politica

Un anno di pandemia

È trascorso un anno da quando, la mattina di venerdì 21 febbraio 2020, ci svegliammo con la notizia che era stato individuato il primo caso di Coronavirus in Italia: un uomo di 38 anni di Codogno, ricoverato in terapia intensiva nell’ospedale della sua città.

Avevamo ancora nella mente e negli occhi quelle incredibili immagini di una desolata Wuhan, in Cina, dove i contagiati venivano strappati da casa da personale che pareva pronto a salire su un’astronave. Ricordo che nei giorni precedenti, di fronte a quelle immagini, mi interrogavo distrattamente chiedendomi: “Ma se il virus arrivasse da noi, in Europa, che accadrebbe…?”. Ecco: lo sconosciuto coronavirus era arrivato anche in Italia, primo Paese occidentale ad individuarlo, dopo la diffusione in Cina e l’identificazione in Iran. Da quella mattina del 21 febbraio 2020

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Fiducia al Governo Draghi (da casa…)

“Spesso mi sono chiesto se noi, e mi riferisco prima di tutto alla mia generazione, abbiamo fatto e stiamo facendo per loro tutto quello che i nostri nonni e padri fecero per noi, sacrificandosi oltre misura […] Nella speranza che i giovani italiani che prenderanno il nostro posto, anche qui in questa aula, ci ringrazino per il nostro lavoro e non abbiano di che rimproverarci per il nostro egoismo”.

Il senso di responsabilità verso le future generazioni. La consapevolezza del compito che ci viene affidato in questo tempo. L’obbligo di contribuire alla costruzione dell’Italia dei prossimi decenni. Il dovere di farlo salvaguardando la salute del nostro Pianeta.

Europa, giovani, salute, sviluppo sostenibile, lavoro, occupazione, scuola, formazione, donne, turismo, investimenti, diritti, riforme. Non sono stati un elenco della spesa, ma obiettivi programmatici legati

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Un bel giorno

Joe Biden è ufficialmente il 46esimo Presidente degli Stati Uniti d’America. Avrà un arduo compito: ricucire i conflitti, mettersi alle spalle le tensioni che la gestione Trump ha creato, risollevare l’America duramente colpita dal Covid, riaprire alla multilateralità internazionale.

Non sarà facile, ma oggi è un bel giorno.

Con Joe Biden e la sua vice Kamala Harris, l’America è finalmente in buone mani. E l’Italia e l’Europa sono felici di stringerle.

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Delusione e fatica

Riprendo dal post che avevo pubblicato precedentemente su questo blog, nel quale spiegavo la fatica di trovare una soluzione al voto da esprimere quest’oggi.

È stata una giornata difficilissima, dopo giorni di faticosa ricerca di un punto di equilibrio.

Avevo scritto: “La Politica ha senso se – pur con mille fatiche e mediazioni – è esercizio per dare soluzione ai problemi delle persone”. Lo ribadisco e non torno indietro.

Oggi, sulla base di questa convinzione, mi sarei aspettato tante parole diverse: da Conte, da molti colleghi, da Renzi, da Bellanova.

Da Conte mi sarei atteso parole più caute

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Il tempo della responsabilità

In questi giorni mi avete scritto in tantissimi per esprimere la vostra apprensione e preoccupazione per le difficili ore che il Paese sta vivendo. Lo comprendo. E in tantissimi, allo stesso modo, mi avete sollecitato ad esprimermi per conoscere la mia posizione rispetto a quanto accade. Avrei volentieri evitato l’aprirsi di una crisi al buio, ma non ho risposto e non ho scritto finora perché ho ritenuto di dover dare assoluta priorità al ruolo che rivesto, alle responsabilità ad esso connesse e a quello che era ed è in mio potere fare. E di lavoro, in ore così difficili, ce n’è molto da fare.

Credo che questo non sia il tempo dei responsabili, ma il tempo della responsabilità.

Contrariamente a quello che molti pensano, e cioè che a Roma si perda la

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I danni del populismo

Il populismo soffia sul fuoco e fa divampare incendi incontrollati.La follia di Trump ha portato ai gravissimi fatti che stanno accadendo ora a Washington. Non basterà avere Biden alla Casa Bianca e le 2 Camere del Congresso a guida Dem: ci vorrà molto tempo per sanare ferite inferte in questi anni e in queste settimane alla democrazia USA. E il metodo populista, quando usato altrove, produce gli stessi danni.

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Voterò NO al referendum sulla riforma costituzione che taglia i parlamentari

Voterò NO al referendum sulla riforma costituzione che taglia i parlamentari.

Qui sotto spiego il perché.

Uno dei mali che attanaglia la nostra società – e quindi anche la politica – è la semplificazione, che distorce la realtà, impedendo di comprenderne dimensioni, natura e funzionamento. Io sono per la complessità, che solo quando viene colta aiuta a comprendere la realtà.

Quindi vai avanti a leggere solo se hai voglia di capire e usare la testa, non la pancia.

Il 20 e 21 settembre saremo chiamati ad esprimerci in un referendum costituzionale (senza quorum) con il quale si chiede agli elettori se vogliono confermare e approvare definitivamente la Legge Costituzionale concernente “Modifiche degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari” approvata dal Parlamento:

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Una speciale cena in piazza Montecitorio per l’integrazione lavorativa dei giovani con disabilità

Mercoledì 29 luglio, in piazza Montecitorio, abbiamo vissuto una serata pazzesca, bellissima, ricca di umanità e autenticità. Una serata emozionante con PizzAut, Tortellante, Banda Rulli Frulli.

Sono contento di aver sudato sette camicie per organizzare questo appuntamento: ne è valsa la pena. È stato significativo aver ottenuto la presenza di così tanti rappresentati delle istituzioni, a partire dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dal Presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico. Sono grato a loro come ai Ministri Teresa Bellanova, Elena Bonetti, Nunzia Catalfo, Sergio Costa, Roberto Gualtieri che

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Una nuova strada, una nuova casa

Ho scelto di seguire Matteo Renzi nel percorso che ha deciso di intraprendere per creare una nuova casa politica, Italia Viva.
Per compiere questo passo oggi ci vogliono visione, coraggio, libertà:
– la capacità di vedere che anche il sistema politico italiano, come nel mondo, sta mutando velocemente e necessita di un nuovo contenitore per dare casa a quell’elettorato pragmatico e fluido che vuole osteggiare il sovranismo, ma non lo vuole fare sotto le insegne esistenti;
– il coraggio di aprire una strada nuova quando intorno c’è paura di lasciare le certezze che si conoscono, le abitudini consolidate, i riti praticati;
– la libertà di compiere una scelta sofferta lasciandosi alle spalle – nel mio caso sicuramente – un pezzo importante e significativo della propria vita politica ed affrontare un nuovo cammino.

C’era bisogno di

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Fiducia al nuovo Governo, per il bene del Paese, nonostante le differenze

Oggi anche il Senato – e quindi anche il sottoscritto – è chiamato ad esprimere la fiducia al nuovo Governo, nato dall’accordo politico e parlamentare fra M5S e PD (a cui si è aggiunta LeU). Voterò sì alla fiducia. Voterò sì al Governo nato da un’operazione impensabile solo 5 settimane fa, inutile negarlo; ma un accordo indispensabile per evitare l’aumento dell’IVA, far ritrovare centralità e ruolo attivo all’Italia in Europa, recuperare fiducia sui mercati con conseguenti minori costi sul debito, sopire odio e cambiare linguaggio politico, arginare derive illiberali e antistoriche rappresentate delle braccia tese di ieri in piazza.

Qui, seduto ad ascoltare il dibattito sulle dichiarazioni programmatiche del Presidente del Consiglio Conte, sento tutto il peso delle scelte che dobbiamo compiere e delle decisioni che dobbiamo assumere.

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