La mia intervista a Cernusco in Folio in distribuzione da quest’oggi: la politica, Renzi, la Chiesa, la scuola, il Comune. E altro… 🙂
A tu per tu con il sindaco Eugenio Comincini
«Governare negli anni Novanta: più facile, ma meno stimolante»
«Renzi resta un grande leader politico». «Dalla chiesa mi aspetto più capacità di dialogo». «Quest’anno dovremo forzatamente aumentare l’Imu»
È rimasto a fare il sindaco come aveva promesso. Facciamo il punto con Eugenio Comincini.
L’hanno avvistata prima a Montecitorio, poi a Palazzo Madama e infine al Pirellone. La ritroviamo a Villa Greppi…
«Da un anno a questa parte ho sempre ribadito che sarei rimasto a fare il sindaco della mia città. Questione di rispetto nei confronti degli elettori che mi hanno rivotato lo scorso maggio. Resto lusingato per le proposte, vuol dire che qualcuno mi reputava degno e all’altezza di quei compiti».
A chi le dice che un altro treno non passerà cosa risponde?
«Pazienza. La scelta che ho fatto significa anche che non ho intenzione di vivere di politica. Se avessi voluto intraprendere quella carriera mi sarei presentato in stazione. Vivo la politica come un servizio, si dà la propria disponibilità per il tempo necessario. Non per sempre».
Renzi si è rivisto l’altra sera in televisione da Daria Bignardi. Che impressione le ha fatto?
«Un fuoriclasse. Un leader della politica. In grado di affrontare tutte le questioni che gli vengono rivolte con grande onestà intellettuale. E il picco di ascolto delle Invasioni Barbariche in sua presenza ribadisce la sua capacità di accentrare l’attenzione. Spiace non aver vinto. Con lui probabilmente qualcuno non sarebbe salito o sceso in politica. Bersani vuole guardare in faccia le persone? Intanto qualcuno occupa i suoi spazi in tv. Forse sarebbe il caso che prendesse maggiormente in considerazione questa opportunità. In un’ora puoi guardare in faccia cento persone, in televisione qualche milione».
Cosa le resta dell’esperienza “renziana” vissuta in questi ultimi mesi?
«L’aver conosciuto tantissime persone straordinarie con le quali continuo e continuerò a collaborare. Belle davvero. Averne incontrate così tante insieme non mi era mai successo. Poi le idee messe sul piatto che ora devono continuare a camminare con le loro gambe. Una sconfitta non è una battuta d’arresto, ma una tappa di un percorso».
Cosa risponde a persone anche a lei vicine che le imputano di aver trascurato la città durante la campagna per le primarie?
«Dico che non è vero. Non ho passato intere giornate a pensare solo alle primarie. Sono stato impegnato su più fronti con uno sforzo aggiuntivo mio personale che mi è costato fatica, ma che ho fatto volentieri. Non mi sembra di aver trascurato la città che non è rimasta ferma a guardare».
Più lavoro o famiglia?
«Il giusto mix delle due cose come chiunque lavora. Anche chi fa l’operaio, l’impiegato o il manager non avanza molte ore per stare in famiglia. Ma tenendoci molto, faccio ogni sforzo possibile per non sottrarre altro tempo alla crescita dei miei figli e a mia moglie».
Recentemente ha avanzato una critica alla chiesa. Secondo lei a 50 anni dal Concilio Vaticano II non seguirebbe i dettami di Papa Paolo VI, ovvero di spalancare le finestre al dialogo. Si riferisce a qualcosa in particolare?
«Un grande biblista mi ha insegnato che c’è chi crede nella chiesa perché crede in Gesù Cristo e chi crede in Gesù Cristo perché c’è la chiesa. Ovvio che è corretta la prima formulazione. Dico che la chiesa, anche come scritto da Martini prima di morire, è arretrata. Sono importanti gli appelli sui valori non negoziabili, ma non si può parlare solo di vita o di morte. E in mezzo? Sento che qualche perplessità su posizioni rigide c’è».
Qualche esempio?
«Mi riferisco ai diritti delle persone omosessuali, a questioni legate al fine vita o al ruolo della donna all’interno della chiesa stessa. Non sempre la chiesa in questi anni ha accettato il dialogo, a volte ha usato solo prediche e bacchetta. Non ho mai nascosto di essere un cattolico praticante, ma questo non mi impedisce, da amministratore, di leggere in modo correttamente laico i bisogni della società alla luce della mia fede e di dare a ciascuna di queste questioni spazi opportuni».
La scuola in città resta un argomento caldo e la recente indagine del mensile Tuttoscuola, che relega gli istituti cernuschesi nei bassifondi della classifica, non ha certo rasserenato gli animi.
«Lo studio, senza volerlo ridimensionare, va visto dalla giusta prospettiva: è stato commissionato per uno scopo politico-elettorale. Chi è del settore e si occupa di questo tipo di indagini sa che esistono protocolli e modelli di studio diversi che danno esiti differenti».
Della serie che si può arrivare a far tornare i conti a proprio vantaggio?
«Esatto. Più approfondisco lo studio e più emerge che questa indagine va presa con le pinze».
E sulla novità delle iscrizioni secondo bacini d’utenza?
«Come sempre qualsiasi scelta scontenta qualcuno. Comprendo i disagi, ma non esiste una modalità che accontenti tutti. Comunque non è vero che i genitori non sono stati coinvolti perché i consigli di istituto hanno seguito l’evoluzione delle trattative. E il giudizio complessivo delle famiglie cernuschesi sulla scuola non è affatto negativo. Che ci siano problemi è nell’ordine delle cose, ma negli anni la collaborazione tra Comune, direzioni didattiche e famiglie è stata proficua».
Quanto è difficile fare il sindaco in questi anni di crisi?
«Se avessi avuto la fortuna di ricoprire questo ruolo negli anni Novanta ci saremmo divertiti di più e fatto più cose, perché questa maggioranza ha saputo esprimere grandi doti. Oggi, però, è più stimolante. Quando risolviamo i problemi la soddisfazione è doppia. Se fai bene vuol dire che hai capacità e il risultato elettorale che abbiamo conseguito ci incoraggia ad andare avanti. Detto questo, avrei preferito fare il sindaco negli anni Novanta».
Preoccupato per il 2013?
«Sì. Le cose per come sono partite andranno peggio del 2012. Le condizioni in cui operiamo sono folli. Speriamo che il nuovo governo abbia buonsenso e forza di modificarne almeno alcune».
Aumenterete l’Imu?
«Per forza. Tra tagli e patto di stabilità non possiamo fare altrimenti. E la scadenza della nuova Tares a luglio ci obbligherà anche ad anticipare i soldi alla Cernusco Verde e a ridurre la possibilità di rateazione della tassa rifiuti ai cittadini. Non più quattro tranche, ma tre».
È seguito via Facebook da 2.888 “amici” e i suoi cinguettii su Twitter sono ascoltati da 1.020 persone. Tanti la apprezzano e tanti non condividono i suoi commenti. Strumenti efficaci o controproducenti?
«Indispensabili anche se pochi miei colleghi ne fanno uso. Controproducenti perché sono un impegno in più. Utili perché allargano le mie capacità di stare in contatto con i cittadini. E dico che chi verrà dopo di me non potrà più prescindere dal loro utilizzo».
Alessandro Ferrari
Post A Reply