste inspiegabilmente bloccate, sia ottenendo dall’Europa nuovi margini per aiutare l’economia italiana a riprendersi, a generare lavoro di qualità, a far aumentare il gettito per lo Stato.
Nel contempo andranno sviluppate le riforme sul fisco: questo Governo dovrà abbassare le tasse ai cittadini, contribuendo così a stimolare la domanda interna attraverso una maggiore disponibilità di spesa da parte delle famiglie.
Il Governo dovrà lavorare sul medio e lungo periodo: nell’arco del triennio che abbiamo di fronte dovranno essere ottenuti risultati che convincano la maggioranza degli italiani che questo passaggio politico è stato salutare ed ha aiutato il Paese.
E la maggioranza parlamentare che reggerà questo Governo non dovrà operare come quella uscente, dove i due azionisti di riferimento agivano quasi in maniera indipendente, senza mai incontrarsi per ricercare i punti di incontro e di mediazione. Cioè senza mai far politica, ma solo propaganda.
Ecco: sulla base di questo percorso io ritengo che il Governo debba nascere e possa avere il mio voto di fiducia. Mettendo da parte le acide lotte politiche, gli insulti, le divergenze. Mettendo al centro l’interesse dell’Italia, anche ad avere un rapporto positivo e da protagonista con l’Europa. Facendo tornare protagonista la politica. Per un Governo che vuole disinnescare la minaccia IVA, che vuole operare una riforma fiscale che diminuisca ragionevolmente le tasse, che vuole far ripartire gli investimenti per far crescere il lavoro, che vuole compiere scelte maggiormente rispettose dell’ambiente. Un Governo di svolta.
PS: bisogna riconoscere che Matteo Renzi ci ha visto lungo, ha avvertito i rischi per il Paese ed ha saputo imprimere alla politica italiana una spinta nuova ed imprevista, affossando la strategia di Matteo Salvini, facendo ritrovare al PD unità e mettendo il M5S nella condizione di operare una svolta (che maturerà certamente durante la vita del nuovo Governo). Insomma: Matteo Renzi si conferma un leader politico naturale, capace di costruire strategie utili.
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